Arringa processo BPVi una e trina su baciate: apre contro Zonin avv. parte civile Laura Bortolamei e poi parlano Domenico Bottega e Michele Pedoja

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Dopo Luigi Ravagnan (nel video il suo affondo contro Gianni Zonin), Michele Vettore (qui il video delle sue lucide argomentazioni), Renato Bertelle (clicca qui anche per il suo momento di emozione), Paolo Ciccotto (qui la sua “petizione” popolare) e Pier Marco Lucibello (nel video al sua frase “cadde a Norimberga l’argomento dell’ordine del Führer, cada anche qui“) proponiamo altri tre video delle arringhe pronunciate nell’udienza del 17 dicembre 2020 riservata alla parti civili private.

Se l’avv. Laura Bortolamei (video di copertina), in rappresentanza della Rce srl della famiglia Ravazzolo rimasta col cerino in mano di mega baciate, ha sparato alzo zero contro l’ex presidente Gianni Zonin (“imputato spregiudicato nel liberarsi dei suoi beni, talmente spregiudicato da farlo anche in violazione allo statuto della sua società;… Zonin è uscito dall’aula tutte le volte che deponevano testimoni sfavorevoli, tutti lo hanno notato;… era un monarca assoluto…”) per gli avvocati Domenico Bottega (per la signora Rossella Baggio “vittima” di una baciata da 300.000 euro) e Michele Pedoja vi affidiamo per la lettura, così come anche per Bartolamei, alla trascrizione integrale dei loro interventi subito dopo i due video

Dopo avervi ricordato che per tutti i legali di parte civile intervenuti “oralmente” abbiamo pubblicato i relativi video (clicca qui), che per gli atti del processo (che abbiamo seguito in tutte le udienze, clicca qui) potete andare sulla sezione dei File Premium del nostro sito BankiLeaks.com dove sono disponibili tutti i verbali, che il collegio (De Stefano, Garbo ed Amedoro) deciderà a marzo, dopo le arringhe delle difese che inizieranno il 13 gennaio con quella di Marin e si concluderanno il 9 marzo con quella della BPVi in Lca, sulle pene proposte dall’accusa rappresentata dai pm Salvadori e Pipeschi (per Gianni Zonin 10 anni di reclusione dei 51 complessivi chiesti per gli imputati), ecco di seguito in sequenza la trascrizione di Bortolamei, il video e l’intervento di Bottega e quelli di Pedoja.

PRESIDENTE DEL COLLEGIO – …. – Buone feste anche a lei, grazie, Avvocato. Prego.

