Arringa processo BPVi, avv. di parte civile privata Luigi Ravagnan: “per salvarsi Zonin ha mandato a quel paese migliaia di risparmiatori…”

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Luigi Ravagnan è stato il terzo avvocato, poco dopo il primo Michele Vettore (qui il video delle sue lucide argomentazioni) e subito prima di Renato Bertelle (clicca qui anche per il suo momento di emozione) e Paolo Ciccotto (qui la sua “petizione” popolare), a pronunciare la sua arringa nell’udienza del 17 dicembre 2020 riservata alla parti civili private.

Pur accettando la misura delle pene chieste dall’accusa rappresentata dai pm Salvadori e Pipeschi (10 anni di reclusione per Gianni Zonin dei 51 complessivi per gli imputati) chiesti al collegio giudicante (De Stefano, Garbo ed Amedoro), l’arringa di Ravagnan si è concentrata sull’evidenziazione delle responsabilità dell’ex presidente per 20 anni della Popolare finita nel nulla per decine di migliaia di risparmiatori.

Gianni Zonin – sintetizziamo alcuni passaggi dell’avvocato veneziano il cui studio è specializzato in diritto penale d’impresa e anche lui spesso presente alle udienze disertate dai più –  è anche oggi assente davanti ai soci che lo accusano e si è comportato male a livello processuale perché non ha mai voluto dare risposte se non tramite memorie lette e costruite…. Le cose andavano male e, ammesso e non concesso che non sapesse o che fosse tenuto scientemente all’oscuro, teneva alto il valore delle azioni non volendo controllare… Si dipinge come prima vittima per aver perso, direttamente o con la famiglia, 25 milioni di euro, ma proprio per questo aveva giocato sul concetto del “too big to fail“, troppo grande per fallire, per tutelare quei 25 milioni, che sono 25 milioni di motivi personali a sostenere il valore delle azioni per non parlare dei finanziamenti concessi alle sue aziende… per crescere (qui su VicenzaPiu.com il 5 dicembre 2018 “I 178 milioni concessi da BPVi a Zonin dal 2013 al 2015 sono i 180 di indebitamento della Zonin spa? Risponda Intesa: se sì, renda il credito a BPVi in Lca come fa con poveracci“, ndr)…Già nel 2010, risulta dagli atti, doveva dire la verità e non presentare ora indecenti memoriali!… Per salvare se stesso (nell’arringa in effetti Ravagnan si esprime quasi sempre col “tu” come se Zonin fosse presente invece che lasciare il compito solo al suo legale, ndr) ha mandato a quel paese decine di migliaia di risparmiatori, … voi tutti (rivolto agli imputati questa volta, ndr) vi siete mangiati la banca…!”.

Ma lui, Zonin – sintetizziamo la conclusione di fatto dell’arringa rivolgendosi al collegio giudicante – sapeva tutto e conosceva le conseguenze. Ora è un momento di verità non solo per i danni da quantificare ma per ricomporre un tessuto sociale distrutto…“.

Nel video integrale della sua arringa, che vi proponiamo come stiamo facendo per tutti i legali di parte civile intervenuti “oralmente” (clicca qui), c’è tutto questo e anche di più, peraltro intellegibile, laddove l’audio dovere non essere chiaro, nella trascrizione integrale agli atti del processo (qui, nella sezione dei File Premium del nostro sito BankiLeaks.com tutti i verbali, ndr) che riportiamo di seguito.

PRESIDENTE DEL COLLEGIO – … Prego, Avvocato Ravagnan.

PARTE CIVILE, AVV. RAVAGNAN – Buongiorno, signori Giudici. Se possiamo dare atto che ho già depositato le conclusioni scritte…

PRESIDENTE – Sì, sono le posizioni 245, 328 e 505; è corretto?
PARTE CIVILE, AVV. RAVAGNAN – Esattamente, signor Presidente. Ho deposittato le conclusioni, e ne ho dato anche copia a chi rappresenta in quest’aula gli Imputati, e le ho messe a disposizione, ce ne sono ancora tre copie, se si vuole.

