Arringa processo BPVi: l’avv. di parte civile privata Michele Vettore sostiene richieste di pene dell’accusa ma in più punta il dito contro Banca d’Italia

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Quello dell’avvocato di parte civile privata Michele Vettore è di sicuro un volto noto per i pochi frequentatori dell’aula del processo BPVi, celebratosi nell’indifferenza della stampa nazionale e, ahinoi, delle decine di migliaia di vittime, da sempre restie a “manifestare” di persona e pubblicamente il proprio dramma (perché?), poi scoraggiate a presenziare al processo BPVi per evitare il paventato pienone nella fu, inutile, “aula bunker” di Mestre, quindi rassegnate ad esiti del dibattimento non favorevoli alla loro sete di giustizia, infine abbandonate a se stesse da alcune pseudo associazioni (a… delinquere?) di risparmiatori e rassegnate alle speranze residue di avere il 30% di indennizzi del FIR.

Mentre hanno brillato per “latitanza” proprio la gran parte dei legali della associazioni (qui tutti i nostri articoli e qui nella sezione Premium di Bankileaks.com tutti i verbali del processo BPVi, ndr), Vettore, con Bertelle, Ciccotto e pochissimi altri, è stato il più assiduo in aula ad ascoltare per conto delle parti civili rappresentate accuse, difese e perizie di tutti gli attori del processo BPVi.

Particolarmente significativa quanto efficacemente sintetica è stata, quindi, la sua arringa finale del 17 dicembre, la prima delle parti civili davanti al collegio giudicante (De Stefano, Garbo ed Amedoro), ai pm Salvadori e Pipeschi e ai difensori di Gianni Zonin & c. col principale accusato (chiesti per lui 10 anni di reclusione dei 51 complessivi per gli imputati) assente quando ci sarebbe da guardare in faccia le vittime del crac della banca da lui presieduta per 20 anni o i loro rappresentanti.

Nel video integrale della sua arringa (di seguito anche la sua trascrizione agli atti, ndr) in rappresentanza di 67 parti civili e che vi proponiamo come stiamo facendo per tutti i legali di parte civile intervenuti “oralmente” (clicca qui) in aggiunta a chi, la maggior parte, ha depositato conclusioni scritte, e a partire da quello dell’avv. Bertelle “anteposto” per la significatività, anche mediatica, delle sue… lacrime, l’avv. Michele Vettore, oltre a condividere la ricostruzione del dibattimento dei pm e le loro richieste di pene a carico degli imputati e a chiedere una provvisionale del 50% esecutiva, anticipa un tema che poi verrà ripreso da altri suoi colleghi: quello dell’assenza sul banco degli accusati, oltre che di Consob, soprattutto di Banca d’Italia.

Contestando di fatto la sua ammissione addirittura tra le parti offese, Michele Vettore chiede, infatti, al collegio di “non accettare le richieste risarcitorie” delle due istituzioni di (inefficace?) controllo, l’unica decisione questa che le richiamerebbe in ballo per verificarne le possibili e probabili responsabilità nel crac della Popolare vicentina e, noi aggiungiamo, di quello di Montebelluna, che, sempre di più ci appare come l’agnello sacrificale sull’altare di interessi oscuri se non dobbiamo credere che i suoi ispettori, pur forti della procedura PUMA2, fossero meno in gamba degli ispezionati…

L’arringa di Vettore a verbale

PRESIDENTE DEL COLLEGIO … Chi comincia? Avvocato Vettore, prego.