Arringa della Parte Civile, Avv. Bortolamei

PARTE CIVILE, AVV. BORTOLAMEI – Io prendo le mosse da quella che è stata la testimonianza della dottoressa Annalisa Lombardo, sentita all’udienza del 10 settembre 2020, era Teste comune mia e della Difesa dell’Avvocato Zonin. È una fedele segretaria di Zonin, classe 1947, che, pure abitando in Viale Verona, si è premurata di arrivare in udienza un’ora e mezzo prima del tempo per cui era stata citata. La solerte segretaria ci tratteggia quella che è la personalità di Zonin, e ci spiega innanzitutto che l’allora Presidente della Banca Popolare era solito, anche se oberato di impegni, di seguire personalmente molte delle iniziative culturali della Banca. Oltre a questo, il Presidente, che era un vero stacanovista, lavorando dalle 8 di mattina alle 20 di sera – lo dice sempre la dottoressa Lombardo – si premurava di dedicare, soprattutto quando c’era l’Assemblea del CdA, alcuni minuti alle persone che accedevano all’Ufficio della Presidenza. Lo standard era quello di 10-15 minuti, ed è evidente che l’imprenditore Presidente della Banca Popolare certo sapeva – ed è emerso in sede di istruttoria – con chi si rapportava. Tant’è che la stessa segretaria riferisce nomi e immagini di personaggi blasonati, anche della televisione. È quindi evidente che, allorché il Presidente, fin dal 2011, forse anche qualche anno prima (il riferimento è alla testimonianza di Ravazzolo), ha dedicato il suo bene più prezioso, il tempo e la sua disponibilità, invitando alcuni azionisti molto vicini alla Banca (il riferimento è Ravazzolo, Morato, Loison eccetera), nonché quelli che erano i vertici appunto della Banca, conosceva assolutamente quella che era la tipologia di commensali con cui si sarebbe apprestato a consumare la cena. Sapeva, in particolare, per quel che ci interessa, che i fratelli Ravazzolo non avevano delle posizioni debitorie o passive, intendo mutui, affidamenti, finanziamenti con la Banca, ma che gli stessi erano degli azionisti tanto vicini alla Banca da aver fatto delle operazioni di finanziamento correlate all’acquisto di azioni della Banca stessa. La prima, ci dice Ravazzolo, è del 2011, 5 milioni di euro, incrementata di anno in anno, anche se era appunto diversamente, diversi erano gli accordi che prevedevano la monetizzazione, diciamo, la chiusura dell’operazione a fine anno, tanto incrementate da arrivare a una perdita complessiva per ciascun fratello di circa 47 milioni di euro. È evidente che, allorché i Ravazzolo si riferivano al Presidente, il Presidente, che certo conosceva il soggetto con cui si rapportava, nel momento stesso in cui garantiva quella che era la serenità dell’investimento, certo sapeva e volontariamente diceva che l’operazione che avevano fatto, proposta da Giustini e Sorato, era non solo ben fatta ma era anche un’operazione sicura. È quindi evidente che, se il Presidente sapeva, nel momento stesso in cui redigeva quelle che la dottoressa Lombardo chiama “lettere di garbo” e che io preferisco definire “lettere di buona gestione”, allorché diceva a tutti i soci che le cose in Banca andavano a gonfie vele, che non si dovevano preoccupare e che, anzi, si dovevano compiacere degli ottimi risultati che via via conseguivano, ha evidenziato – ed è qui la prova – di quello che è il dolo del reato che sicuramente è da riconoscere in capo a Zonin. Mi permetto di tratteggiare altre due connotazioni su quella che è la persona dello Zonin, che io, insieme all’Avvocato Bertelle e all’Avvocato Vettore, ho avuto l’opportunità di affrontare anche in riesame, a seguito del sequestro conservativo, ma che tutti voi potete aver apprezzato dalle notizie giornalistiche, diciamo, connotano questo Imputato. È un Imputato spregiudicato, che si è liberato dei propri beni nelle more delle indagini penali, allorché ha capito che probabilmente potevano essere aggrediti, come di fatto sono stati aggrediti, almeno da alcuni di noi, con un sequestro conservativo. È talmente spregiudicato che ha fatto queste operazioni in violazione di quelle che erano le previsioni dello Statuto societario, e quindi delle modalità espressamente previste per cedere il proprio patrimonio. Che lo Zonin, poi, conosca esattamente il soggetto con cui si rapporta – e questo lo dico proprio per comprendere quella che è l’importanza e la sicura rappresentazione e volontà del reato di aggiotaggio, per quel che mi interessa, in capo allo Zonin, ovvero quindi la perfetta conoscenza che egli ha delle persone – lo abbiamo apprezzato all’interno di questo processo: perché il Collegio, come me, non può non aver notato che l’onnipresente Zonin si alzava e usciva dall’aula, allorché sarebbe entrato e sarebbe stato sentito un testimone allo stesso scomodo. Concludo, dicendo quello che avrebbe detto, voluto dire Bertelle, che credo sia una connotazione ulteriore, sul fatto che Zonin decidesse all’interno della Banca quello che doveva essere fatto: il riferimento a quello che è successo dopo che lo stesso aveva conferito con Gatti, che gli aveva detto quello che era successo all’interno della Banca, e lui, il giorno stesso, ha deciso di licenziare Sorato, con quella bellissima buonuscita di 4 milioni, e il CdA ha appunto rettificato. Che Zonin fosse un “monarca assoluto” ce lo dice la Piussi, e quindi questo è stato riportato anche dal Pubblico Ministero. Quello che mi preme – mi avvio quindi alla conclusione – perché mi pare di aver compreso all’esito di questo processo che al Tribunale debba servire un momento di forza, forse, rispetto a quello che è un Imputato che, come bene ha detto Ravagnan, cerca di trincerarsi dietro alla sua età e al fatto di non sapere. Il Presidente Zonin sapeva, voleva e determinava quelle che erano le operazioni all’interno della Banca. Credo, quindi, che all’esito dell’istruttoria dibattimentale sia stata provata la penale responsabilità di tutti gli Imputati, e rispetto agli stessi, oltre a chiedere la condanna che sarà ritenuta di giustizia, mi riporto alle conclusioni scritte, che ho già dimesso.