Si dà atto che è intervenuto l’Avvocato Giulio Manfredini.

Arringa della Parte Civile, Avv. Ravagnan

PARTE CIVILE, AVV. RAVAGNAN – Grazie. Dopo gliele farò avere.
Signori Giudici, intanto, ovviamente la pregherei, signor Presidente, appena mi avvicino al quarto d’ora, magari un minuto prima di avvisarmi, e mi scuso fin d’ora e ringrazio i Colleghi di avermi lasciato la tribuna in questo momento. Io intervengo per quattro Parti Civili. Il punto qual è, signori Giudici? Io mi riporto integralmente alla discussione dei Pubblici Ministeri, che è stata curata, puntuale ed esaustiva sotto ogni profilo; direi che ogni aggiunta sarebbe inutile rispetto a un lavoro, che è stato un lavoro certosino. Quindi mi pare sotto questo profilo che questo sia sufficiente. Però qualcosa vorrei dire: in relazione a cosa, signori Giudici? Qui ci sono varie posizioni, posizioni interne alla Banca, diciamo di tipo apicale amministrativo; sappiamo che non c’è il Direttore Generale perché è stato stralciato il suo processo, che comincerà a breve. Però abbiamo i vertici apicali della Banca, abbiamo anche, sto pensando a Giustini, Marin e Piazzetta, abbiamo ovviamente il Pellegrini, che era addetto alla redazione dei documenti, e lo Zigliotto, un uomo forte all’interno del Consiglio di Amministrazione, e ovviamente poi la figura del Presidente. Diciamo subito che per quanto riguarda questi soggetti, al di fuori del Presidente, senza il loro intervento fattivo i reati contestati non sarebbero stati possibili: non si sarebbe potuto fare alcunché, cioè i reati commessi, pacificamente commessi e dimostrati in base a quelle che sono state le prove raccolte pazientemente in dibattimento e sotto ogni profilo, accertate, verificate, approfondite da parte della Pubblica Accusa, anche di codesto Tribunale, dimostrano la sussistenza di quei fatti, fatti possibili solo perché quelle persone individuate dai Pubblici Ministeri negli Imputati, diciamo così, funzionali alla Banca, cioè i vertici apicali della Banca, nonché Pellegrini e Zigliotto, hanno reso possibile questo scempio. Ma, a questo punto, signor Giudice, io ho anche apprezzato la discussione del dottor Pipeschi (non perché è qui davanti a me) sulla posizione dello Zonin. Io vorrei parlare di questo in un angolo, perché il dottor Pipeschi ha esaminato ed esaurito la verificazione di tutti i punti dell’imputazione, con riguardo alla persona dello Zonin. Si tratta di prove inconfutabili: la dimostrazione della perfetta conoscenza e piena adesione alla volontà di causazione degli illeciti. Ho ben presente com’è iniziata, qual è stato l’esordio all’udienza del 10 dicembre ultimo scorso del dottor Pipeschi, che ha fatto riferimento – secondo me non a caso e non a torto – alla situazione normativa e statutaria, che imponeva un determinato comportamento in capo al Presidente, e che non vi è stata. E questo, signori Giudici, ci consente, anche questa dimostrazione accurata che è stata fatta, di non scomodare l’articolo 40 del Codice Penale con riferimento all’imputato Zonin. Come appunto il dottor Pipeschi ha ricordato, Zonin era il Presidente del Consiglio di Amministrazione della Banca, ed era colui il quale determinava e gestiva da vero “signore e padrone” la Banca. Io, però – vedete, signori Giudici, non mi pare ne abbia parlato, ne abbiano parlato i Pubblici Ministeri – prendo le mosse da quelle che sono le dichiarazioni, o meglio, dal memoriale che ha depositato il… prendo le mosse ed esaurisco il mio dire sul memoriale che ha depositato il dottor Zonin a questo Tribunale. Come ci ha detto lui stesso, a volte, al di là del fatto che si è sottratto all’interrogatorio con la scusa elegantemente