Arte culi ‘n aria, l’undicesima ricetta vicentina di Umberto Riva: “i sparasi de Bassan co i ovi”, le punte della vita

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Arte culi ‘n aria, i sparasi co i ovi
Arte culi ‘n aria, i sparasi co i ovi

“Arte culi ‘n aria“ è il titolo di una serie di.. articuli così come li ha scritti (l’ultima pubblicazione di quello che ripubblichiamo oggi è del 25 dicembre 2019, ndr) Umberto Riva per te che nel piacere della tavola, vedi qualcosa di più: gli articoli sono raccolti insieme alla “biografia” tutta particolare del “maestro” vicentino Umberto Riva nel libro “Arte culi ‘n aria”, le cui ultime copie sono acquistabili anche comodamente nel nostro shop di e-commerce o su Amazon.

Prima di “gustarti” la nuova ricetta fuori dal normale di Umberto Riva rileggi la Prefazione e il glossario di “arte culi ‘n aria“, una nuova serie di.. articuli così come li ha scritti il “nostro” Umberto per te che nel piacere della tavola, vedi qualcosa di più.


Un uomo può vivere con un uovo al giorno. Lo diceva lo zio Ivo detto Cerina perché aveva una privativa, sali tabacchi e valori bollati, compresi i cerini. O forse la ragione era un’altra!Prima di “gustarti” la nuova ricetta fuori dal normale di Umberto Riva (i sparasi dde Bassan) rileggi la Prefazione e il glossario di arte culi ‘n ariauna nuova serie di.. articuli così come li ha scritti il “nostro” Umberto per te che nel piacere della tavola vedi qualcosa di più

Un uovo con gli asparagi di Bassano è meglio. No! È supremo.

Bisognava scottarsi le dita. Sì. Perché l’uovo “sudà”, deve essere pelato bollente così come bollente deve essere messo sul piatto. Una volta tagliato a metà, deve rilasciare il tuorlo leggermente denso, liquoroso, “co ‘a giosa”. Il tuorlo si mischierà con olio, con l’aceto, con il sale ed il pepe. Tutto pronto per intingere “i sparasi” rigorosamente bollenti.

Per essere pronti a degustare “i sparasi co i ovi” non dimenticare.

Primo: mettere sotto al piatto da una parte un boccone di pane, ciò permetterà al condimento di concentrarsi dalla parte opposta ed occupare solo uno spazio ridotto, creando un guazzetto dove intingere gli asparagi.

Secondo: gli asparagi, previa scottoni, dovranno essere presi per la base, tra il pollice l’indice ed il medio della mano sinistra (diversamente per i mancini).

Terzo: la punta dell’asparago verrà immersa nell’olio, aceto, pepe e sale, torlo d’uovo e schiacciata con i denti della forchetta in modo da spiaccicarla. Così operando, quella squisitezza composta da uovo, olio, aceto e pepe ed il torlo d’uovo, potrà inzuppare, penetrare, impregnare, insaporire le fibre dell’asparago. Non è regola, ma si può lasciare le punte disfatte nella bagna, mangiare il resto dell’asparago, ed alla fine gustare, senza più doverci mettere mani e dita, la deliziosa crema. Quella crema che li ti guarda dal piatto e sembra dire “magname”.

Quattro: l’asparago, privato dell’apice secondo quanto descritto al punto tre, deve essere infilato in bocca quindi tirato per la base che tieni tra le tre dita della mano destra (sinistra per i mancini) e riestratto facendolo scivolare premuto tra i denti semichiusi e le labbra, resterà così tra le famose tre dita solo la parte filamentosa che è tanto più piccola quanto di maggiore qualità e freschezza sono gli asparagi. Il massimo? “I xera cosi boni che se ga magna tuto, anca ‘l manego”.

Quinto: quale atto finale ed irrinunciabile; il piatto dovrà essere pulito, anzi, lucidato, col pane, usufruendo anche di quel boccone che dall’inizio si trovava sotto il piatto.

Sesto: non fa parte delle regole, ma del “goloseso”, la “poenta freda”. Non va servita sul piatto degli asparagi, ma su uno a parte; usare delle fette di polenta fredda da mangiare, a bocconi durante la degustazione dei “sparasi co i ovi”, ed alla fine, prima di ricorrere al pane, intingerne in quella sublime crema, meglio usando le mani “pociando la feta intiera”; ciò sarà attuabile solo se si è ricorsi alla ‘non regola del punto tre.

Alla fine? In cucina, dove si è cotto e dove si è mangiato, rimarrà un profumo diverso, un profumo da buono, da sano. Nessun odore di unto. Solo  una traccia, flebile e piacevole, “da freschin”. Un odore gustoso, proprio un “odore da bon”.

Viva i sparasi. Viva Bassan.

L’articolo Arte culi ‘n aria, la ricetta n. 11 di Umberto Riva: “i sparasi co i ovi”, le punte della vita proviene da L’altra Vicenza.