Congresso della Famiglia: proteste di Associazione Coscioni, ReteDem, Verdi, consiglieri Fracasso, Ruzzante e Bartelle

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Venerdì 29 marzo 2019 ore 18.30 piazza Matteotti Vicenza, l’Associazione Coscioni ci sarà. Il World Congress of Families di Verona, ispirato da coalizioni politiche extra-nazionali di destra e da associazioni religiose integraliste, ripropone la restaurazione della “famiglia tradizionale”.

La condivisione di tale progetto restaurativo da parte di rappresentanze locali, regionali e nazionali s’inserisce nell’attuale indirizzo politico culturale reazionario nazionalista e anti europeo “contrario ad un ordine sociale che sia il prodotto della libera cooperazione tra gli individui e gli stati”, e desta intensa preoccupazione politica.

I diritti civili ottenuti in questi anni (divorzio, aborto, tutela delle madri lavoratrici, diritto di famiglia, riconoscimento delle unioni civili, procreazione assistita, eccetera) rischiano di essere calpestati nelle loro fondamenta, ritornando al credo religioso che impone e proibisce.

L’associazione Luca Coscioni ha sempre lottato per uno Stato laico, distinguendosi e scostandosi dai dogmi religiosi che impediscono la libertà, il benessere e il diritto individuale delle persone.

La laicità è un principio supremo dello Stato; questo principio implica garanzie per la salvaguardia della libertà di religione in un regime di pluralismo confessionale e culturale. E’ nelle nostre fondamenta costituzionali non solo che la religione maggioritaria cristiana cattolica non possa mai diventare religione di Stato, ma che ogni minoranza religiosa vada rispettata.

Questa imposizione anti-costituzionale di un unico modello di famiglia si colloca nella preoccupante ondata di proibizionismo, poiché in pratica esorterebbe a una serie di divieti nell’allusione che ciò che è peccato è reato.

Riteniamo invece che una serie di diritti conquistati negli ultimi decenni e le loro conseguenze sociali, familiari, educative, e anche personali, debbano essere ritenuti punti di partenza per la libertà e il benessere delle persone.

Consideriamo, per esempio, che l’interruzione volontaria di una gravidanza (IVG) é una legittima autodeterminazione di ogni donna, che deve trovare tutela e garanzia da parte dello Stato e della Sanità pubblica nell’applicazione delle sue volontà, come previsto dalla Legge 194/1978. L’obiezione di coscienza cui ricorrono il 70% dei ginecologi e l’elevato uso di farmaci abortivi acquistabili direttamente in farmacia da parte della donna maggiorenne, spiegano in parte il costante calo nel numero di donne che ricorrono all’IVG. Bisogna peró interrogarsi e vigilare sul mancato ricorso alla struttura pubblica, perché i dati esposti, insieme all’evidente ondata colpevolizzante contro l’aborto, potrebbe indurre una ripresa della pratica dell’aborto clandestino. A nostro avviso va garantita l’applicazione della Legge, nel rispetto dell’obiezione di coscienza medica, ma dovrebbero partire pratiche di tutela e di sostegno alla maternità consapevole, alla prevenzione delle gravidanze indesiderate e alla contraccezione gratuita.

In Italia, a proposito del valore della maternità, molte coppie faticano a diventare genitori attraverso la fecondazione assistita, regolata da specifica Legge approvata faticosamente proprio per impedimenti di ordine religioso.

Ci sono molti modi di amare, di fare coppia, di sentirsi una famiglia, di fare i genitori, di rispettare il divino, diversamente da quanto vorrebbero imporre i diversi credo religiosi.

Siamo per una società inclusiva delle cosiddette minoranze sessuali, che non consideri solo la “famiglia tradizionale”, e per un impegno al rispetto delle identità e degli orientamenti sessuali, a partire soprattutto dalla scuola, proprio per fondare la cultura dell’inclusione e per evitare che prenda piede quell’ondata temibile di omofobia che si traduce in intolleranza, odio e violenza.

Siamo a difesa di qualsiasi vittima della discriminazione, sotto qualsiasi bandiera, ideologia, fanatismo o religione.

La discriminazione sociale e il proibizionismo, tinti di trascendenza metafisica o di sguardo divino, creano divisioni pericolosissime e sono foriere di attivismo fanatico estremo.


Per manifestare la contrarietà alle posizioni oscurantiste di ritorno al Medioevo culturale. Contro  la regressione civile e culturale. Contro  le discriminazioni e le disuguaglianze. Con questi intendimenti e convinzioni ReteDem del Veneto, associazione non profit, sarà presente a Vicenza venerdì 29,  e a Verona sabato 30 marzo.

Perchè di questi disvalori  si è caratterizzato il primo Congresso mondiale della Famiglia che si tiene per la prima volta in Italia in questi tre giorni, fino a domenica, a Verona. Fra aspre e roventi polemiche causate da chi ha subito approfittato di questo appuntamento  per rimettere in discussione ed attaccare le conquiste  democratiche e civili. Attaccando il diritto alla responsabile e volontaria maternità, contro gli omosessuali, il mondo Lgbt. E con la partecipazione dell’ultra destra, tra cui Forza Nuova.

Ma ci sono, in contemporanea, anche tante manifestazione in tante città, a difesa dei diritti per tutti, cortei di protesta di associazioni e movimenti.