posta dal suo Difensore del fatto dell’età e di non ricordarsi, salvo poi scrivere sessantacinque pagine di “Non ricordo” e molto puntuali; ma, dicevamo, partiamo dall’inizio. Lui dice, a un certo punto ci ha detto lui stesso che le cose andavano male per l’economia: dal 2009 – e lo dice espressamente nelle prime pagine della sua relazione – dal 2009 al 2010 le cose andavano male, andavano male, però io mantenevo sempre a posto il valore delle azioni della Banca. Ma allora domando, sotto il profilo di articolo 40, facendo finta per un momento che tu possa effettivamente non essere stato a conoscenza di quello che veniva fatto da chi dipendeva da te: come fai a non esserti fatto delle domande sulla tenuta di questa Banca e sulla tenuta del valore di quell’azione? Come poteva quadrare, in un complesso di crisi mondiale, che tu sottolinei e dici “ben conoscevo”, quella situazione della Banca? Vuol dire che non hai comunque voluto controllare: hai scientemente scelto di non controllare quello che facevi. Allora, ammesso e non concesso che fosse vero che lui fosse stato tenuto all’oscuro di tutto, cosa che non è perché è stato dimostrato, spiegato, illustrato in modo inequivoco che lui sapeva; comunque, è pacifico che in questo caso egli scientemente non ha voluto controllare, e quindi dovrebbe comunque rispondere dei reati ascrittigli, perché non ha fatto questo controllo e perché ovviamente non intervenire dove si ha il dovere di intervenire equivale a cagionare l’evento illecito che si è realizzato. Però, in realtà, la verità è un’altra, dicevo. Quindi, superato questo punto dell’articolo 40, che non si deve neanche scomodare, e giustamente non è stato scomodato, però l’ho fatto per scrupolo, signori Giudici; dico che sapeva perfettamente quello che succedeva all’interno della Banca. Lui è, signori Giudici, attenti bene, il punto è fondamentale, chiedo scusa: lui si dipinge come la prima vittima di questa vicenda – sto parlando del suo memoriale – la vittima di questa vicenda, lui, lui che ci ha rimesso, lui con la sua famiglia, 25 milioni di euro. Ma, signori Giudici, secondo noi questa sua stessa dichiarazione non fa che dimostrare la sua piena conoscenza della situazione e di aver voluto lui giocare, come un giocatore incallito, sulla possibilità che le cose andassero avanti, andassero avanti fino a quando? Dice un motto inglese, e scusate la mia pessima pronuncia: “Too big to fail”. Quando una situazione, una banca, un’impresa è troppo grande non può fallire, quindi io sono certo che, se sostengo l’azione sempre e comunque, anche attraverso queste procedure certamente illecite, e lascio stare tutto il riferimento all’articolo, agli articoli del Codice Civile, che stabiliscono, che specificano quando e in che limiti c’è la possibilità dell’acquisto di azioni proprie, lui vuole all’evidenza tutelare, lui ha un interesse personale. 25 milioni di euro da riparare, signori Giudici, ma non solo, una Banca che gli ha consentito di espandersi, che gli ha consentito di comprare nuove aziende, salvo poi liberarsi del tutto, ma quelli saranno problemi del futuro per chi verrà a giudicare vuoi sul 648-bis oppure sulla Legge Fallimentare. Però lui è perfettamente a conoscenza della situazione di disagio della Banca, della situazione di insostenibilità della Banca, della situazione in cui aveva un’unica scelta, avrebbe avuto, cioè nel 2010 dire la verità. Cosa sarebbe successo? Non lo possiamo sapere. Certo che – e molto mi ha colpito, signori Giudici, l’ultima osservazione del dottor Sartori “Hanno mangiato”, ha usato queste parole – “Hanno mangiato la Banca”. Attraverso queste condotte falsificatorie, questo, questi