Assange deve “sparire”, benvenuti nel “realismo capitalista”: se provassimo almeno a protestare piuttosto che chinare la testa e vivere a occhi chiusi?

132
Mobilitazione per la libertà di Julian Assange:
Mobilitazione per la libertà di Julian Assange: "la libertà di Assange è la mia libertà"

Ho scorso le prime pagine degli organi di informazione nazionali on-line: ansa, repubblica, corriere dell sera, la stampa, il fatto quotidiano, il messaggero, il giornale, libero, il mattino di napoli, il tempo, il foglio.
Cercavo qualcosa su Julian Assange. Una notizia, qualche informazione, anche solo un avviso, visto che ieri è iniziato il processo per la sua estradizione.
Ebbene ho trovato solo qualcosa su corriere.it (sulla sezione “blog e rubriche”) e su ilfattoquotidiano.it…. gli altri, niente.

Ma si sa, Assange è un pericolo per la sedicente “più grande democrazia del mondo”, gli Stati Uniti.
Un pericolo perché ha diffuso notizie vere che dimostravano crimini di guerra perpetuati dagli USA e alleati del mondo occidentale.
Lo ha fatto in spregio di quella “grande democrazia” (evidentemente “di parte”) che non  può essere mai mettere in dubbio.
Le “dittature” per questi nostri organi di informazione sono altre. C’è  il Venezuela di Chavez e Maduro per esempio … una “tirannia” che, però, lascia in libertà quel Guaidò autoproclamatosi presidente con l’appoggio, guarda caso, delle stesse “democrazie” che perseguitano Assange o che si girano indifferenti da un’altra parte quando lo sentono anche solo nominare.
Ormai è palese: Assange deve sparire, non può esistere. Il suo cervello deve essere spento. Non ha ucciso nessuno, è vero, ed è altrettanto vero che le informazioni che ha diffuso non sono false. Sono soltanto “scomode” al potere imperiale di USA & Co.  E proprio perché mettono in cattiva luce il potere imperiale.non possono essere rese pubbliche ai cittadini. Questi non devono pensare e soprattutto non possono sapere. devono restare nell’ignoranza e credere di vivere nel migliore dei sistemi possibili. Quello che sarebbe corretto chiamare “realismo capitalista”.

E se provassimo almeno a protestare? A pretendere che Assange sia un uomo libero? Non sarebbe più dignitoso che chinare la testa e vivere a occhi chiusi?

Articolo precedenteWilly e i coglioni
Articolo successivoPoste Italiane in onda con Tg Poste: una voce nuova racconta il Paese e l’azienda
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.