Pordenone, giornalista Giuseppe Ragogna paragona CasaPound a proud boys di Trump: minacciato di morte, solidarietà di Zaia

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minacce a giornalista Giuseppe Ragogna
minacce a giornalista Giuseppe Ragogna

Minacce di morte all’ex vicedirettore del ‘Messaggero Veneto’ Giuseppe Ragogna per aver osato nominare CasaPound paragonando in un post su Facebook la sua irruzione in consiglio comunale di Pordenone all’invasione dei proud boys trumpiani a Capitol Hill. Lo stesso giornalista sempre sui social ha diffuso il messaggio minatorio che gli è arrivato, nella forma di un commento al suo post, per il quale ha già presentato querela.

“Giuseppe Ragogna sai quanti di noi sparerebbero volentieri alla tua misera persona ed a tutti quelli che come te, affetti irrimediabilmente da disturbi mentali”. Anche il presidente del Veneto, leghista come quello del Friuli, Luca Zaia, ha voluto commentare l’episodio esprimendo solidarietà per Ragogna.

“La violenza verbale e fisica è inammissibile – afferma Zaia in un comunicato – e non è mai uno strumento di democrazia. A chiunque essa si rivolga, indipendentemente dal pensiero di ciascuno di noi, la violenza non colpisce soltanto la persona a cui è indirizzata, ma è una minaccia verso tutti coloro che credono nel rapporto civile; la divergenza di opinioni non può e non deve mai, nemmeno lontanamente, sfociare in violenza, fisica o verbale che sia – sottolinea Zaia -. Lo ripeto, non c’è nessuna giustificazione per l’atteggiamento di certi leoni da tastiera. Certo di interpretare il pensiero di tutti i Veneti per bene rivolgo, quindi, tutta la mia solidarietà a Ragogna. Questi episodi vanno condannati perché non fanno altro che alimentare aggressività, in un momento dove tutti noi dovremmo fermarci a riflettere su quali sono le vere priorità”.

Parole sicuramente apprezzabili quelle di Zaia. Ma sarebbe forse il caso di tenere alta l’asticella della solidarietà, anche quando le minacce ai giornalisti non sono così violente, ma rischiano altrettanto di compromettere la libertà di espressione, sotto forma di querele come è capitato a Verona e Treviso o anche nel caso degli attacchi a questo stesso giornale da parte di un assessore della giunta Zaia, anche in questi giorni al centro di molte polemiche.