I soldi ai truffati provengono da quelli dimenticati dai privati, nel rispetto del bilancio e dell’UE

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Il governo del premier Conte con i due vice Di Maio e Salvini
Premier Conte con i due vice Di Maio e Salvini

Ho sentito il video e letto l’articolo e finalmente qualcuno, ovvero il Presidente del Consiglio dei Ministri ha insegnato ad Ugone il come ci si comporta in termini civili. Segnalo, peraltro, che anche l’esimio avv.to prof. Giuseppe Conte nel rispondere ad Ugone esprime un concetto non del tutto esatto in relazione al miliardo e mezzo messo a disposizione dei truffati dalle banche dalla legge di bilancio vigente.

Tali risorse esistevano già a settembre 2017, non potevano esser utilizzate nel 2018 in toto perché doveva scadere la prescrizione tombale sulla esigibilità delle stesse da parte dei titolari (o loro legittimi eredi) dei conti dormienti, è appena il caso di ricordare che rispetto alla quantità accertata a fine 2017 e resa disponibile oggi,  quella di fine 2018 si incrementa  di ulteriori 97 milioni di €. Di conseguenza  solamente dal corrente anno si poteva mettere a disposizione l’intera somma derivante dai conti dormienti accertati a fine 2017  e non più reclamabili da nessuno.

Inoltre la somma ereditata dallo Stato in quanto dimenticata da cittadini privati non deriva nè da imposte o tasse o tributi od avanzi di amministrazione nè, infine, concorre a formare il deficit sotto osservazione della UE.

L’attuale Governo e Parlamento, ma così avrebbe operato qualunque altro Esecutivo anche di differente colorazione, non hanno fatto alcuna fatica nel reperire le fonti di finanziamento in quanto queste erano state già incassate dal Ministero del Tesoro da tanto tempo.

L’unico atto volitivo è stato quello di prendere i soldi già in cassetto e renderli fruibili, dovendo in questo osservare le regole di bilancio pubblico italiane e quelle vigilate dalla UE quando i beneficiari dei soldi vedono, tra gli altri destinatari, anche micro-imprese o cittadini.

Sul rispetto delle regole vigenti, l’attuale Governo è rimasto impaludato per contraddizioni interne alla compagine Giallo-Verde da un anno ed ha perso altri due mesi rispetto alla data di emanazione del decreto ministeriale previsto entro il 31 gennaio 2019.

Superate, si spera, le beghe tra i due soci contraenti il contratto di Governo, resta ancora aperto il come risarcire il mancante  70%, atteso che nella pregressa campagna elettorale  di primavera scorsa, Di Maio ebbe a dire “qualsiasi percentuale sotto il 100% sarebbe un’elemosina”.