Come cambia la scuola con la didattica a distanza: l’incontro della pubblica istruzione e di massa con la comunicazione pubblica e di massa

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Istruzione e comunicazione web
Istruzione e comunicazione web

C’è stata, probabilmente poi terminata negli anni ’90, una stagione in cui nella scuola, accanto alla trasmissione di contenuti, vi era una dimensione sociale e degli spazi che permettevano il dispiegamento di una ragione dialettica, molto spesso ideologica, emotivamente connotata, più che teoricamente fondata, che però reggeva e sosteneva un dibattito politico intenso, a volte anche sclerotizzato intorno a posizioni utopistiche, che magari oggi possono sembrare anche grottesche, se torniamo con la mente a quei momenti, ma che educavano i ragazzi alla vita politica e sociale.

Poi ad un certo punto si è rotto il legame tra educazione e società ed è accaduto nel momento in cui la scuola non si è più configurata come la sola agenzia di formazione, ma si è lentamente delineato quello che viene definito un policentrismo formativo, cioè la presenza di più situazioni che mettono a disposizione pacchetti di conoscenze per tutti.

Ciò è accaduto subito dopo che i governi siano riusciti ad ottenere un incremento massiccio dei tassi di scolarizzazione, per cui si è riusciti a portare a scuola, con risultati non tutti ottimali, molti di quei bambini che erano destinati al lavoro nei campi e di quelle bambine destinate a restare chiuse in casa.

Se quest’ultimo fenomeno ha costituito un enorme successo per la politica italiana del dopoguerra, con il tempo, e arriviamo agli anni ’90, tale situazione ha generato un’inflazione di titoli scolastici, un esercito di diplomati, e in seguito anche di laureati, perlopiù inutili per il mondo lavorativo.

Il risultato più lampante di questa stagione è stato la perdita di credibilità nella scuola intera come istituzione, come agenzia di formazione e di crescita, ma al tempo stesso, come dicono gli studiosi, tale situazione ha alimentato la fine del “credenzialismo”, cioè la fine della credenza nei titoli di laurea e nei certificati per l’accesso alle professioni socialmente più ambite, affermate e remunerate, mentre si è sempre più insinuata l’idea che per avere successo, quello vero, di pubblico e milionario, si dovesse puntare al talento e, nello specifico, alla rete.

Se i ragazzi e le ragazze della Generazione Y, nati/e tra il 1980 e il 2000, hanno avuto il privilegio di essere definiti nativi digitali e si sono fatti strada esplorando le risorse del web in costante sviluppo, tra la Generazione Z e la Generazione C, nati tutti dopo il 2000, si fa strada in maniera prepotente, e potete chiedere ai vostri figli, il sogno di diventare degli youtubers, cioè di diventare famosi attraverso l’esibizione via web delle proprie performances, che possono raggiungere brevemente anche milioni di visualizzazioni.

E se pensate, tronfi di pregiudizi, che il mondo degli youtubers si esaurisca con i futili consigli modaioli di Chiara Ferragni, oppure con la rubrica Fatto in casa della foodtuber Benedetta Rossi, il cui canale raggiunge più di due milioni di iscritti, vi sarete pure accorti in questi due mesi in cui avete lavorato da casa in smart working, che i vostri figli tra i tre e i dieci anni provavano più interesse e piacere nel seguire le vicende di Me contro te con Lui e Sofì sul tablet (qui siamo intorno ai cinque milioni di iscritti) che guardare i cartoni in tv.

Tuttavia, il mondo degli youtubers è molto più vasto e interessante di quello che i Baby Boomers (nati tra il 1946 e il 1964) e gli appartenenti alla Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) possano immaginare: Imen Boulahrajane di origini marocchine, nota come Imen Jane, ha soli 26 anni e una laurea in Economia alla Bicocca di Milano e se avete un profilo instagram e provate a cercarla, scoprirete che può farvi comprendere semplicemente molte questioni di economia e finanza che non pensavate alla vostra portata; Riccardo dal Ferro, con il nickname RickduFer, ha frequentato il Liceo Zanella di Schio (VI) e poi si è laureato in Filosofia a Padova e adesso è il primo youtuber da 70.000 visualizzazioni sul tema della filosofia sul web.

E, infine, se avete bisogno di consigli per gli acquisti in libreria non cercate più tra le recensioni scritte, ormai vetuste, come dice la Ministra Azzolina, ma cercate tra i bookstagrammer e booktuber emergenti più famosi, come Tiffany, Carmen Borrelli, Chiara Martini e Piera degli Spiriti e sicuramente cambierete opinione sulla demonizzazione del web.

Ora, la spinta che, nella comprensibile confusione della situazione attuale, il Ministero ha impresso alla digitalizzazione della scuola ha permesso un fenomeno interessante da analizzare: l’incontro della pubblica istruzione e di massa con la comunicazione pubblica e di massa. Di conseguenza, moltissimi docenti si sono messi in gioco e hanno colto la sfida: provate a vedere adesso quanti docenti, accanto all’attivazione delle videoconferenze, si sono creati siti personalizzati e canali youtube individuali per fornire strumenti e lezioni asincrone sempre disponibili per i propri studenti, i quali hanno accolto con entusiasmo questa spinta innovatrice nella vita dei propri docenti youtuber.

Se non altro, dalla congiunzione tra la funzione della pubblica istruzione e l’uso degli strumenti della comunicazione pubblica molti docenti si sono accorti che è possibile articolare meglio un prodotto che sia veramente di massa, veramente fruibile da tutti e tutte, come potrebbero testimoniare i numerosi genitori, che hanno assistito i loro figli in questi mesi di didattica a distanza, sentendosi anche loro un po’ studenti.

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