2000 anni di pasta nella letteratura italiana e italica

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Pasta, me te magno di Alberto Sordi

Oggi parlare e scrivere di pasta è prevalentemente compito di maestri di cucina o giornalisti di gastronomia. Ma la letteratura, dai tempi dell’Antica Roma, ai giorni nostri, sembra aver riservato alla bontà del prodotto nostrano costanti contrassegni storico – letterari.

La lasagna da Orazio a Cecco Angiolieri

A cominciare dal 35 a. C., con la cena di Orazio, che nella satire VI del I libro esprime felicità nel ritornare a casa “la sera  per mangiare una scodella di ceci, porri e lagane (le prime lasagne)”. Secondo Apicio, nel suo libro de Coquinaria, le lagane sono “mangiar da ricchi”. Sono infatti composte da strati di svariate polpe di carne e pesce, sminuzzate, bollite ed insaporite coperte da strati di sfoglia “spianate bene dal mattarello e stese sopra come una coperta”. La lasagna audacemente conquista una posizione di “interesse storico” con la prima notizia del suo abbinamento con il formaggio da parte di Fra Salimbene da Parma (1221 – 1286),che nella sua Cronica,cita un frate corpulento, tal Giovanni da Ravenna, annotando “non vidi mai nessuno che come lui si abbuffasse tanto volentieri di lasagne con formaggio”.

Jacopone da Todi (1230 -1306) invece sentenzia “che granel di pepe vince per virtu’ la lasagna”. A rimarcare il privilegio del mangiare le lasagne  c’è lo storico ammonimento dell’poeta e scrittore guelfo di Siena, Cecco Angiolieri:” chi dell’altrui farina fa’ lasagne non ha ne mura ne fosso”.

Gli “ homini” di buona pasta tra ravioli e maccaroni con il formaggio di Boccaccio e Giordano Bruno

Nel XIV secolo si diffonde il modo di dire”essere di buona pasta” per indicare una persona buona ed amabile, l’esatto opposto delle persone di “pasta grossa”, rozze e meschine. Boccaccio riferisce: “frate Puccio…uomo idiota era di pasta grossa”. Lo scrittore fiorentino nel suo Decamerone, raccontando le delizie del paese del Bengodi, “dove chi piu’ dorme piu’ guadagna”, descrive “una montagna di parmigiano grattugiato dal quale rotolano giu’ montagne di ravioli e maccaroni cotti in brodo di cappone”. Nello spaccio della Bestia trionfante, opera filosofica di Giordano Bruno si celebra un modo di dire, propriamente napoletano:  “e’ cascato il maccarone dentro il formaggio”.

L’albero genealogico dei maccaroni e l’origine “lirica” del pastificio moderno

Nel 1654, viene stampato a Modena, il poemetto “Della discendenza e nobiltà de’ maccaroni”,  scritto dal conte Francesco de Lemene. Le rime poetiche rappresentano il primo tentativo di classificazione razionale dei formati di pasta.”Farina sia nata pasta, madre prolifica che in stato vedovile ebbe un figlio Gnocco; ma che dai suoi  tre mariti. mattarello, gramola e torchio ella aveva gia’ generato altri figli. Da cannella sono nati la lasagna e il raviolo…ma è dal torchio che Pasta doveva generare il fiore della sua stirpe, il maccarone”. Si citano la gramola e il torchio anticipando l’esistenza delle due macchine  fondamentali che porteranno alla nascita dei pastifici a produzione industriale.

Gnocchi Barocchi e l’inventore della “felicita” dei napoletani.

Lorenzo Lippi nel suo poema “ il Malmantile riconquistato” riporta il nuovo modo di dire”ognun puo’ fare della sua pasta gnocchi”, significando che delle proprie cose, si puo’ disporre come si crede e fare cio’ che si vuole, per lo piu’ a sproposito. Vittorelli nel suo poemetto “i maccheroni”, attribuisce a Pulcinella “l’invenzione di tal cibo che rallegra gli animi”.

Goethe nel suo “viaggio in italia”,a Napoli, riportando l’attività dei maccaronari, definisce questa tipologia di pasta “delicata, fatta di farina fina, bollita e trafilata in certe forme”. Matilde Serao nel suo “Leggende napoletane . Libro di sogno ed immaginazione” attribuisce al segreto  del Mago Chico, l’invenzione del cibo  made in Napoli.

La ” macaroni politik ” di Cavour e la cena del Gattopardo fino al contradditorio manifesto futurista sulla cucina.

