Film, Fiom e Uilm Vicenza “nuovo contratto nazionale Industria Meccanica esempio per Paese, a Draghi chiediamo blocco licenziamenti, riforma ammortizzatori sociali e detassare lavoro”

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Fim Fiom Uilm 18 febbraio contratto nazionale
Fim Fiom Uilm 18 febbraio contratto nazionale

I rappresentanti sindacali di Film-Cisl, Fiom e Uilm Carlo Biasin, Stefano Chemello e Morgan Prebianca hanno presentato oggi a Vicenza l’intesa con Federmeccanica per il nuovo contratto Nazionale Industria Meccanica, il più importante del settore manifatturiero nazionale, settore che  conta in provincia di Vicenza 40.000 addetti. Una trattativa, hanno spiegato, durata 15 mesi e resa difficile sia dalla chiusura di Confindustria a legare gli incrementi salariali all’inflazione (indice IPCA, tema che ha portato a diversi scioperi, sia dalla pandemia Covid. QUando è ripartito il tavolo nazionale il presidente di Confindustria Bonomi aveva escluso la possibilità di avere un incremento nonostante l’inflazione quindi c’è stato un altro sciopero, poi il 5 febbraio c’è stata la conclusione della trattativa. I sindacati considerano il risultato contrattuale positivo, considerando il contesto di crisi economica: 112 euro al mese di incremento medi dei minimi, aumento che quindi incide su straordinario e malattia. “Rispetto alla richiesta dell’8%, abbiamo ottenuto un 6%. È importante avere una linea comune per tutti i lavoratori della categoria indipendentemente dalla grandezza dell’azienda”.

“Nei mesi scorsi ha firmato la concia con 65 euro, i chimici con 100 e rotti euro, la scommessa – spiegano i sindacati – è stata di inserire soldi non in benefit ma in busta paga e per la fascia di lavoratori medio-bassa e più diffusa nelle fabbriche”.

“È un messaggio chiaro al paese: i lavoratori che hanno tenuto in piedi la “baracca” nel periodo di pandemia può essere un segnale anche per altri contratti. Fare assemblee nelle fabbriche nonostante il Covid è un esercizio democratico per il Paese.

Ora ci sarà un referendum in cui lavoratori dovranno dire sì o no all’accordo, se sarà sì l’ipotesi diventa contratto e andrà in vigore da giugno.

Nuovo inquadramento

“Dopo 48 anni c’è stata la riforma dell’inquadramento professionale – aggiungono i sindacati – che renda conto della trasformazione della fabbrica e dei ruoli, prima c’erano due criteri per passare di livello, oggi vengono inseriti altri quattro criteri”. “Federmeccanica ci ha seguiti sulla fabbrica del futuro per la riforma dell’inquadramento – sottolineano ancora i sindacati – guardando effettivamente cosa uno fa”.

Formazione e scuola

“Abbiamo ottenuto una piattaforma a livello nazionale pagata dalle aziende per aiutare le piccole aziende nell’organizzazione della formazione, così la formazione diventa una garanzia. C’è stata una lettera di intenti comune con Federmeccanica su ripristino alternanza scuola lavoro”.

Smart Working

Nel contratto si parla anche di smart working, istituito come possibilità dal governo Renzi nel 2016 e divenuto d’attualità con il Covid, ma, spiegano i sindacati, mai veramente normato. “In quasi tutte le fabbriche ormai la parte impiegatizia, a rotazione, è in smart working, ma chi lavora da casa deve essere pagato come chi è in ufficio e non a obiettivi, inoltre bisogna chiarire chi fornisce i mezzi (computer, telefono, connessione, etc.) per lavorare da casa, deve arrangiarsi il lavoratore o deve farlo l’azienda?”.

Discriminazioni e violenza di genere

“Un paese civile non dovrebbe neanche scrivere leggi contro la disparità di trattamento e violenza di genere, ma noi comunque lo abbiamo fatto scrivere nel contratto, con ulteriori permessi retribuiti per la donna che ha bisogno di fare percorsi diversi, part time, flessibilità, etc.”.

Sicurezza sul lavoro

“Abbiamo ribadito anche nella pandemia il ruolo di RSU e RSL per quanto riguarda la sicurezza concetto del break c’era anche prima è stato rinforzato: in caso di infortunio ci si ferma per capire”.

La situazione del settore a Vicenza

“Ovviamente a causa del Covid c’è stata una perdita di fatturato consistente 15% – spiegano i sindacati – ma guardando alla richiesta di cassa integrazione e alla quantità di straordinari, vediamo che la cosiddetta cassa Covid è stata chiesta per la maggior parte in via precauzionale, non abbiamo attualmente aziende con cassa continuativa, gli incentivi stanno trainando alcune produzioni, come per esempio le caldaie, la siderurgia e le fonderie stanno dando segnali positivi. Si muove anche il settore auto, soprattutto auto elettriche, ibride, la vaccinazione dà fiducia.

Cosa chiedere al nuovo governo Draghi

“Restano i tavoli di crisi al Mise, come Whirpool e Ilva, questo dipende dalla politica industriale del governo, che significa individuare i settori fondamentali che non possiamo perdere. Poi c’è la partita dei licenziamenti – proseguono i Biasin, Chemello e Prebianca  -. Noi chiediamo che continui il blocco anche dopo marzo, la cassa costa zero all’azienda, poi serve anche una riforma vera degli ammortizzatori sociali, che metta in linea grandi imprese e piccole imprese. Liberalizzare licenziamenti dopo marzo potrebbe essere un grosso problema; nel settore metalmeccanico non sarebbe giustificato aprire ai licenziamenti, abbiamo aziende solide in provincia di Vicenza, anche nei metalmeccanici i lavoratori hanno pagato, sono i precari delle agenzie, la riforma degli  ammortizzatori deve riguardare non solo l’indeterminato ma anche il determinato e le partite IVA”.

“In provincia di Vicenza c’è una grande opportunità grazie ai soldi del Recovery Fund, ma servono interventi anche del governo per la ripartenza;  il governo – aggiungono i sindacati – non ha mai fatto investimenti strategici”.

“Oggi c’è bisogno di creare aziende sostenibili per l’ambiente, in passato si usava il metodo degli incentivi, oppure si fanno delle scelte politiche su dove si vuole investire, a noi piacerebbe anche che l’associazione industriali aprisse una discussione su questo”.

“Detassare il lavoro è un’altra cosa che si potrebbe fare – aggiungono ancora Biasin, Chemello e Prebianca – gli aumenti che abbiamo ottenuto sono lordi, tassati, volevamo fossero netti, la transizione energetica avrà anche conseguenze negative, nel senso che la macchina che non inquina ha mille componenti in meno di quella normale, Vicenza è molto legata al settore automotive, quindi c’è il rischio di perdita dei posti di lavoro, il contratto prevede anche di accompagnare una parte di questa transizione”.