A Cassola Frankenstein di Costalunga per parlare di marginalità e tolleranza

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C’era una volta una mamma così povera ma così povera da non potere avere figli…e così decise di costruirsene uno! E lo chiamò Teo, come Prometeo, ma tutti lo chiamavano FRANKENSTEIN.

In realtà Teo è un bambino buono, ma è diverso da tutti gli altri: la mamma ha usato le cose sbagliate per fargli corpo e testa, si muove in maniera sgraziata e non capisce subito tutto.

Ma il suo cuore è come quello di tutti gli altri bambini, forse ancora più speciale, perché ha usato le cose più preziose che aveva per costruirlo…

Ma perché tutti mi chiamano Frankenstein? di Fondazione Aida e Febo Teatro, regia di Pino Costalunga, andrà in scena il 17 novembre alle ore 16.30 presso l’Auditorium Vivaldi di Cassola nell’ambito della stagione organizzata da Fondazione Aida e Comune.

Lo spettacolo, liberamente tratto dal famoso romanzo di Mary Shelley, offre momenti di riflessione su temi quali: tolleranza, marginalità e diversità.
Piccoli numeri di grande comicità che si ispirano alla commedia dell’arte e al clown
rendono la proposta adatta a diverse fasce dì età. Lo si consiglia da 4/5 anni.

“In questa libera versione per ragazzi, – spiega Costalunga, regista, Frankenstein è un mostro, ben interpretato da Matteo Teo Fresch, semplicemente perché diverso da tutti gli altri, frutto della fantasia. Purtroppo spesso la fantasia unita alla paura crea mostri anche là dove non ci sono e impedisce il confronto e spesso limita addirittura la nostra capacità di amare, portandoci a quel sentimento deleterio che è l’odio e a stupide azioni di bullismo”.

I protagonisti della storia, oltre al già citato Teo Fresch, sono Nicola Perin e Claudia Bellemo, musiche e canzoni originali di Leonardo Frattin.