G8 Genova e violenze carcere Santa Maria Capua Vetere, opposizioni in Regione Veneto: “codici identificativi su agenti”

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Santa Maria Capua Vetere, una scena di violenza nel carcere
Santa Maria Capua Vetere, una scena di violenza nel carcere

“A 20 anni dal G8 di Genova e dopo i fatti recenti avvenuti nel penitenziario in Campania, l’Italia si adegui agli altri Paesi europei”. I Consiglieri regionali Cristina Guarda (EV), Andrea Zanoni ( PD), Elena Ostanel (VcV), Arturo Lorenzoni (GM), Anna Maria Bigon (PD) e Erika Baldin intervengono con un comunicato sulla denuncia di violenze sui detenuti giunta dal carcere di Santa Maria Capua Vetere: “In attesa che le indagini da parte della Magistratura facciano luce su fatti che la politica non può ignorare, chiediamo al Consiglio regionale di fare pressione sul Governo affinché anche in Italia preveda l’utilizzo di codici alfanumerici identificativi ben visibili sulle uniformi degli agenti impegnati in attività di ordine pubblico. Uno strumento di garanzia per il cittadino, ma anche di tutela per tutti gli agenti che svolgono il proprio lavoro in maniera corretta. Da tempo si discute dell’opportunità di introdurre un codice identificativo personale sulle divise, infatti questi codici sono già realtà in una ventina di Stati in Europa, tra questi: Spagna, Regno Unito e Francia, ma non in Italia.

A vent’anni dal G8 di Geno­va, benché alcune violenze gravi siano state accerta­te in sede di giudizio, molti fra i responsabili sono rimasti impuniti proprio perché non fu possibile risalire all’identità di tutti gli agenti presenti. Riteniamo sia ormai urgente la previsione di misure che consentano l’identificazione degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico, perché il ricorso ingiustificato della forza può innescare pericolose generalizzazioni, specie se si riscontrano difficoltà rispetto all’accertamento delle responsabilità e delle relative sanzioni. Per questo nel rispetto anche di chi esegue correttamente il proprio lavoro e a vantaggio dei cittadini e dell’ordine pubblico, abbiamo presentato una mozione in Consiglio regionale che riprende quanto richiesto da Amnesty International mediante una petizione a livello nazionale. È opportuno che anche le forze politiche a livello regionale si impegnino affinché questa istanza non venga nuovamente ignorata dal nostro governo.”