Coronavirus, botta e risposta sul caso in Ipab Vicenza. Cisl: “personale allo sbaraglio”. Ulss 8: “nessun possibile sospetto”

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Pronto soccorso
Pronto soccorso

Di seguito il botta e risposta a colpi di comunicati sul caso di Coronavirus riscontrato all’interno di Ipab Vicenza, con l’attacco del Segretario Generale Cisl Fp Vicenza Ruggero Bellotto e la replica dell’Ulss 8 Berica: dalle verifiche effettuate è emerso che ai parenti della signora ricoverata al Trento è stato fatto il tampone solo alcuni giorni dopo il suo ricovero al Trento, pertanto non ci poteva essere alcun sospetto di positività

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In questo mese di marzo 2020, le Istituzioni del Paese, del Veneto e del nostro territorio vicentino si sono rivelate impreparate ad affrontare la pandemia Covid-19.

Infatti, malgrado le urgenti e rilevanti esigenze di adeguati Dispositivi di Protezione Individuale da assegnare al personale delle strutture sanitarie e socio assistenziali, tutti i focolai registrati in dette strutture, anche in questo mese, hanno registrato la carenza (se non l’assenza) delle forniture al personale di adeguati DPI.

Una carenza che ha prodotto e continua a produrre pericolosi focolai di contagio come quello emerso alla Casa di Riposo Rossano Veneto (ma anche presso quelle sanitarie, vedasi gli Ospedali di Santorso e Asiago).

La Cisl Fp di Vicenza ha sempre comunicato a tali aziende pubbliche e private le segnalazioni e le preoccupazioni raccolte direttamente da lavoratrici e lavoratori, corredate da opinioni e suggerimenti operativi, purtroppo, spesso invano.

Oggi, 29 marzo 2020, il Presidente dell’IPAB di Vicenza rende noto che ieri pomeriggio “l’Ulss Berica ha notificato il primo caso di positività al coronavirus all’interno della residenza Trento … entrata nella struttura martedì scorso, 17 marzo, proveniente dal Pronto Soccorso dell’Ospedale San Bortolo”.

Ebbene, le lavoratrici e i lavoratori dell’IPAB di Vicenza ci hanno segnalato che già all’entrata si sapeva che questa ospite aveva dei parenti stretti risultati già positivi al coronavirus, tuttavia non è stata messa in isolamento ed è stata inserita in una stanza assieme ad altra ospite, senza alcuna attenzione all’eventuale inserimento in una struttura “sana” di un ipotetico ospite già contagiato, quindi senza un tampone preventivo e “trattata” dal personale senza i necessari DPI.

Se ciò risultasse veritiero, la Cisl Fp di Vicenza esprime forte preoccupazione per l’emergere di un nuovo focolaio Covid-19 all’interno dell’IPAB di Vicenza che si sarebbe potuto evitare con un po’ di ragionevolezza e di buon senso, ovvero accertando con tampone l’assenza del coronavirus nell’ospite in questione prima di inviarlo e/o accettarlo presso la residenza Trento, anche in assenza delle disposizioni delle tardive disposizioni regionali giunte il successivo 20 marzo!!

Tuttavia, la scrivente Federazione non ritiene sufficiente esprimere preoccupazione, ma aggiunge una condanna quantomeno morale per l’accaduto, lasciando alla Procura della Repubblica accertare i fatti ed eventuali responsabilità penali.

In conclusione, la Cisl Fp di Vicenza chiede che tutto il personale delle strutture sanitarie e socio assistenziali sia immediatamente sottoposto a indagini (tampone rino-faringeo) mirate a valutare l’eventuale positività per SARS-CoV-2, oltre che dotato di idonei DPI, misure necessarie alla tutela degli operatori e dei cittadini ospitati, ricoverati o transitanti in dette strutture, tanto più in quelle ove si concentra un alto numero di soggetti che, soprattutto per età, ma anche per presenza di comorbilità sono particolarmente fragili ed esposti al rischio di forme severe o addirittura fatali di Covid-19.


Non c’è stata alcuna leggerezza o errore nella gestione della paziente riscontrata positiva al covid-19 ricoverata nella residenza Trento di Ipab Vicenza: la Direzione dell’ULSS 8 Berica smentisce categoricamente ogni insinuazione a questo riguardo e la successione degli eventi conferma questa posizione.

La paziente era infatti stata trasportata al Pronto Soccorso del S. Bortolo il 16 marzo per una caduta in casa: poiché la signora riferiva di vivere da sola e di avere già avuto diversi episodi simili, veniva giudicata non in grado di continuare a vivere da sola e quindi ne era disposto il “ricovero sollievo” presso il Trento, dove veniva accolta nella giornata del 17 marzo. All’epoca non c’era nessun motivo per sospettare una positività al coronavirus in quanto la paziente era totalmente asintomatica e soprattutto i tamponi dei due parenti stretti risultati positivi al covid-19 sono stati effettuati solo successivamente, precisamente il 20 marzo.

Questo consente quindi di smentire facilmente il fatto che “all’entrata si sapeva che questa ospite aveva dei parenti stretti risultati già positivi al coronavirus”.

Alla luce di questa positività, il Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’ULSS 8 Berica ha già svolto una quarantina di tamponi presso altri ospiti e il personale della struttura del Trento.

«Viviamo una situazione senza precedenti – commenta il Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica Giovanni Pavesi – che alimenta comprensibili timori nella popolazione. Proprio per questo motivo, tuttavia, ritengo irresponsabile alimentare ulteriormente tali paure diffondendo insinuazioni e commenti senza prima verificare i fatti».

Nel frattempo proprio a tutela del personale delle case di riposo, l’ULSS 8 Berica prosegue la distribuzione delle 10.000 mascherine chirurgiche ad esso destinate, così come il programma di tamponi presso le RSA grazie alle due “ambulanze covid” già approntate.