PARTE CIVILE, AVV. VETTORE – Buongiorno, signor Presidente. Buongiorno, Collegio. L’istruttoria dibattimentale a cui abbiamo assistito ha messo in luce l’effettivo coinvolgimento che hanno avuto, ognuno nel rispettivo ruolo, tutti gli Imputati di questo procedimento, come riportato dalla lunga e minuziosa requisitoria portata a termine dai Pubblici Ministeri. Ne è emerso un quadro probatorio evidente, caratterizzato da una deplorevole prassi in uso all’interno della Banca, fin dall’anno 2008/2012 (alcuni Testi dicevano 2008, altri 2012), con una crescita esponenziale fino al 2015, periodo in cui il Presidente e i Dirigenti della Banca hanno, di concerto fra di loro: 1) compiuto operazioni vietate dalla legge, con la finalità di mantenere elevato il valore dell’azione e convincere i soci all’investimento mediante acquisto delle stesse; 2) diramato false informazioni circa la solidità e qualità della Banca, mediante comunicati stampa, relazioni assembleari e invio di rassicuranti lettere ai soci (documenti che sono stati allegati all’atto di costituzione di Parte Civile e alle successive memorie documentali integrative); 3) fornito al Consulente incaricato, professor Bini, informazioni carenti e distorte, al fine di nascondere il valore reale dell’azione e indurlo, lo stesso Consulente, a fare una stima errata e superiore (ricordiamo che il valore dell’azione asseritamente doveva essere 62,50, dopo è stato drasticamente ridotto a 48, per poi finire a zero). In sede di conclusioni spiegherò che il danno andrà quantificato in quello che è l’effettivo disvalore avuto dall’azione dal 2012 ad oggi, cioè 62,50 ad azione di danno. Hanno, in definitiva, ingannato e danneggiato i soci della Banca e, a parere di questa Difesa, hanno anche truffato i soci della Banca, però purtroppo qui difetta il capo d’imputazione. Tutte queste condotte sono state dimostrate da tutti i mezzi di prova portati in giudizio, quindi: per quanto riguarda i Testi, mi richiamo alle testimonianze a cui hanno fatto riferimento il dottor Salvadori e il dottor Pipeschi, aggiungo anche quelle di Giacon Claudio, che è stato sentito il 13/06/2019, di Malinverni Cristian del 4/07/2019, di Dalla Grana Maurizio del 16/07/2019, di Iorio Francesco del 23/05/2019, e poi Turco Costante e Bosso Fulvio per quanto riguarda le responsabilità del CdA, di cui Zonin era Presidente. È emerso dalle testimonianze la scala gerarchica piramidale all’interno della Banca, che, partendo dal Presidente, passava per Direttore Generale, Vice Direttori Generali, fino ad arrivare ai Dirigenti, e finanche a dei semplici dipendenti, quale poteva essere Rizzi Roberto, che comunque d’accordo con i Dirigenti è andato presso la famiglia Loison e presso molti altri soci investitori a cercare di convincerli a stipulare operazioni baciate. Sono emerse anche le pressioni che provenivano dai vertici della Banca nei confronti di tutto il sistema impiegatizio – ricordo il caso Villa, che è inutile richiamare perché se n’è discusso a lungo –; il fenomeno dei finanziamenti correlati all’acquisto di azioni è un altro dato che è emerso senza ombra di dubbio dal dibattimento; e, infine, l’inutilità degli ultimi due aumenti di capitale, che sono state delle operazioni sciagurate e portate avanti, sapendo già che la Banca non ce l’avrebbe fatta. Altri mezzi di prova che hanno dimostrato la responsabilità degli Imputati sono le perquisizioni, i sequestri, le intercettazioni telefoniche e ambientali; esemplificamente richiamo la testimonianza dell’appuntato scelto Di Blasio Mario, che all’udienza del 17/10/2019 ha riferito in merito alle intercettazioni che erano state fatte, e dice: “Nell’intercettazione del 21 settembre 2015 Sommella dice a Cauduro di mettere tutto in cassaforte, aggiungendo ‘Speriamo che non le veda nessuno’, si trattava di schede SD con registrazione di Comitati vari e del Consiglio di Amministrazione”. All’udienza del 30/05/2019 sono state depositate le trascrizioni del consulente Scalambra. Emerge da una di queste trascrizioni una intercettazione, che è stata svolta tra Sorato, Giustini, Seretti e Sommella, dove si dice testualmente: “Questa lettera è già pronta, poi chiederemo al Presidente se va bene, perché noi… perché poi non scriva nella lettera ai soci una cosa diversa. Quello che ci diciamo qui neanche il tuo cane lo deve sapere, eh!”. Questa intercettazione dimostra chiaramente che il Direttore Generale nulla faceva senza che il Presidente lo autorizzasse o lo obbligasse. Fatta questa premessa, mi concentro sul reato di aggiotaggio, che è quello che a noi più preme. Per il reato di aggiotaggio la testimonianza chiave, a mio parere, è quella dell’ispettore Gatti Emanuele. Non sto a rileggere tutti i passaggi dell’ispettore Gatti, perché basta rileggere i verbali. Richiamo solo una domanda specifica che ha fatto lei, signor Presidente, dicendo: “Se è un tema lungo, come presumo…”, interviene il Pubblico Ministero, dottor Salvadori: “No, no, ma è brevissimo”, e il testimone Gatti riassume quello che in poche parole io riporto, ha detto: “Tutto ruota attorno al valore dell’azione. È il valore delle azioni che genera il fenomeno, è il cuore del problema. Il prezzo è fissato non dal mercato, ma dal CdA. Fin quando, come detto dal Presidente, esiste interesse all’acquisto dell’azione, il prezzo deve essere salvaguardato. Tutti i consiglieri sono sempre intervenuti a difesa del mantenimento del prezzo dell’azione. Idem, il Presidente agevolava il consenso presso la base sociale. Viene alimentato così un ‘sistema Ponzi’”. Questo, a mio parere, è il passaggio fondamentale, per cui gli Imputati dovranno essere condannati per il reato di aggiotaggio. Vista la brevità di tempo che ho a disposizione, tralascio altri passaggi. Faccio presente che lo stesso Avvocato Ambrosetti, in sede di controesame all’ispettore Gatti, ha chiesto delucidazioni su alcuni rilievi che erano stati fatti dalla Banca d’Italia.

