Covid, Padellaro (Il Fatto Quotidiano): ci si ammala pure per le marce funebri sui media ma “una buona notizia non è una notizia”

121
IL COVID E LE NUOVE CASTAGNE D' AUTUNNO by Claudio Mellana
IL COVID E LE NUOVE CASTAGNE D' AUTUNNO by Claudio Mellana

Un medico di famiglia con la sala d’aspetto sempre più affollata racconta che molti dei suoi pazienti non vengono per il Covid, ma chiedono di prescrivergli dei calmanti per alleviare la psicosi da informazione terrorizzante. C’è chi trova angosciante perfino la colonna sonora che accompagna certi servizi televisivi, rimbombante e ossessiva come unamarcia funebre. Come se non fossero sufficienti i bollettini della Caporetto infinita, la crescita esponenziale dei contagi, le colonne di ambulanze in attesa davanti agli ospedali, gli scontri di piazza, l’economia alla canna del gas.

Una buona notizia non è una notizia, c’insegnavano in redazione i colleghi più navigati quando alle prime armi cercavamo di capire come funzionava questo mestiere. Una grammatica che abbiamo appreso rapidamente. È innegabile che nell’ultimo mezzo secolo il giornalismo si sia nutrito soprattutto di succulente bad news scandali, catastrofi, orrori di vario genere – una torta sormontata dall’immancabile ciliegina del piove governo ladro.

Un format negativo che ha funzionato benone fino a quando, per le ragioni profonde che questa breve rubrica rimanda a chi ne sa di più, le corazzate tv e della carta stampata hanno cominciato a perdere pezzi. Poi, non bastasse, ci è piombata addosso la pandemia con il sistema mediatico costretto a cambiare le gomme con l’auto in corsa. Come tutto il mondo che ci circonda, anche l’informazione si trova a percorrere un sentiero sempre più stretto, ripido e sconosciuto. Abbiamo, ci mancherebbe altro, il dovere primario di denunciare le tante cose che non vanno, gli errori e i ritardi del governo, le proteste delle categorie esasperate da limitazioni e chiusure. E tutto nella incertezza dei responsi della scienza, con le immancabili divisioni della politica, tra frammentazioni e fughe in avanti dei poteri locali. Ecco, ognitanto ricordiamoci che la platea che ci legge, e che ci guarda, è composta non da copie o indici di ascolto, ma da persone. Che di cattive notizie non ne possono più

di Antonio Padellaro, da Il Fatto Quotidiano, rubrica Fuori Fase