PRESIDENTE DEL COLLEGIO – … L’Avvocato Bortolamei ha le posizioni 197, 400, 398-bis, 398, 261 e 402. La nota spese e le conclusioni scritte sono state già depositate. Grazie, Avvocato…

Arringa della Parte Civile, Avv. Bottega

PARTE CIVILE, AVV. BOTTEGA – Buonasera. Domenico Bottega, in sostituzione dell’Avvocato Bernardi: era la posizione prima, avevo ceduto il posto all’Avvocato Ravagnan.
PRESIDENTE – Ha già depositato?
PARTE CIVILE, AVV. BOTTEGA – Niente, no.
PRESIDENTE – Per favore, i numeri delle posizioni che rappresenta. PARTE CIVILE, AVV. BOTTEGA – 580. Posso depositare.

Arringa della Parte Civile, Avv. Bottega

PARTE CIVILE, AVV. BOTTEGA – Sarò anch’io molto breve e mi richiamo fin da subito alle conclusioni e alle deduzioni del Pubblico Ministero e dei Colleghi che mi hanno preceduto. Mi concentro soltanto su una testimonianza, un Teste che anche questo patrocinio aveva contribuito a escutere: è il dottor Sterle, Alberto Sterle (qui la deposizione, che è stato sentito il 21 novembre 2019. La sua testimonianza pare particolarmente utile ai fini di questo processo perché è uno dei Testi che ha messo in luce in maniera molto efficace quella che era la prassi delle baciate. Mi richiamo ad alcuni elementi, che anche nelle loro deduzioni i Pubblici Ministeri hanno messo in luce. In primo luogo, lui parla di quelle famose lettere di impegno e di garanzia, e testualmente nel corso della sua testimonianza dà atto del fatto che quelle lettere, per tutte le operazioni baciate che lui personalmente aveva concluso, fossero sempre arrivate a firma o del dottor Giustini o del capo area; a conferma, quindi, queste lettere della credibilità di tutte le testimonianze che sono state date sulla questione e in particolar modo del coinvolgimento diretto della Direzione Commerciale e del Direttore Generale. Il dottor Sterle è stato a lungo funzionario di Popolare di Vicenza e ha concluso numerose operazioni baciate, di importi anche milionari. Una di queste operazioni baciate, forse non la maggiore ma comunque di un importo consistente, di oltre 300.000 euro, è quella che ha consigliato alla nostra assistita, e cioè la signora Rossella Baggio. Nel descrivere questa operazione, dà atto di quella che fosse la prassi, di quello che era il metodo sistematico che veniva adottato. Caratteristica fondamentale di questo metodo, come già si è detto, era l’occultamento. In particolare, per l’operazione conclusa dalla signora Baggio, dà atto del fatto di come, per lei, che era una signora già allora anziana, che veniva seguita in tutte le sue operazioni dal genero, che però viveva lontano, si decise di aprire un conto separato. Il genero, d’abitudine, seguiva la gestione finanziaria della suocera attraverso il sistema di home banking. In quel caso lì si decise, non a caso, di aprire un ulteriore conto corrente, che non fosse collegato all’home banking, e che così impedisse sostanzialmente a chi effettivamente aveva il controllo della gestione finanziaria di poter vedere quel che stava succedendo, e quindi l’apertura di un finanziamento correlato, l’acquisto di queste azioni; e in un secondo momento, siccome la signora stava per escutere una polizza sulla vita, il ripianamento di questo debito comprato, siccome la signora non intendeva continuare ad avere questo