Gianni Zonin in versione coccodrillo sul GdV contraddice il detto aziendale “in vino veritas” mentre oggi Manni testimonia al processo BPVi

200
Processo BPVi: Gianni Zonin con l'avv. Ambrosetti in udienza (foto di archivio)
Gianni Zonin con l'avv. Ambrosetti in udienza al processo BPVi (foto di archivio)

Gianluca Manni, ispettore del team Bce coordinato da Emanuel Gatti che radiografò la Banca Popolare di Vicenza ad aprile 2015 (troppo tardi…), sta deponendo davanti agli imputati Gianni Zonin & c. nell’udienza odierna del processo BPVi (a udienza terminata pubblicheremo come sempre il video integrale del suo interrogatorio) evidenziando come la banca guadagnasse da anni soprattutto e in maniera anomala su operazioni finanziarie.

L’ispettore, rispondendo alle domande del pm Gianluca Pipeschi, sta evidenziando tutta  una serie di “incroci” di azioni acquistate e vendute tramite i noti fondi esteri finanziati dall’Istituto stesso e il cui controvalore doveva essere detratto dal capitale di vigilanza, già in base alle normative della Banca d’Italia che erano antecedenti a quelle della Bce e che imponevano l’obbligo di deduzione del controvalore di “azioni a qualunque titolo detenute, quindi anche per triangolazioni e lettere di riacquisto…”.

Manni parla anche e ovviamente delle altre operazioni evidentemente baciate (“finanziamenti per acquisto di azioni proprie della BPVi”) per gli importi dei fidi concessi e per le date di concessione in coincidenza con gli acquisiti delle azioni e di “scavalcamenti” nella monetizzazione di azioni, ecc. ecc.

Eppure in questo quadro, e forse spinto dalle sempre più numerose testimonianze che non documentano magari giudiziariamente al 100% le sue responsabilità ma le rendono evidenti, l’ex presidente Gianni Zonin, anche oggi presente sempre elegante in aula dove è accompagnato dal fido autista, un carabiniere in pensione, pare attuare una parzialmente nuova e apparentemente diversa strategia di comunicazione rispetto al passato.

Gianni Zonin sul GdV: chiedo scusa ma la colpa è di altri
Gianni Zonin sul GdV: chiedo scusa ma la colpa è di altri

La strategia la palesa oggi il quotidiano locale, il cui azionista di riferimento è Confindustria Vicenza e il cui referente nel periodo pre crac finale era direttamente il suo presidente Giuseppe Zigliotto, membro anche del cda della banca dal 2003 e oggi al banco degli imputati accusato per una baciata.

Se gli altri membri del cda e i sindaci assenti dal processo lo fanno apparire quasi una vittima sacrificale, anche se il suo vecchio ruolo al vertice della banca lo fa immaginare come anello di collegamento chiave con quel mondo (di mezzo?) di (im)prenditori vicentini che, prestandosi al giro delle baciate con guadagni anche diretti sule singole operazioni e con connessi favori di scambio, hanno contribuito fortemente al crac finale, cosa dice sostanzialmente oggi Zonin sul GdV?.

In prima pagina leggiamo: “l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, a processo per il crac dell’istituto, parla della sua gestione e di come è andata a finire. «La coscienza mi rimorde sempre – dice – per i piccoli risparmiatori che vedevano in BpVi una banca che dava loro la massima attenzione e che poi, di punto in bianco, non c’è più stata: chiedo scusa per gli errori che ho fatto, ma li ho commessi in buona fede. Il mio dispiacere più grande è per le sofferenze dei piccoli risparmiatori»”.

Già solo a leggere questa sintesi decine di migliaia di risparmiatori azzerati sicuramente scoppieranno in lacrime e torneranno ad applaudire il vecchio presidente come facevano nelle assemblee in cui snocciolava successi e profitti per promuovere l’acquisto delle azioni.

Ma né lui, per decenni (strapagato?) condottiero della banca, né, tantomeno, il suo “portavoce”, volente o nolente, di allora sul GdV (cfr. il nostro libro dossier “BPVi. Bugie Popolari Vicentine” agli atti della seconda commissione d’inchiesta regionale sulle Popolari Venete) nulla sapevano, questo è il messaggio che ancora oggi si vuol far passare, del baratro in cui il leader indiscusso e indiscutibile della banca e i media sonnacchiosi stavano spingendo soci vecchi e nuovi non chiedendosi nulla su quei numeri in stupefacente controtendenza rispetto a tutto il mondo della banche quotate in borsa.

Leggendo, poi, tutto l’articolo del bravo collega di oggi del GdV, che firma l’intervista esclusiva in cui pone le giuste domande, cosa dice, infatti, in buona sostanza il presidente di una  banca che stava sbancando i vicentini e non solo?

Lui chiede scusa, ha sbagliato, ma in buona fede, se si fosse fatta la fusione con Veneto Banca tutto si sarebbe risolto, la colpa sarebbe di altri, tra cui il collegio sindacale (i cui componenti non sono imputati) e Banca d’Italia (addirittura tra le parti offese nel processo) che controllava e che ha sanzionato la BPVi una sola volta, nel 2000 (Zonin dichiara: “Ogni anno avevamo un controllo da parte di Banca d’Italia e tutti, tranne uno chiusosi con una sanzione nei primi anni 2000, sono stati sempre superati“)…

Il processo e anche la testimonianza oggi del dr. Gianluca Manni stanno facendo capire altro (anche se non dimostrandolo, dicevamo, al 100% perché manca un’impronta, fra le tante fin troppo chiare, sul cadavere).

Ma, per valutare se è “sincero” il vino della verità versato nel calice delle lacrime,  soffermiamoci su due passaggi del mea culpa, ma anche no visto che, pur con la mutata strategia delle scuse strappalacrime, appare più come il solito scarica barile sui dirigenti che sceglieva il direttore generale da lui sempre scelto e più volte da lui cambiato nel tempo ogni qual volta il dg di turno si azzardasse a contraddirlo.

1 – la fusione con Veneto Banca, di fatto una acquisizione carta contro carta per nascondere anche le baciate, spinta ma falsamente negata da Banca d’Italia (nostra esclusiva non ripresa dalla stampa: «Barbagallo bifronte, last news: il 19 febbraio ’14 incontrò Zonin e Trinca in Bankitalia per “Veneto Banca in BPVi subito!”, in audizione negò»), sarebbe avvenuta a danno esclusivo della popolare di Montebelluna, poi comunque uccisa sull’altare della difesa della BPVi, ma saltò, si legge in alcuni documenti, per decisone proprio di Zonin (lo documenteremo appena ne avremo il tempo)

2 – “Ogni anno avevamo un controllo da parte di Banca d’Italia e tutti, tranne uno chiusosi con una sanzione nei primi anni 2000, sono stati sempre superati“, ha dichiarato Gianni Zoninal collega Matteo Bernardini. Leggete qui e legga anche il presidente il documento di sintesi delle verifiche della Banca d’Italia che, datato 27 ottobre 2015 e sotto il titolo “C hiarimenti sulla Banca Popolare di Vicenza” elenca anche rilievi e sanzioni.

Le sanzioni, una sola nel 2000 ha dichiarato Zonin, sono più d’una…

Senza tirare in ballo anche quelle Consob possiamo chiederci se in questo caso vale il detto del settore d’origine del cav. dr. Gianni Zonin, “in vino veritas”?.