A Vicenza nel pomeriggio di venerdì 29 marzo, con ritrovo e partenza di un corteo da Piazza Giacomo Matteotti alle 18.30 con fiaccolata, si manifesterà per difendere i diritti di tutti, per salvaguardare le leggi sul divorzio e interruzione volontaria della maternità, la legge 194, attaccati dal decreto legge Pillon.

“Con queste motivazioni essenziali ReteDem Veneto  aderisce alle manifestazioni di protesta a Vicenza come a Verona. Per la pari dignità di tutti i tipi di famiglie. Per un Paese più giusto, più coeso, più uguale. E dunque più forte.”


“Come Verdi, abbiamo aderito alla petizione lanciata da Di.Re – Donne in rete contro la violenza e il 30 marzo parteciperemo, con una delegazione composta da Monica Frassoni, Elena Grandi e Luana Zanella, al Flash Mob per la libertà che si terrà a Verona, in netto dissenso con il contestuale Congresso Mondiale delle Famiglie, per la prima volta ospitato in un Paese fondatore dell’Unione Europea, oltre ad essere stato promosso, sponsorizzato, patrocinato dal Governo nazionale.”

“Le donne stanno cambiando il mondo e nessun attacco di matrice sessista e neopatriarcale potrà fermarle. Quel che va fermato – e fermato subito – è invece il decreto Pillon che consideriamo un’offensiva senza precedenti a decenni di lotte femministe e ai grandi movimenti di cui le donne sono oggi promotrici e leader.”

A Verona faremo sentire la nostra voce agli esponenti più retrivi e reazionari di realtà e associazioni cattoliche integraliste, ortodosse ed evangeliche, agli antiabortisti, ai sessisti, omofobi, anti-LGBT+. A loro non permetteremo di riportare indietro di secoli i rapporti tra i sessi e i livelli di civiltà raggiunti, grazie al coraggio di molti, dalla nostra società.

La nostra contrapposizione rispetto a visioni oscurantiste del Diritto di Famiglia è netta, così come netta è la nostra distanza da movimenti conservatori che, nel tempo, hanno assunto la funzione di collante per le destre e le destre estreme di tutto il mondo.” Scrivono in una nota i Verdi italiani ed Europei.


“Un concentrato di estremisti della cosiddetta ‘famiglia tradizionale’, condito con varie posizioni di intolleranza, omofobia e reduci di vari oscurantismi. I concentrati di estremisti e ultraortodossi, di qualsiasi colore siano, sono già per se stessi fastidiosi. A questo si è aggiunta la farsa dei patrocini, compreso quello sbagliato della Regione Veneto con finale di passerella della destra politica nazionale, in cerca affannosa di una verniciata tradizionalista. In primis Salvini e la Lega, a tutti gli effetti la vera destra illiberale di questi tempi”. Così il Capogruppo del Partito Democratico Stefano Fracasso commenta il Congresso delle famiglie in programma fino a domenica a Verona.

“Fuori dalle ideologie – continua il Capogruppo Fracasso – le famiglie sono già profondamente cambiate, fanno più figli dove l’occupazione femminile è più alta e si offrono più asili nido (Nord Europa, Francia, Alto Adige…), non dove le donne le si vorrebbe a casa con l’assegno di casalinga. Crescono i figli nati fuori dai matrimoni, uno su tre in Italia, e tengono le adozioni, pur nelle difficoltà. Crescono le convivenze, anche dello stesso sesso. Purtroppo continuano a morire troppe donne per mano dei compagni e dei mariti: questa è una vera emergenza sociale. Tutto ciò nulla ha a che fare con la ‘tradizione’, piuttosto con la semplice regola che dove ci sono affetto e amore c’è famiglia. Tutto il resto è patina ideologica, pessima. Detto questo domani sarò sul ponte di Castelvecchio, al flashmob. Perché anch’io tengo famiglia”.


“Si apre oggi a Verona il famigerato congresso mondiale delle famiglie, un conciliabolo di sostenitori dell’antiabortismo, della condanna dell’omossessualità e della repressione del ruolo della donna. È un fatto gravissimo, ed è ancor più grave che avvenga in Veneto”

Sono le parole dei Consiglieri Regionali veneti Patrizia Bartelle (IIC) e Piero Ruzzante (LEU), che aggiungono: “tra i relatori segnaliamo l’arciprete della Chiesa Ortodossa russa, che ha definito ‘assassine e cannibali’ le donne che decidono di interrompere volontariamente la gravidanza, il presidente moldavo Igor Dodon, il quale ha dichiarato di non essere il presidente dei gay perché ‘dovrebbero eleggere un loro presidente’.

La lista delle sconcertanti posizioni dei relatori purtroppo è lunga. Famiglia è dove c’è amore, non conta nient’altro – precisano Bartelle e Ruzzante – l’evoluzione della società passa attraverso il rispetto del prossimo, e non è ammissibile che eventi come questo, finalizzati a promuovere l’intolleranza verso l’altro, abbiano luogo.

A maggior ragione se ciò accade nella nostra Regione la quale ha perfino concesso il proprio patrocinio e, a dispetto delle numerose richieste di questi giorni comprese una interrogazione e una mozione proposte in Consiglio Regionale, non ha ritenuto opportuno revocarlo.

Manifestiamo quindi – concludono i due esponenti del Gruppo Misto – la nostra più totale contrarietà a questa “fiera dell’odio”, a questa specie di convivio della maschilità egemone, convinti che essa non si svolge né in nostro nome né in nome dei veneti che rappresentiamo”