Decreto Ristori ignora emergenza abitativa, Il Fatto Quotidiano: da gennaio si riparte con gli sfratti

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No agli sfratti
No agli sfratti

Sfratti? Sì grazie. Nel decreto Ristori non c’è più traccia della sospensione delle esecuzioni degli sfratti e delle procedure immobiliari. Significa che dall’1 gennaio si riparte, anche con l’uso di forza pubblica. A rischiare sono famiglie, attività commerciali e alberghi in affitto. Protestano i sindacati inquilini, che parlano di “bomba sociale” e chiedono altri 6 mesi di sospensione per definire misure di rinegoziazione dei fitti. Festeggiano invece Confedilizia e banche: la storica associazione dei proprietari guidata da Giorgio Spaziani Testa da mesi chiede di ripartire, mente gli istituti di credito si devono invece attrezzare per affrontare la nuova ondata di crediti deteriorati e prestiti in sofferenza generati dalla crisi, spesso con garanzie immobiliari.

Del resto la contiguità fra “mattone” e credito è nella storia d’Italia e nei nomi: l’ex Presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, è stato eletto in estate Vice Presidente di Abi e guida l’associazione dlele banche popolari, oltre ad essere il numero uno della Banca di Piacenza. Festeggiano ma farebbero bene a tenere gli occhi aperti. “Non abbiamo ricevuto alcuna indicazione o circolare” fa sapere al Fatto il gabinetto del Prefetto di Milano, Renato Saccone, dove spiegano di essere più impegnati sul fronte sicurezza sul lavoro, riapertura delle scuole e mobilità che non sulla concessione di polizia e carabinieri per liberare appartamenti e mettere persone per strada. Di norma funziona così: in Prefettura c’è un tavolo permanente sulla pianificazione degli sfratti con tutti gli attori coinvolti: sindacati, Prefettura, Questura, Comune di Milano. Serve a stabilire le date e gestire situazioni di fragilità (assistenti sociali, medici, strutture di accoglienza temporanea). Ma proprio dal Comune di Milano arriva un grido d’allarme. “Potremmo chiedere al Prefetto di diluire l’esecuzione degli sfratti e al Parlamento di chiedere una proroga al Governo”, dice l’assessore alla Casa e Politiche sociali della giunta Sala, Gabriele Rabaiotti, in una dura intervista a Fanpage in cui si scaglia contro “speculatori e leggi idiote” parlando di uno “tsunami in arrivo”. Uno tsunami che le grandi città (ma anche la provincia) conoscono bene: 50-60mila sfratti l’anno, senza Covid o crisi economica; 26mila quelli eseguiti dalle forze dell’ordine; 100mila le richieste dei proprietari. A cui sommare le 220mila unità che finiscono all’asta mediamente ogni anno. Secondo Nomisma, a luglio, la crisi Covid aveva già generato 16 miliardi di nuovi crediti deteriorati.

Si muovono anche i giudici. Il Tribunale meneghino ha ripreso da settembre a macinare udienze per la convalida degli sfratti: 180 a settimana a prescindere dagli esiti. “Sugli hotel piegati dalla crisi ho notato che già stanno dando ragione ai proprietari e torto ai gestori”, racconta un immobiliarista di Milano. Ma la situazione è fluida: gli ufficiali giudiziari di alcune città (Firenze ad esempio) pare che vogliano rifiutarsi di eseguire sfratti senza garanzie sanitarie. I tribunali si muovono in maniera diversa gli uni dagli altri, ma la Cassazione ha fatto girare una relazione tematica di 28 pagine su come affrontare la questione affitti (commerciali in particolare) e Covid. Il concetto chiave è: “Sarebbe l’equità ad obbligare i contraenti a riscrivere il contratto, rinegoziandolo”.

di Francesco Floris, da Il Fatto Quotidiano