Francesco Bonazzi e Nicola Borzi rivelarono esistenza di conti correnti di uomini dei “servizi” in Banca Nuova (BPVi): assolti, rischiavano 15 anni

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«Francesco Bonazzi ha saputo ieri (8 febbraio 2019, ndr), leggendo Il Fatto Quotidiano, di rischiare cinque (e più, ndr) anni di carcere. Sul giornale di Marco Travaglio era infatti pubblicata la notizia di un’indagine a suo carico per aver rivelato l’esistenza di conti correnti intestati ad alcuni uomini dei servizi segreti in una banca del gruppo Popolare di Vicenza (Banca Nuova, vicenda di cui scrivemmo anche grazie alle loro rivelazioni, ndr)…».

Servizi e fondi in Banca Nuova BPVi: Nicola Borzi e Francesco Bonazzi. autori dell'ìnchiesta
Servizi e fondi in Banca Nuova BPVi: Nicola Borzi e Francesco Bonazzi. autori dell’ìnchiesta

Così si leggeva su La Verità, giornale con cui oggi collabora, oltre che con Panorama e con la stampa estera, il collega Francesco Bonazzi (ricordiamo oltre alla sua ricca biografia che partecipò come nostro relatore a un convegno a Vicenza sulla Libertà di stampa, che quando può ci onora con delle note per le rubrica “Molestie al direttore”, questa l’ultima, e che tra le sue inchieste, speso solitarie durante lo scandalo Tavaroli-Mancini, nel 2006, ha messo a segno anche una serie di scoop sulla rete di intelligence che faceva capo a Pio Pompa e sul sistema Pollari.)

Oggi il collega, allegandoci il video di “felicitazioni” con Elio Lannutti e Daniele Pesco (M5S) che pubblichiamo e che riguarda anche l’altro nostro collega Nicola Borzi, pure lui relatore con Lannutti in quel convegno e coinvolto nella stessa vicenda da cui, pure, è uscito “vincitore”, ci ha scritto così: “Io, noto… grillino. Ma gli amici sono amici e oggi per me e’ un grande giorno. Per me e per il mio fantastico avvocato, Valentina Ramella. Che sulla violazione del segreto di Stato mi ha evitato 15 anni di carcere e mi ha fatto assolvere perché il fatto non costituisce reato: ovvero, fare il giornalista e condurre un’inchiesta in solitaria non e’ reato. Perché non siamo in Turchia“.

All’amico Francesco, perché è un nostro amico in tutti i sensi, abbiamo mandato questo messaggio che vale anche per Borzi: “Intanto sono felice, credimi, anche perc hè conosco di persona anche i danni, mentali oltre che economici, che si sopportano per continui attacchi legali che subisce chi come te e, scusa, nel piccolo metto anche me, prova a scrivere al verità su potenti e potentucci. Sei un grande e pensa ti stavo per chiamare per un consiglio che però ti chiederò dopo. Ora sii felice: la tua è anche una nostra vittoria!“.

Che sia l’inizio di un cambiamento e di un allentamento della censura che vige in Italia, che non brilla di certo per la sua posizione nella classifica dei Paesi rispettosi della libera stampa?

Dubito, ma ci voglio e, se voglio continuare il mio mestiere, ci devio credere.