26 settembre 1605, nasce Antonio Pizzocaro, muraro, perito, architetto

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Istituto Proti

Il XVII° secolo fu particolarmente negativo, per Vicenza a causa dell’instabilità economica, la crisi agricola,il flusso migratorio dalle campagne alla città, il calo delle nascite, la malnutrizione della popolazione, la diffusione della delinquenza, la peste che tra il 1629/31 causò la morte di 15 mila persone, anche tra le nobili famiglie in decadenza, costrette a rifugiarsi ai Proti. In queste condizioni vennero a trovarsi gli artisti Vicentini dopo la morte di Andrea Palladio avvenuta il 19 agosto 1580. Le conseguenze della crisi, portarono ad una architettura meno trionfale, più semplice, rispetto alla grandezza palladiana del XVI° secolo definita d’oro. Questo nuovo stile si sviluppò coinvolgendo nobili ed ecclesiastici per le chiese,oratori, ville patrizie.
Antonio Pizzocaro nasce a Montecchio Maggiore il 26 settembre 1605 da Battista e Leonora Dalla Costa, fu battezzato il 30 settembre 1605, ebbe sei fratelli: Eugenia, Giacomo Antonio, Francesca, Bartolomeo, Isabetta, tutti morti in giovane età, tranne Isabetta che andò monaca alla Misericordia. Nel 1625, Antonio divenuto maggiorenne, assumeva la gestione del patrimonio paterno, si trasferì a Vicenza e si iscrisse alla corporazione professionale dei muratori e scalpellini. L’iscrizione alla “associazione di categoria” fu registrata il 7 dicembre 1625. Il giovane Pizzocaro, partecipò attivamente alla vita della confraternita, dove incontrò tra gli altri Girolamo Albanese. Nel 1632, il giovane Antonio fu chiamato a ricoprire il posto di garante (sigurtà) in seno alla fraglia, incarico che più tardi, nel 1635, lo porterà ad essere gastaldo cioè funzionario amministrativo per diversi anni. Nel 1641, ricoprì sempre la carica di consigliere. Non si sa molto del suo primo matrimonio con Laura avvenuto nella parrocchia di San Faustino ma solo che il 28 agosto 1628, al Duomo, si battezzò il suo primo figlio. Il 10 giugno 1631 il vedovo Antonio Pizzocaro sposò Eugenia Mirandola figlia di Lodovico, battezzata al Duomo il 2 agosto 1613. Dal matrimonio nacquero sette figli/e ma solo una, Leonora, sopravvisse al padre, morendo il 15 maggio 1717. A partire dal 1636 il muraro ha molte commissioni dal Comune di Vicenza: la sistemazione di caserme, la colonna di Piazza Grande, oratori e chiese. Anche i nobili vicentini si rivolgono a lui per le stime di case e terreni, come i fratelli Da Schio Alvise e Valeriano. Il 7 gennaio 1651 fu eletto perito dai fratelli Lodovico e Marcantonio Trissino, infine Girolamo e Scipione Velo.
Nel 1647, progettò l’Oratorio delle Zitelle, a Santa Caterina (proprietà Ipab) brillante esempio di chiesetta ricca di dipinti, stucchi, marmi e ornamenti vari a cui lavorarono Giulio Carpioni e Francesco Maffei.
Ancora nello stesso anno il Pizzocaro lavorò per la copertura della chiesa di Santa Maria Nova, progettò i ponti di Santa Croce e Ponte Novo sul Bacchiglione. L’architetto era ormai un professionista stimato e punto di riferimento per la città in espansione. Il nobile Guglielmo Ghellini, nel 1652 contattò il maestro per un progetto di villa a Villaverla che risulterà il suo capolavoro, nello stesso periodo progettò Palazzo Piovini a Porta Castello in Vicenza (ora Coin); Palazzo Giustiniani a San Marco, la chiesa di Santa Caterina nella contra’ omonima; la chiesa di San Giuliano in corso Padova.
Il 13 giugno 1680, Antonio Pizzocaro moriva in casa “di sua figlia maritata Bataglin soto la contrà di San Pietro”. Venne sepolto in cattedrale. Nel 1717, si spegneva anche Leonora Pizzocaro in Bataglin senza lasciare eredi. Si chiudeva così l’avventura artistica di Antonio Pizzocaro e dei suoi diretti discendenti.

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