Cimitero Acattolico di Vicenza: la legge del Regno è legge per ebrei, mussulmani e ogni religione

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Tombe ebraiche al cimitero acattolico di Vicenza
Tombe ebraiche al cimitero acattolico di Vicenza

In questi giorni ho fatto una breve visita al Cimitero Acattolico di Vicenza, ogni tanto vengo contattata da qualcuno che cerca un parente “Rebbe” (rabbino). E’ prassi cercare a Vicenza e nei piccoli cimiteri dove la storia non è stata catalogata, perché dei grandi si sa tutto (o quasi)… e si spera sempre di ritrovare preziose radici che l’antisemitismo e il potere clericale hanno rubato nel corso dei secoli. Parliamo del XVIII e XIX (nazismo e fascismo non avevano ancora assunto il potere), talvolta di secoli antecedenti: le richieste bizzarre non mi sono mai mancate e devo anche a questo parte della mia acquisita ironia.

Il mio contatto questa volta è un avvocato israeliano, emissario di qualcuno che cerca qualcosa di familiare ma invano; lo guardo, gli sorrido e gli dico “Cerchi a Cento, nel ferrarese, o nel marchigiano a Parco del Cardeto“, lui mi chiede “non viene con me?“. Ed io serafica “Non ci penso nemmeno, ho visto più cimiteri io che un’impresa di pompe funebri, venga l’accompagno a vedere la Basilica Palladiana, il piazzale della Vittoria e poi lei parte” (tanto per essere chiarissima e non smentirmi mai!). Mi chiede se in Italia esiste la sepoltura “green”. Gli spiego che chi ci governa non conosce nemmeno le regole della sepoltura tradizionale… figuriamoci la “green” perché in Italia, sia ebrei, sia musulmani non vengono sepolti secondo la regola religiosa, ma come tutti in base al decreto napoleonico Sur les sèpoltures del 23 pratile dell’anno XII (12 giugno 1804) e in Italia, sin dall’epoca napoleonica, è espressamente vietata la sepoltura in terra. Nel 1800 Napoleone ha stabilito norme igienico sanitarie per regolamentare la sepoltura dei morti e noi italiani ci riferiamo sia al codice napoleonico, sia al Regio Decreto del 27 luglio 1934. Poi c’è il regolamento nazionale e non mancano regolamenti regionali e comunali, ma le basi sono Napoleone, il regio decreto e il regolamento nazionale. La sepoltura di un ebreo dovrebbe avvenire senza il cofano, in Israele il corpo viene, infatti, inumato direttamente nella terra nuda, salvo per i funerali di Stato e quelli militari. Fuori d’Israele, qualora la legislazione locale, come in Italia, contempli l’obbligo della bara, la religione non frappone alcun tipo di problema, in base al principio dina de-malkuta dina (la legge del regno è legge) che prevede il rispetto delle leggi dello Stato. Gli Ebrei da anni l’hanno capito, ora lo capiscano anche i musulmani e tutti gli altri, da qui non si deroga.

L’israeliano guarda lo spazio inutilizzato del Cimitero Acattolico di Vicenza e mi chiede quale soluzione potrebbe essere la più logica. Io un paio di idee ce le avrei: due filantropi, uno ebreo e uno protestante, per il restauro e, la mia è un’idea molto personale, ma non sono né una politica, né una religiosa, chiamerei il rabbino capo askenazita di Gerusalemme Rabbi Aryeh Stern per una consulenza di buon senso (www.jerusalemgreatsynagogue.com/stern). L’avvocato israeliano mi guarda perplesso e mi chiede, passando a un tono più confidenziale “Ma tu conosci il Rabbino Stern?“. No – gli rispondo -, conosco molti Stern, ma lui no, ho letto sulla stampa israeliana quello che ha fatto e concordo con lui, ha autorizzato la sepoltura del palestinese musulmano Ala’a Qarash, morto in un incidente stradale, in un cimitero ebraico, a Gerusalemme in territorio israeliano, in uno spazio riservato a persone non credenti o di altre religioni (https://www.jns.org/jerusalem-chief-rabbi-orders-muslim-who-sold-land-to-jews-be-buried-in-jewish-cemetery/ vedi la traduzione dell’articolo sotto*), ma pur sempre in un cimitero ebraico in Terra di Israele. Nessuna moschea e nessun cimitero musulmano ha voluto accogliere le spoglie di Ala’a Qarash, perché sospettato di voler cedere terreni di proprietà della sua famiglia ad ebrei israeliani. Il Rabbino Stern, incurante dei consensi o dei non consensi, ha agito da Uomo ed ha così definito il suo gesto: “Poiché i musulmani non lo seppelliranno, dobbiamo correggere la distorsione della giustizia, che si traduce in un’umiliazione ingiusta di un uomo il cui unico peccato era prepararsi a vendere terre agli ebrei, spetta a noi onorare un giusto gentile, e in questo caso una persona che ha mostrato buona volontà ed è disposta a correre rischi per l’insediamento ebraico“. Ha fatto quello che ogni coscienza civile dovrebbe fare. Ben vengano quindi altre sepolture al cimitero acattolico di Vicenza, nel rispetto di ogni religione, dei vincoli imposti dalle belle arti, del tempietto con la sua pietra per il lavaggio delle salme rivolta verso Gerusalemme, delle norme sanitarie, della legislazione in corso senza manipolazione alcuna, utilizzando un’entrata comune, per gente comune, perché nessuno di noi, da morto, è speciale, finiamo tutti allo stesso modo: in posizione orizzontale. Dipendesse da me, per chi non vuole o non può essere cremato, farei le sepolture in verticale così si risparmia spazio. In caso di dubbi, suggerisco, quindi, una consulenza del Rabbino Capo Askenazita di Gerusalemme, Aryeh Stern, che si scontrerà con il Rabbinato Italiano, ma che nella precisa circostanza ha dato segno di buon senso ed umanità: chapeau!

