Fine del commissariamento Arpav, Zanoni e Bigon (PD): “ora bisogna investire per migliorare attività prevenzione”

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Marchesi Arpav
Marchesi Arpav

“Dopo mesi di commissariamento e conflitto di interessi, a breve Arpav avrà finalmente un nuovo direttore generale. Questo però non basta: sono necessari investimenti per rilanciare le attività di un ente fondamentale, reduce da anni di tagli”. È quanto affermano in un comunicato Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon, consiglieri regionali del Partito Democratico a proposito del nuovo dg dell’Agenzia ambientale, la cui nomina è stata approvata dalla Prima commissione (con astensione dem) e dovrà adesso passare per l’assemblea di Palazzo Ferro Fini.

“La cosa positiva è che si mette fine a un imbarazzante conflitto di interessi poiché l’ex dg Marchesi (in foto) da gennaio a oggi ha svolto la doppia funzione di commissario e capo dell’area Tutela e sicurezza del territorio della Regione, essendo di fatto il controllore e il controllato. Ma crediamo che la nomina di un nuovo direttore generale non sia sufficiente a invertire la rotta, se non c’è la volontà di investire per aumentare le attività di prevenzione”.

“Abbiamo ricevuto un dossier sulle attuali criticità di Arpav, a cominciare dal depotenziamento del ruolo di controllo, dopo la riorganizzazione voluta da Marchesi; perciò abbiamo chiesto un’audizione in Seconda commissione dell’ex dg e commissario, insieme all’assessore Bottacin e a un referente del sindacato Usb che ha redatto il documento – proseguono i consiglieri regionali dem -. Tra i problemi evidenziati, la pronta disponibilità che in precedenza era garantita dal personale dei servizi controlli e poi, a causa dei tagli, è stata ‘rimpolpata’ con addetti di altre strutture che non sempre hanno la formazione adeguata per questo tipo di azione. Inoltre i dipartimenti provinciali sono stati svuotati e così i lavoratori sono spesso costretti a intervenire anche fuori provincia per monitoraggi e controlli. Un altro esempio segnalato è quello delle analisi dei campioni che già prima della riorganizzazione avevano tempi lunghi, salvo i casi di interventi in pronta disponibilità. Ritardi che non solo danno la percezione di una struttura inefficiente, i sindacati temono possano portare all’esternalizzazione di una parte delle attività svolte ‘in house’. Di questo vorremmo discuterne con i diretti interessati, poiché siamo assolutamente convinti dell’importanza del ruolo di Arpav e dell’urgenza di un vero piano di rilancio”.