signori, e Zonin in testa, hanno mangiato la Banca. E, mangiando la Banca, hanno distrutto e impoverito una regione, più di una regione; hanno… E qui mi consenta, signor Giudice, io difendo solo quattro Parti Civili, ma ci sono un po’ le tipologie: ci sono quelle formiche, risparmiatori, lavoratori di una vita che un pochino alla volta raccolgono e mettono via, come Lodato Silvano; ci sono quelle signore, signore anziane, la signora Resnati, che ha avuto un marito facoltoso che ha lavorato e le ha voluto lasciare un qualcosa, stiamo parlando di 1 milione di euro, signori Giudici, non di poca cosa; abbiamo altre posizioni, Dall’Armi, da quando erano bambine, le azioni della Popolare una riserva di vita, tanti soldi sì ne hanno raccolti nel corso degli anni. Ecco, si sono mangiati la Banca: hanno distrutto la Banca e lo Zonin lo ha fatto sapendo dove andava a finire, nella convinzione/speranza di salvare tutti. Perché lo diceva e lo dice nelle pagine di questo suo indecente memoriale: io… Ci parla anche del complotto. Voi sapete perché è fallita – e mi avvio a concludere – la Banca Popolare di Vicenza? Lui ce lo dice chiaramente, ce lo dice, signori Giudici, a pagina 42: è stato un piano preordinato che prevedeva la fine, in un modo o nell’altro, degli ultimi istituti bancari veneti. Quindi non è colpa tua che, sapendo della crisi del 2008 e 2009, hai mantenuto il titolo, tu sapevi che dovevi dire che non valeva più così tanto, perché in questo modo avresti salvaguardato i tuoi soci. Tu, volutamente, per salvare te stesso e le tue proprietà, perché avevi una tua motivazione personale, della valenza di ben 25 milioni, hai mandato a quel paese decine e decine di migliaia di persone! Ecco, quello che nella loro puntuale ricostruzione i signori Pubblici Ministeri hanno lasciato tra le righe, e mi consentiranno e mi consentono di ribadire. Anche da un punto di vista processuale si è comportato malissimo il dottor Zonin, perché egli ha scientemente, consapevolmente, deliberatamente posto in essere le condotte oggetto dell’imputazione; vi è una precisa volontà criminale da parte sua che ha voluto… non ha nemmeno voluto dare una risposta. Voi lo valuterete, voi lo valuterete. Aveva piena conoscenza di quello che sarebbe successo e – uso le parole del dottor Salvadori – “vi siete mangiati la Banca”, sapendo che questa era l’unica sorte possibile, andando avanti. E ce lo dice lui, sempre nel suo memoriale, che lo sapeva bene, fin dal 2009-2010, che si sarebbe dovuto fermare. Ci sarebbero moltissime altre cose da dire. Mi pareva doveroso però trattenermi su questo – e ho concluso, signori Giudici – perché è un momento di verità, non è solo un problema di risarcimento del danno, è un problema di ricomporre una situazione di giustizia, di concreta giustizia: perché qui si sono affamate, rovinate migliaia di persone. E questo signore ha avuto il coraggio di dirci, attraverso il suo memoriale, che lui è stato bravo e che ci ha voluto imbonire e dire che lui non sapeva nulla. Vi ho, credo, dimostrato, ma molto più di me hanno fatto i Pubblici Ministeri, come lui sapesse tutto. E allora, siccome sapeva tutto, certamente ha avuto una volontà criminale più intensa e diretta, sapendo la conseguenza a cui andava incontro, precisamente. E quindi affido alla vostra giustizia questo processo, signori Giudici, nel ribadire le richieste per le Parti lese, e non dubito che farete Giustizia con la “G” maiuscola, senza vendetta certamente, ma tenendo conto anche di questa situazione obiettiva dei fatti. Grazie dell’attenzione e buona giornata.

PRESIDENTE – Grazie, Avvocato Ravagnan…


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