Gian Maria Mairo: il pathos di Guido Reni, un prestito Fondazione Sorgente Group di Valter e Paola Mainetti a mostra di successo di Riminaldi

Al museo dell’Opera del Duomo di Pisa dove è in corso la mostra dedicata al maestro pisano, c’è l’opportunità di ammirare un’opera emblematica del Reni, prestito della Fondazione Sorgente Group, che ha nella sua collezione altri dipinti di grande potenza emotiva del pittore bolognese.  

880
Guido Reni - San Pietro penitente - Roma Collezione Mainetti
Guido Reni - San Pietro penitente - Roma Collezione Mainetti

La mostra “Orazio Riminaldi. Un maestro pisano fra Caravaggio e Gentileschi”, svoltasi a Pisa, presso il Museo dell’Opera del Duomo fino allo scorso 5 settembre, è stata un’ottima occasione per poter ammirare non solo i lavori del maestro pisano, ma anche le opere di altri grandi artisti che influenzarono l’arte di Riminaldi, specie durante il suo soggiorno romano, dove raggiunse la piena maturità artistica primo lancio il 22 luglio 2021, aggiornamento il 26 settembre, ndr)26.

Fra questi vi era sicuramente Guido Reni, pittore bolognese di grande fama che a Roma lavorò a diverse commesse papali, ma nonostante questo, riuscì a dedicare una parte importante della propria attività alla devozione privata.

Nello specifico a Pisa è stato possibile ammirare un’opera emblematica di una determinata fase produttiva dell’artista emiliano: i suoi lavori meno ufficiali, composti da tele di dimensioni medio piccole a soggetto singolo: sempre sacro e sempre a mezzo busto. Il prestito è della Fondazione Sorgente Group, fondata da Valter e Paola Mainetti, che ha dimostrato una particolare attenzione per i dipinti di Guido Reni fin dalla sua costituzione.

Il tratto distintivo dell’enorme produzione pittorica di Guido Reni, durante la sua intera carriera, fu il grande pathos che riuscì sempre a trasmettere attraverso la sua arte. E non importava se si trattasse di una grande pala d’altare di commissione papale, oppure un dipinto destinato alla devozione privata: l’elemento patetico preponderante fu sempre la cifra rappresentativa di tutta la sua vita professionale. Anche dei suoi lavori “minori”, dove il Reni riuscì a mantenere comunque un livello qualitativo molto alto, in linea con le sue opere più importanti.

Anzi questa produzione diffusa consolidò ulteriormente la sua fama fra i collezionisti privati, che erano alla ricerca di opere di dimensioni ridotte nelle quali il personaggio sacro appariva immerso in un ambiente vuoto e rarefatto, al fine di portare lo spettatore a concentrarsi esclusivamente sull’elemento divino e il rovello interiore, magistralmente espressi dai lineamenti del protagonista, senza la ridondanza di orpelli iconografici. Una produzione che crebbe di pari passo con la fama del pittore e che ebbe il suo apice nella piena maturità del Maestro, quando la qualità di queste opere raggiunse livelli importanti.

Delle opere appartenenti alla collezione della Fondazione Sorgente Group, la più iconica e importante è sicuramente il ritratto di San Pietro penitente, opera collocabile attorno al 1630, nella tarda maturità del Reni. Caratterizzato da una materia pittorica piena e densa che è metafora stessa della potenza emotiva espressa dalla mano del maestro, quest’opera si pone tra i più grandi modelli del genere nel percorso artistico del grande bolognese. Va rimarcato proprio il principio dell’impasto cromatico con cui Reni trasferisce sul piano stilistico quella dimensione sentimentale che, nelle sue forme più elevate come in questo caso, non cadde mai nella retorica ma restò ancorata a una forma di eletto classicismo con cui egli fece scuola a tutto il mondo. Il pathos che permea questo ritratto è tale che anche oggi non si riesce a rimanere indifferenti di fronte allo sguardo contrito di quest’uomo in preda al rimorso e al pentimento.

Gian Maria Mairo Curatore per la Pittura della Fondazione Sorgente Group