Gay Pride, Caterina Soprana per il Comune di Vicenza assente: “provocazione sessuale”

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Rucco e Soprana
Rucco e Soprana

In qualità di delegata ai diritti civili – scrive Caterina Soprana, consigliere comunale delegata ai Diritti Civili Comune di Vicenza – oggi è previsto un mio saluto al Pride. Era prevista anche una presenza ieri pomeriggio, all’apertura della manifestazione, ma non mi sono presentata (avvisando gli organizzatori). La decisione è dovuta alla comparsa sui social di una locandina ufficiale e di alcuni “annunci”, da parte di associazioni affini agli organizzatori, che con la difesa dei diritti non hanno nulla a che fare, sono pura provocazione e pesante volgarità.

Eppure le premesse erano buone. Appianata ogni difficoltà sul percorso, collaborazione fattiva con l’amministrazione sotto ogni profilo tecnico. La mia presenza costante e caratterizzata da (credo) incontestabili impegno, sostegno morale e buona fede. Nei giorni scorsi è uscito un comunicato stampa del Vescovo che dimostrava apertura e accoglienza per tutti, indistintamente, invocando il rispetto per la persona e la sensibilità di ognuno. Dichiarava, fra l’altro, l’estraneità della Diocesi alla “processione purificatrice” annunciata per questa mattina.

Mentre scrivo, a Piazza Castello una “manifestazione” sta denigrando il Padre Nostro, rivestendolo di metafore a sfondo sessuale che offendono impunemente chi nei valori cristiani crede profondamente (e non sto parlando di bigottismo, ma di chi è pervaso da fede sincera, che va sempre, e sottolineo sempre, rispettata, anche da chi non crede). Una volgarità che supera ampiamente la soglia del buon vivere civile. Se si voleva contrastare l’estremismo della prima, non si poteva trovare un metodo peggiore.

Sto scrivendo in virtù della mia delega, e come persona che mette da sempre al primo posto i valori della libertà e del rispetto reciproco. Valori che mi appartengono, e sfido chiunque a metterlo in dubbio.

Ho pensato a lungo, in queste ultime ore, alla mia presenza odierna e, dopo questa partenza, non la trovo opportuna. Lo scrivo in totale serenità, forte, in coscienza, di esserci sempre stata, di avere agito al fianco delle associazioni Lgbt, cercando di risolvere e appianare ogni possibile ostacolo per la buona riuscita di questo Pride. Forte di averci sempre messo la faccia in modo onesto e trasparente, pur non celando la mia poca propensione alla modalità esibizionista della parata, ma riconoscendone il significato che le associazioni vi ripongono. Però non era questo l’obiettivo condiviso. Non era questo quello che sono andata difendendo (e che continuerò a difendere e tutelare, ma nei giusti modi).

Riaffermo dunque tutto il mio impegno sincero per la tutela dei diritti e della libertà, ma prendo netta distanza da questo tipo di comunicazione e di espressione, che non solo non difende i diritti, ma denota totale mancanza di rispetto per le tante persone che da quel tipo di linguaggio si possono sentire offese.

Riducendo un tema così delicato alla provocazione sessuale si produce solamente l’impoverimento di una tematica delicata e piena di significati molto più profondi, come la libertà, il rispetto, il diritto alla felicità, il diritto di essere accettati per quello che siamo. Se sono risibili le contro-manifestazioni in stile “purificatore”, l’esibizionismo becero e provocatorio è offensivo, di pessimo gusto, e del tutto inutile. In entrambi i casi (passatemi il termine) non vedo affermazione di alcun valore, vedo solo perversione.