Covid e scuole chiuse, Lorenzoni (Veneto che vogliamo): “inaccettabile sconfitta sociale”

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“Dal 24 febbraio del 2020 e fino al 31 gennaio di quest’anno gli studenti veneti delle superiori saranno andati a scuola, in presenza, solamente 38 giorni. Sempre che l’ultima ordinanza del presidente della Regione non venga addirittura prorogata. La questione delle scuole di secondo grado in presenza deve rimanere in cima all’agenda politica. E’ necessario riaprire al più presto gli Istituti superiori, in totale sicurezza”. Così l’ex candidato presidente del Veneto ed ex vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni della civica Veneto che vogliamo, ma in consiglio regionale nel gruppo misto, commenta la decisione del presidente Zaia di rimandare la riapertura delle scuole a dopo il 31 gennaio.

“Si tratta di una priorità per oltre 200mila allievi, dalla prima alla quinta superiore. E invece, in Veneto si è scelto ancora una volta la via più facile. Durante la pausa natalizia i dirigenti e i docenti hanno rimodulato gli orari, in vista della riapertura, peraltro confermata più volte dal Ministero all’Istruzione e dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Nessuno ha comunicato loro che non sarebbe andata così. Salvo poi scoprire, al consueto “punto stampa” di lunedì 4 gennaio, che l’attività scolastica sarebbe continuata in Dad, almeno fino al prossimo 31 gennaio”.

“Non è in discussione il numero dei contagi e la drammatica preoccupazione per gli effetti sul sistema sanitario, bensì il valore che intendiamo dare all’Istruzione, soprattutto in un’età delicata qual è l’adolescenza. C’era tutto il tempo per redigere un piano ad hoc di rientro, che comprendesse vaccinazioni per i docenti, trasporti, ingressi scaglionati, se necessario classi divise. Stiamo tutti attraversando un periodo straordinario, motivo per cui servono misure altrettanto straordinarie per il mondo della scuola. Sempre che quest’ultima venga ritenuta un servizio essenziale, a beneficio della comunità. L’impressione è invece che i nostri ragazzi siano considerati dei meri potenziali vettori del virus, non come persone che hanno bisogno di formazione, dialogo a tu per tu, contatto umano per una loro completa formazione. In classe, in presenza, gli allievi non ricevono solo nozioni relativamente alle diverse materie del loro ciclo di studi, ma hanno la felice opportunità di porre le basi per diventare le donne e gli uomini di domani”.

“Ridurre l’azione amministrativa alle risposte di difesa con le limitazioni agli spostamenti – aggiunge ancora Lorenzoni – e non iniziare nemmeno un ragionamento di prospettiva su tale argomento – visto che il problema lo dovremo gestire ancora per molto tempo – significa abdicare alle nostre responsabilità di adulti, prima che di amministratori del bene comune. Chiudere tutto per un tempo così lungo, oltre la risposta immediata all’emergenza, in ultima istanza, è una sconfitta per la società – conclude -. E non lo possiamo accettare”.

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