L’ispettore dice: “Attenzione: la responsabilità è assolutamente del CdA. La responsabilità della proposta è sempre del CdA, non del consulente di cui lo stesso si avvale – che in questo caso era il professor Bini – anche se è il miglior professionista della piazza, compito del CdA è quello di fornire al consulente le linee guida, assumendosi le responsabilità del suo operato”. Da qui il fatto che il Cav. Zonin, come Presidente del CdA, non può assolutamente esimersi da responsabilità. Per quanto riguarda le singole posizioni soggettive e questioni di altro tipo, io mi associo a quanto verrà poi discusso dai Colleghi, in particolare Bertelle, Ciccotto e Ravagnan. Mi limito a far presente un argomento, che per noi Parti Civili è stato molto discusso in questo processo e per cui già avevamo fatto un’istanza ad apertura dibattimento, come richiesta di esclusione delle Parti Civili. Vorrei far presente che la testimonianza dell’ispettore Sansone, a mio parere, è stata scandalosa, che tra l’ispettore Sansone e il povero Ambrosini Claudio dovrebbe essere data molta più credibilità ad Ambrosini Claudio piuttosto che all’ispettore Sansone. Per cui, alla luce di quello che è risultato da questa istruttoria, di cui questa è la testimonianza cardine, ma unitamente ad altri aspetti che sono emersi, io chiedo che vengano respinte le richieste risarcitorie di Banca d’Italia e di Consob, in quanto l’omessa, parziale o tardiva vigilanza e la violazione dei loro obblighi istituzionali avrebbe a mio parere concorso, ex articolo 40 del Codice Penale, alla causazione del danno in capo alle Parti Civili. Ritengo ci siano anche giustificati motivi per dichiarare la sentenza di condanna alle restituzioni e al risarcimento del danno provvisoriamente esecutive, ai sensi dell’articolo 540 Codice di Procedura Penale. Chiedo che venga riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva d’importo pari al 50% del danno patrimoniale, così come l’ho quantificato nella tabella allegata alle conclusioni. Chiedo che venga disposto il sequestro conservativo, sussistendone i presupposti di cui all’articolo 316 del Codice di Procedura Penale, di tutti i beni mobili e immobili degli Imputati e delle somme di denaro loro dovute nei limiti in cui la legge ne consente ovviamente il pignoramento. E comunque, che ai sensi dell’articolo 323, comma 4, vengano mantenuti in atto i sequestri a garanzia dei crediti delle Parti Civili già portati a termine. Chiedo a questo Collegio che subordini un’eventuale concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena all’effettivo risarcimento del danno, qualora venga riconosciuta la sospensione. Chiedo, per ultimo, che gli Imputati vengano condannati al pagamento delle spese processuali, di cui ho già prodotto questa mattina nota spese. E stamattina ho anche depositato le conclusioni scritte. Grazie.

PRESIDENTE – Diamo atto che le conclusioni scritte per le Parti che assiste sono state già depositate stamattina, ovviamente le diamo per lette. Grazie, Avvocato Vettore…


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