Coronavirus, fabbriche aperte: Rifondazione Comunista Veneto invoca lo sciopero generale

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«La zona rossa, i divieti a circolare, l’applicazione delle misure di massima precauzione, le multe si fermano davanti ai luoghi di lavoro. Negli autobus sovraffollati, nei treni carichi di pendolari, nelle catene di montaggio la lotta contro la pandemia si ferma». Lo afferma in una nota Rifondazione Comunista Veneto.

«Mentre il sistema sanitario è quasi al collasso – prosegue la nota – e regge solo sul sacrificio generoso e impagabile di tutte le sue operatrici e operatori, centinaia di migliaia di operaie ed operai, e non solo, sono costretti a esporre se stesse/i e le loro famiglie al contagio. Produzioni e servizi non essenziali non si fermano. Bisogna continuare a lavorare. Una follia già pagata cara».

«Nella zona della bergamasca, una delle aree più colpite della Lombardia e del paese, oggi nel giornale L’Eco di Bergamo c’erano 102 necrologi. La zona rossa si è fermata al limitare delle zone più industrializzate e nelle terapie intensive adesso non ci sono soltanto i vecchi: ci sono giovani, lavoratrici e lavoratori».

«Il governo Conte, succube delle pressioni di Confindustria, non ha il coraggio di fare la cosa più sensata in questo momento: ridurre al minimo indispensabile le attività produttive e dei servizi garantendo i redditi di tutte/i. Se si vuole veramente fermare il contagio si fa così, tutto il resto viene dopo. Questo hanno fatto in Cina nelle regioni colpite, così va fatto nel nostro paese. Se il governo insiste in questa posizione, non riesce cioè a liberarsi dai condizionamenti di Confindustria, non c’è che una strada: i sindacati proclamino lo SCIOPERO GENERALE – conclude la nota – . Il lavoro si difende così».

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