Annali Vicentini, 27 settembre 1592: I Montanari, alla ricerca della nobiltà.

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Antonio di Giampietro, era originario di Villabalzana, sui monti (colli) Berici.
Per esercitare il suo mestiere di lanaiolo, scese in città e trovò casa in Contrà della Pozza, ora Contrà Apolloni. Il 31 maggio 1566, sposò Filomena Sacromoro da cui ebbe quattro figli: Bortolo, Bernardino, Ascanio e Ottavia. Bortolo, morì presto, Bernardino e Ascanio lavorando sodo, aumentarono considerevolmente il capitale di famiglia tanto da affermarsi in città come ricchi mercanti, ma non blasonati.
Ottavia, andò sposa ad Ottavio Cingano ed in seconde nozze a Selaro Giandomenico.
Morto Antonio Montanari il capostipite, la moglie Filomena, il 1° settembre 1575, si risposò ricevendo in dote 250 ducati delle prime nozze, ma senza restituire quanto da lei preso anticipatamente. I figli di primo letto Bernardino e Ascanio Montanari, promossero causa alla madre perchè “non aveva rispettato la volontà di Antonio loro padre, limitando i diritti dei figli”.
Il 27 settembre 1592, la vicenda delle successioni si conclude a favore dei figli.
Il 23 maggio 1596, Bernardino Montanari sposò Franceschina Zambianchi che portò una dote di 600 ducati. In quel momento lo stato economico dei Montanari non era molto florido, tanto che il 29 gennaio 1618, Bernardino fece domanda di esonero dalle tasse, perchè aveva famiglia numerosa, tra maschi e femmine erano ben 12 i figli, 2 maschi: Antonio e Francesco; le femmine: Anna, Lavinia, Franceschina, Raimonda, Lucilla, Lavinia seconda, Regina, Ottavia, Angela, manca un nome. In quei tempi, per salvaguardare l’unità del patrimonio di famiglia, era consuetudine, destinare le figlie al convento, così che ben 4 delle sorelle Montanari presero i voti, nei numerosi conventi cittadini di San Francesco e San Domenico, così che il 19 novembre 1619, con una dote variabile tra 600 e 1200 ducati, le figlie di Bernardino Montanari, entrarono in convento.

Palazzo Leoni Montanari

La famiglia Montanari, con abilità, aveva allargato i rapporti commerciali con i mercanti di Venezia, Udine, Verona. E’ accertato inoltre che nel 1638, Bernardino sottoscrisse un contratto con tal Cesare Vianesi per “vendere drapi da seda al minuto” in quel di Verona, versando un capitale di 4000 ducati. Nel frattempo, per ingrandire con filatoi la sua industria della lana, acquistava dai vicini, nel quartiere di Santa Corona, dove nel 1264 si erano installati Frati predicatori, numerose abitazioni, in Via Apolloni da Valerio Garzadori due case unite per 1750 ducati. Così si andava formando il primo insediamento dei Montanari in centro storico, in una zona disastrata per un forte dislivello stradale che portava ad un ristagno delle acque (Pozza) con grave disagio delle popolazioni. Il Comune con delibera 11 dicembre 1539, stanziava una notevole somma per “alzare la strada di Santa Corona”.
Altre case furono acquistate dai Trissino; Giulio Colzè; Battista Nievo; Groppino e altri.
I due figli di Bernardino, si sposarono rispettivamente: Antonio il 13 giugno 1625 con Maddalena Bolis; Francesco, sposava il 6 febbraio 1632 Elena Arrigoni e in seconde nozze il 17 marzo 1642 Maria Dell’ Oglio di Venezia che portò una dote di 4000 ducati. Le altre femmine Montanari, sposarono rispettivamente: Anna, il 9 dicembre 1616 sposò Giorgio Sala, ebbe otto figli.
Lucilla, sposò il 30 maggio 1630 Valentino Guazzo ebbe sei figli. Lavinia, sposò il 18 febbraio 1645 Francesco Muzio. Bernardina, nata il 14 novembre 1611 era andata sposa a Nicolò Leoni il 2 marzo 1631, ebbe 8 figli tra cui Giovanni che sarà l’iniziatore della discendenza Leoni Montanari.
Bernardino Montanari, il 28 ottobre 1651, stese testamento, senza eredi diretti, così lasciò tutto il suo patrimonio alla figlia Bernardina sposata Leoni e Lavinia maritata Muzio con tutti i nipoti tra cui Giovanni Leoni che era stato prescelto dal nonno Bernardino per continuare il lavoro di famiglia.
Bernardino Montanari, morì il 25 ottobre 1654 e Giovanni Leoni restò l’unico erede delle proprietà. Come primo atto aggiunse al suo, il cognome della madre, come fecero tutti gli eredi che divennero Leoni Montanari.

Luciano Parolin

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