Davigo, compleanno amaro: in pensione e fuori dal Csm

130
Piercamillo Davigo
Piercamillo Davigo

Piercamillo Davigo, da domani 20 ottobre, giorno del suo 70esimo compleanno, andrà in pensione e quindi non potrà più continuare a far parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Come riporta Askanews la decisione è stata presa dal Plenum del Csm dopo aver approvato con 13 voti a favore, 6 contrari, 5 astenuti e Davigo assente, una pratica sulla permanenza o meno al Csm dell’ex magistrato del pool Mani Pulite della Commissione per la verifica dei titoli di Palazzo dei Marescialli.

Nei giorni scorsi Davigo si era espresso a favore della sua permanenza al Csm, sottolineando che fra le cause di cessazione non è previsto il pensionamento. L’Avvocatura dello Stato, su richiesta della Commissione, si è espressa favorevolmente alla fuoriuscita del leader della corrente Autonomia e Indipendenza sostenendo che la perdita dello “status di magistrato” sia “ostativa” alla prosecuzione dell’esercizio delle relative funzioni al Csm.

Hanno votato a favore il vice presidente, David Ermini, il primo presidente, Pietro
Curzio, il pg, Giovanni Salvi e i togati Paola Maria Braggion (MI), Antonio D’Amato (MI), Loredana Miccichè (MI), Michele Ciambellini (Unicost), Concetta Grillo (Unicost), Nino Di Matteo (Indipendente) e i laici Filippo Donati (M5S), Alessio Lanzi (FI), Michele Cerabona (FI), Emanuele Basile (Lega). Contrari i togati Sebastiano Ardita (AeI), Giuseppe Marra (AeI), Alessandra Dal Moro (Area), Elisabetta Chinaglia (Area) e il laico Fulvio Gigliotti (M5S). Si sono astenuti i laici, Alberto Maria Benedetti (M5S), Stefanno Cavanna (Lega), e i togati Giovanni Zaccaro (Area), Giuseppe Cascini (Area), Mario Suriano (Area).

Il togato Marra, della stessa corrente di Davigo ha votato contro la proposta di decadenza “per ragioni strettamente giuridiche che emergono inconfutabilmente dalla letture delle norme sia per quanto esse prevedono in positivo sia per quanto invece emerge in negativo dalla loro lettura sistematica”.

La togata Braggion ha affermato che “se restasse in CSM un ex magistrato si porrebbero dei problemi in ordine alla validità delle deliberazioni del Csm, esponendo il Consiglio e le sue
deliberazioni”. La togata di Area, Alessandra Dal Moro, ha invece auspicato una presa di posizione del governo, o della Corte costituzionale. Il togato Di Matteo, che ha votato a favore, ha sostenuto che con la permanenza di Davigo “si accrescerebbe ingiustificatamente il numero dei componenti non togati a detrimento di quello che prevede la costituzione”, ma che l’ex magistrato di Mani Pulite “lascerà un segno nella storia più recente della magistratura italiana”.