debito. Tutta questa operazione è stata scoperta ex post, molti anni dopo, dai parenti della signora, quando hanno appreso di questa notizia sui giornali, e di come la sorella e la stessa signora Rossella Baggio fossero vittima di queste operazioni. Un secondo elemento che mette in luce il dottor Sterle è: parla di una riunione famosa al Teatro Comunale di Vicenza del 5 settembre 2015. Sottolineo due elementi che il dottor Sterle mette in luce: il primo, si stupisce delle parole del dottor Zonin in relazione alla prassi delle operazioni correlate, che dal dottor Zonin in quella sede vengono definite “illegittime”. Il dottor Sterle, che per anni ha ricevuto direttive dai suoi capi area, dalla Direzione Generale e Commerciale, di agire in un certo modo, è particolarmente stupito perché tutti l’avevano rassicurato sul fatto che questa fosse prassi nota e ammessa e che, al più, potessero essere definite come delle operazioni “borderline” ma mai illecite. Il secondo elemento che emerge è – nel caso specifico poi della signora Baggio la risposta alle nostre domande – come la signora Baggio, ma anche gli altri assistiti sostanzialmente godessero di assoluta fiducia nei confronti di questi funzionari e si affidassero ciecamente alle loro parole. In particolar modo, per l’aumento di capitale del 2013, che ha interessato la signora, lui testimonia chiaramente di aver dipinto una situazione rosea e salutare della Banca, e quindi come l’aumento di capitale fosse un perfetto investimento. In relazione poi a tutte le altre posizioni di cui l’Avvocato Bernardi, che oggi sostituisco, qui difende, e quindi, in sintesi, gli eredi del signor Ferdinando Vendramin, la dottoressa Dalla Pozza, l’ingegner Di Carpegna Brivio, il dottor Gagliardi, la dottoressa Tagliapietra e i signori Verona e Vallortigara, abbiamo per tutti questi soggetti ricostruito quali sono stati gli esborsi in somma capitale per l’acquisto di queste azioni. Abbiamo altresì quantificato quello che è l’ulteriore danno che ne è derivato dalla totale svalutazione delle azioni e dalle false informazioni che hanno subito. Tra le varie domande risarcitorie pongo l’attenzione su una, e cioè sul fatto che a lungo si è detto che, alla luce di quelle che si sono poi rivelate essere false informazioni diffuse al mercato, gli azionisti abbiano investito in azioni Popolare di Vicenza. Forse non si è detto abbastanza, che alla luce di queste false informazioni gli azionisti mai hanno disinvestito. Se questi azionisti, soprattutto quando le azioni Popolare di Vicenza hanno raggiunto il picco dei 62,50 euro, avessero saputo che in realtà la situazione della Banca era tutt’altro che florida e che quelle che avevano in mano non erano delle azioni sicure, avrebbero di sicuro disinvestito quei soldi e avrebbero perlomeno tentato di metterle in vendita. In realtà, le condotte che sono state perpetrate dagli Imputati e dalla Banca hanno anche solo impedito a tutti i soggetti di poter mettere in atto tempestivamente delle azioni di disinvestimento. Mi richiamo, quindi, alle conclusioni che ho depositato, alla nota spese e alla tabella riassuntiva in cui abbiamo sintetizzato le domande risarcitorie. Grazie.

Arringa della Parte Civile, Avv. Pedoja

PRESIDENTE –… Va bene. Allora, chi interviene adesso? Prego.

