Elezioni regionali 2020 e referendum sul taglio dei parlamentari: la pagella di Marco Tullio, dalle Alpi alle… onde

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La pagella di Marco Tullio
La pagella di Marco Tullio

Voto 10 a Luca Zaia.

Poteva vincere agevolmente da solo, ubriaco e in controsterzo. La sua lista vale tre volte quella della Lega.

Voto 9 a Nicola Zingaretti.

Ride sempre. Così, alla pene di segugio. Ma dalla nascita del Conte II (accettata un po’ controvoglia a dire il vero) non ne ha sbagliata una. Il PD si conferma in crescita, ferma la destra e supera le aspettative.

Voto 8 a Enzo De Luca.

Oppure a Crozza. Che è la stessa cosa.

Voto 7 al M5S.

Che alle amministrative vale come il due di coppe quando la briscola è bastoni, ma ha portato a casa il referendum per il taglio dei parlamentari. Che è roba sua, parliamoci chiaro: gli altri lo avranno pure votato in Parlamento, ma con lo stesso entusiasmo con cui si va dal proctologo.

Voto 6 a Giorgia Meloni.

Meriterebbe di più, avendo vinto nelle Marche con un candidato nostalgico della marcia su Roma, ma i posti erano già occupati. E poi, Fitto è colpa sua.

Voto 5 ad Alessandra Moretti.

E’ un voto postumo. Il suo 23% alle regionali venete di cinque anni fa giganteggia di fronte alla prestazione di… aspetta… com’è che si chiamava il candidato di centrosinistra questo giro?

Voto 4 a Matteo Salvini.

Che dall’estate del Papeete non ne indovina più una. Lega quasi dimezzata in un anno, possibilità di spallate al governo zero. E’ finita pure la stagione delle ciliegie.

Voto 3 a Matteo Renzi

Fonda un partito clinicamente morto. Lo chiama Italia Viva, con senso dell’umorismo macabro che rischia di sfociare nel ridicolo. Rompe le balle ai suoi alleati di governo, candidandosi a capocchia, a volte in coalizione, a volte contro. Sempre ininfluente. Riesce a prendere meno di Forza Italia (sì, esiste ancora).

Voto 2 ad Attilio Fontana

Che dopo i disastri covid, i conti alle Bahamas, i camici del cognato, ha visto bene di sposare il NO al referendum sul taglio dei parlamentari. Lungimirante e sempre lucido. Gli va di culo che non si votava anche in Lombardia, altrimenti sarebbe riuscito nella ragguardevole impresa di consegnare la regione alla sinistra, per la prima volta in 650 anni.

Voto 1 a sondaggisti, politologi, sedicenti opinionisti.

Quelli, in sostanza, che preconizzavano una vittoria di Ceccardi e Fitto. Che hanno perso con 8 punti di distacco. C’era più possibilità di un pole di Vettel, per dire.

Voto 0 a Pietro Senaldi, direttore di Libero

Che per consolarsi della mancata spallata al Governo, spiega al Presidente della Repubblica che, dopo il risultato del referendum sul taglio dei parlamentari, dovrebbe sciogliere le camere. Così. Tesi sgargiante.
(In fondo lo ammiro, perché affronta il ridicolo con lo stesso piglio con cui un bambino di sei anni affronta le onde sul bagnasciuga).