Ieri e oggi, a Modena e a Viareggio: l’eccidio delle Fonderie Riunite di Modena e la strage di Viareggio

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La lapide per l'eccidio delle fonderie riunite di Modena e la strage di Viareggio

Ieri. Settantuno anni fa, il 9 gennaio 1950, a Modena la polizia di Stato sparò, anche con le mitragliatrici, contro gli operai (che manifestavano contro i licenziamenti di oltre 500 lavoratori delle Fonderie Riunite di Modena) uccidendone 6 e ferendone oltre 200. Di questa strage, conosciuta come “Eccidio delle Fonderie Riunite di Modena” e oggi sostanzialmente dimenticata, noi comunisti (io lo sono da sempre e ringrazio ViPiù che da sempre mi ospita senza censure) dobbiamo e vogliamo mantenere viva la memoria perché il sacrificio di tanti compagni non sia diventato inutile.

Ricordiamo i lavoratori che vennero assassinati perché lottavano per il diritto al lavoro: Angelo Appiani (30 anni, partigiano, metallurgico), Arturo Chiappelli (43 anni, partigiano, spazzino), Arturo Malagoli (21 anni, bracciante), Roberto Rovatti (36 anni, partigiano, metallurgico), Ennio Garagnani (21 anni, carrettiere), Renzo Bersani (21 anni, metallurgico).

E vogliamo ricordare le parole del compagno segretario generale del P.C.I. Palmiro Togliatti che, rivolgendosi ai lavoratori assassinati, condannò in maniera esplicita il presidente del consiglio Alcide De Gasperi e il ministro dell'interno Mario Scelba:

In uno Stato che ha soppresso la pena di morte anche per i più efferati tra i delitti, voi siete stati condannati a morte, e la sentenza è stata su due piedi eseguita nelle vie della città, davanti al popolo inorridito. Chi vi ha condannati a morte? Chi vi ha ucciso? Un prefetto, un questore irresponsabili e scellerati? Un cinico ministro degli interni. Un presidente del consiglio cui spetta solo il tristissimo vanto di aver deliberatamente voluto spezzare quella unità della nazione che si era temprata nella lotta gloriosa contro l’invasore straniero; di aver scritto sulle sue bandiere quelle parole di odio contro i lavoratori e di scissione della vita nazionale che ieri furono del fascismo e oggi sono le sue. Voi chiedevate una cosa sola, il lavoro, che è la sostanza della vita di tutti gli uomini degni di questo nome. Una società che non sa dare lavoro a tutti coloro che la compongono è una società maledetta. Maledetti sono gli uomini che, fieri di avere nelle mani il potere, si assidono al vertice di questa società maledetta, e con la violenza delle armi, con l’assassinio e l’eccidio respingono la richiesta più umile che l’uomo possa avanzare: la richiesta di lavorare”.

E oggi?

Ansa - 8 gennaio 2021: Sono stati dichiarati prescritti gli omicidi colposi per la strage di Viareggio a seguito dell'esclusione dell'aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro: lo ha deciso la corte di Cassazione rinviando alla corte d'Appello di Firenze la riapertura dell'appello bis. Da rivalutare la responsabilità per il solo reato di disastro ferroviario colposo.
Scene di disperazione fra i parenti delle vittime della strage di Viareggio, davanti al palazzo dalla Corte di cassazione a Roma. Molti di loro sono scoppiati in lacrime quando hanno ricevuto la notizia del verdetto che dichiara prescritti gli omicidi colposi per il disastro ferroviario nel quale persero la vita 32 persone nel giugno del 2009, a seguito dell'esclusione dell'aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro.
"E' stato ridimensionato radicalmente il verdetto della Corte d'Appello di Firenze: la Cassazione ha emesso un dispositivo molto complesso ma ad una prima lettura emerge subito che è stato colpito in modo profondo l'impianto delle accuse e delle responsabilità". Questo il primo commento dell'avvocato Franco Coppi, difensore dell'ex di Fs e Rfi, Mauro Moretti nel processo per la strage di Viareggio, nella quale era stato condannato a 7 anni ...

Prescrizione, quindi, per l'accusa più grave (unico escluso Mauro Moretti che aveva rinunciato alla stessa).

La notizia non dovrebbe stupire succede spesso, troppo spesso, che venga concessa una sorta di impunità ai "personaggi eccellenti". Stupiti no di certo, si è ormai abituati a queste cose. Indignati e tanto, invece, si e senza ombra di dubbio. Com'è possibile che quasi sempre (se non sempre) certi personaggi riescono a non essere condannati. Ottengono sconti di pena, assoluzioni, pene irrisorie, sconti e rinvii, vuoi per cavilli e per la "bravura" degli avvocati, vuoi per le sentenze a volte veramente sconcertanti che vengono emesse, vuoi per la prescrizione, vuoi per i più svariati motivi …

In definitiva non c'è nessuna vera e giusta condanna per i responsabili delle tragedie che accadono nel nostro paese.

È come se con la bilancia della giustizia si pesasse e si mettesse a confronto l'importanza (e l'eccellenza) degli imputati e della parte lesa decretando la pena in base al risultato di tale misurazione. Per carità, tutto succede secondo le norme di legge, ci mancherebbe altro, ma è il risultato ricorrente che risulta spesso incomprensibile ma la sensazione è che possa esistere una qualche benevolenza quando si giudicano imputati di un “certo livello”.

È successo, per esempio, nei due gradi di giudizio del primo processo Marlane-Marzotto (del secondo processo non pervengono notizie) e, adesso, capita per la strage di Viareggio.

Migliaia (sono ben oltre 15.000 i morti sul lavoro negli ultimi 13 anni) di vite spezzate a causa di malattie professionali, di condizioni di lavoro insufficienti a garantire la sicurezza a chi lavora, di disastri ferroviari, dell'incuria e della mancata manutenzione di strade e impianti, di inquinamento e devastazione ambientale ... Persone e non numeri che raramente ottengono giustizia.

Così sta succedendo anche per le 32 vittime della strage di Viareggio, per i loro familiari e per chiunque chiede una sentenza equa e giusta.

Si badi bene, non si vuole vendetta, si pretende Giustizia.

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Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.