Arringa della Parte Civile, Avv. Pedoja

PARTE CIVILE, AVV. PEDOJA – Buongiorno a tutti. Avvocato Pedoja, la numero 582, ho già depositato conclusioni e nota spese. Sarò brevissimo, anche perché gli illustri Colleghi che mi hanno preceduto hanno veramente sviscerato elementi del dibattimento, hanno molto egregiamente, senz’altro non ne sarei in grado, dimostrato la strategia preordinata che vigeva in Banca Popolare di Vicenza sin dal 2008-2010 per far cassa in un certo modo, per creare, mistificare una realtà che non era quella della Banca, come purtroppo si è potuto accertare a seguito delle varie ispezioni di Banca d’Italia e BCE. Purtroppo, in questa vicenda delle cosiddette “operazioni baciate”, che ha portato anche all’acquisto delle azioni in proprio con svalutazione del titolo, è in corsa anche la mia assistita: è una piccola società, di fatto gestita da una signora che ha dedicato la vita, siamo nel settore tessile, che all’epoca della crisi del 2008 si è vista costretta di ricorrere al credito bancario. Era una correntista storica della Banca Popolare di Vicenza, e in quel periodo aveva bisogno di liquidità, e in quel periodo è cominciata quella triste condotta dei vari direttori che l’hanno frequentata, perché erano i direttori che andavano in azienda a proporre il prodotto, che offrivano i finanziamenti: sono partiti con 50.000, 80.000, 100.000 euro, a patto però che ci fosse l’acquisto delle azioni della Banca. Questo è continuato, nel primo periodo il prospetto contabile era senz’altro positivo, e la signora era anche indotta in questo: è un investimento, faccio una piccola – come ha detto lei prima, come ha detto prima il collega – “musina”, perché posso pensare a fare altri investimenti. Tenete presente che un progetto della ditta era aprire un piccolo punto vendita in Via Monte Napoleone a Milano, cosa che purtroppo, anche in conseguenza di questa triste vicenda, non poté portare a termine. Sui fatti che hanno coinvolto la mia assistita, che sono un esempio dell’enorme numero di soggetti coinvolti, sia essi piccoli risparmiatori sia esse piccole o medie imprese, sono dettagliatamente stati indicati e anche documentati sia nell’atto di costituzione di Parte Civile sia nell’istanza di introduzione Testi. Addirittura, avevo indicato come Teste uno dei consulenti della Banca, che questa volta in buona fede aveva coinvolto la signora, che però in corso d’opera adesso opera in un’altra banca, è anche disposto a darle una mano, un altro di quei “famigerati” (chiamiamoli così) direttori o vicedirettori che proponevano, anzi, propinavano questo modus operandi alle piccole ditte, è stato anche oggetto di un tentativo di azione extragiudiziale, ho anche allegato una diffida con cui richiedevo i danni, purtroppo caduta nel vuoto. I danni sono stati tutti documentati e sono rappresentati, dal punto di vista nominale, dal disvalore delle azioni: una perdita di circa 85.000 euro, perdita però che non può rappresentare l’intero danno subito dalla mia assistita. Questo perché una piccola impresa, per un’impresa così piccola un danno, la perdita di questa liquidità, di questo accantonamento, ha conseguenze, come poi effettivamente ha avuto, decisamente maggiori. Prudenzialmente, per non, diciamo, “sparare” cifre alte, avevo indicato nella costituzione di Parte Civile un importo di 100.000 euro; nelle conclusioni, che ho già depositato e che qui vado a confermare, accertata la penale responsabilità ovviamente degli Imputati per i fatti a loro ascritti, e anche la responsabilità del Responsabile Civile, chiediamo la condanna generica nella misura, che poi sarà da quantificare in un separato giudizio civile; chiediamo, però, se possibile, se ritenuto congruo dal Tribunale, sin da subito una provvisionale non inferiore a 70.000 euro, tenuto conto che il danno reale subito da questa signora, da questa persona, a cui veramente ci tengo e sono venuto di persona a dire queste due brevi parole, mi sarei potuto limitare a depositare le conclusioni scritte; spero che questa cifra possa essere, semmai riuscirà effettivamente a recuperarla, di ristoro quantomeno per tutto quello che ha subito in questa triste vicenda. Ho già depositato le conclusioni, che ho già sintetizzato in questa breve mia relazione; ho già depositato la nota spese, e quindi mi rimetto alla decisione del Tribunale, facendo a tutti i migliori auguri di buon Natale, ma di tutto, insomma, per quello che stiamo vivendo. Grazie.

PRESIDENTE – Grazie, Avvocato, buone feste anche a lei….


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