 

*Traduzione da JNS del 21.11.18. Il Rabbino capo di Gerusalemme Aryeh Stern ha autorizzato la sepoltura di un musulmano nel cimitero ebraico di Har HaMenuchot di Gerusalemme dopo che le autorità religiose musulmane hanno dichiarato che non poteva essere sepolto in alcun cimitero islamico. Ala’a Qarash è stato ucciso insieme con altre sei persone in una collisione stradale tra un tir e un minibus sull’autostrada 90. Il rabbino capo di Gerusalemme ordina che un musulmano che si proponeva di vendere suo terreno ad ebrei sia sepolto nel cimitero ebraico. Il muftì di Gerusalemme, Erima Sa’id Sabri, ha emesso lo scorso luglio una “fatwa” che ordina a tutti i musulmani di respingere completamente i venditori di terra, rifiutando matrimoni, sepoltura, affari e la partecipazione ai funerali di queste persone. La Legge dell’Autorità Palestinese, punisce con il lavoro duro o persino con la pena di morte la vendita di terra a ebrei. La scomunica della famiglia è stata finalmente portata all’attenzione del gruppo israeliano di difesa di Im Tirtzu (un’organizzazione non governativa sionista fondata nel 2006, con il compito di rafforzare il pensiero sionista, sito https://imti.org.il/en/) che ha portato il caso a Rabbi Stern. Con una sentenza molto rara, il rabbino considera Qarash un “giusto gentile” e ha ordinato che fosse sepolto nella sezione laica del cimitero ebraico Har HaMenuchot di Gerusalemme. Quando alcuni membri della sua famiglia hanno tentato di portare il suo corpo alla moschea di Al-Aqsa sul Monte del Tempio per preghiere pre-sepoltura tradizionali, sono sorte proteste da parte di musulmani che hanno definito Qarash un “traditore”, per un presunto coinvolgimento in una transazione immobiliare di famiglia con ebrei . Ne è nata una lotta a calci e pugni. Quando si è diffusa la notizia delle accuse, altre moschee di Gerusalemme hanno rifiutato il musulmano. Il cimitero in cui sono sepolti altri membri della famiglia Qarash ha rifiutato di ricevere il corpo o di erigere una tradizionale tenda dei dolenti, e alla fine è stato sepolto temporaneamente fuori da un cimitero musulmano a Nabi Salih, una città vicino a Ramallah. Il muftì di Gerusalemme, Erima Sa’id Sabri, ha emesso a luglio una fatwa contro qualsiasi musulmano che venda terra di Israele a un ebreo e che venga anche considerato un eretico, non credente e traditore di Dio, dell’Islam e della patria.

Nota: Im Tirtzu è un movimento centrista extraparlamentare che agisce per rafforzare i valori del sionismo in Israele, per rigenerare l’ideologia e il pensiero sionista al fine di assicurare il futuro del popolo ebraico e dello Stato di Israele e per rafforzare la società israeliana nelle sfide in cui essa si interfaccia. Im Tirzu chiede una seconda rivoluzione sionista nella vita intellettuale, culturale, mediatica e politica di Israele. Im Tirzu è l’unica organizzazione in Israele che difende apertamente e con orgoglio Israele e il sionismo nei campus israeliani, sulla premessa che gli studenti sono una forza trainante del rinnovamento sionista.

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.