In una lettera dai contenuti politici di Cavour inviata a Costantino Nigra il conte scrive, al termine della Campagna garibaldina, che i “maccheroni non sono ancora cotti” alludendo che restava ancora da conquistare il Regno di Napoli. In una pagina del Gattopardo si narra: “l’aspetto di quei monumentali pasticci era ben degno di evocare fremiti di ammirazione. L’oro imbrunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e cannella che ne emanava, non erano che il preludio della  sensazione di delizia che si sprigionava all’interno quando il coltello squarciava la crosta”.Un vero e proprio inno del pasticcio di lasagne.Nel 1930, nel suo manifesto di cucina futurista, Marinetti mette al bando la pasta, rea di appesantire i corpi degli italiani. La pubblica diatriba pro e contro la pastasciutta capitolo’. quando Marinetti venne scoperto in un noto ristorante, il Biffi a Milano, mentre mangiava con l’avidità di una trebbiatrice, un enorme quantità di spaghetti.

Pasta, poesia  e tempi moderni

Giovanni Pascoli, nei “Canti di Castelvecchio soavemente decantava: “E’ l’ora, in cucina, che troppi due sono, ed uno solo non basta: si cuoce, tra murmuri e scoppi, la bionda matassa di pasta. Piccole cose e gioie semplici, come le mani sapienti e il calore delle cose antiche che rivivono nelle “Ultime cose “ di Umberto Saba: ”C’era nel mezzo di una tavola dove versava antica donna le provviste. Il mattarello vi allungava a tondo la pasta mole”.

Spaghetti, tortellini, ravioli, maccheroni  costituiscono un’autentica identita’ alimentare, tutta italiana. Nella letteratura cinematografica è stata consacrato dalla famosa scena con protagonista Sordi, l’Albertone nazionale, in “un americano a Roma” che, pervaso da un incontrollabile sentimento patriottico, getta l’american food, precedentemente preparato e ripone sul tavolo un fumante  piatto di spaghetti , esclamando: “ Maccarone m’hai provocato e io te distruggo, e me te magno”.

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Marco Spiandorello
Marco Spiandorello , padre di cinque figli,vive e risiede a Padova. Ha compiuto inizialmente gli studi professionali turistico alberghieri, completati con un percorso economico –giuridico all'Università di Perugia . Dopo giovanili esperienze lavorative nel settore turistico alberghiero in Italia e all’estero, in particolare in Svizzera, e l'assolvimento del servizio militare , ha iniziato l’attività imprenditoriale, giovanissimo, rilevando l’azienda di famiglia, un Centro di Formazione professionale di Padova. Contemporaneamente ha alternato esperienze lavorative , sempre in Italia e all’estero ,con l’insegnamento nella scuola pubblica e l’attività di cooperazione in particolare nel Paesi dell'Est Europa e dell'Africa Centrale . Nel 1994, dopo la partecipazione al concorso nazionale,viene immesso in ruolo dal Ministero della Pubblica Istruzione, in qualità di docente di scuola superiore per le discipline di marketing e laboratorio turistico alberghiero. L’insegnamento e l’esercizio della libera professione, oltre all’attività di impresa gli permettono di lavorare in diversi settori (istruzione e formazione professionale,industria turistica,pubblicaamministrazione,pmi,università’,agroalimentare,sicurezza,lavoro,termalismo,agroambiente,comunicazione pubblica,sociale, immigrazione e cooperazione),in quasi tutte le regioni italiane,e in diversi paesi esteri(Slovacchia,Spagna,Romania,Moldavia,Albania,Bielorussia,Ucraina,e Senegal). Solo negli anni 2000 si approccia a tematiche completamente diverse dall’origine del suo itinerario personale,organizzando azioni, e progettando studi, dedicati a due ambiti cruciali della vita del nostro Paese:l’Immigrazione e la Sicurezza pubblica insieme allo Sviluppo economico del territorio. Le sue esperienze professionali hanno registrato numerose attività, in qualità di organizzatore di eventi,missioni istituzionali e di cooperazione, oltre a diverse attività redazionali e giornalistiche a mezzo stampa e radiotelevisive. E' stato consulente degli Enti strumentali della Regione Veneto e Regione (Lazio Lavoro e Veneto Lavoro) negli anni 2003-2005 relativamente a progetti di formazione lavoro e gestione dei flussi migratori provenienti dalla Moldavia,Romania e Albania. Dal 2008 al 2015 è stato amministratore di diverse società di progettazione e gestione di attività di cooperazione nei settori turistico,culturale,economico e del lavoro in Ucraina,Albania,Moldavia e Romania. Dal 2013 al 2015 ha svolto l'incarico di direttore del CIMECT (Centro Internazionale della Moldavia per lo sviluppo della cultura turistica) presso l'Università di Stato Ion Creanga di Chisinau. Ha maturato numerose esperienze tecnico -politiche “dietro le quinte” collaborando come consulente esperto di consiglieri e amministratori locali e parlamentari nazionali ed europei dal 1990 al 2010 . Dal 2011 al 2015 e’ stato coordinatore della più’ grande struttura formativa nazionale Istituti Formazione Lavoro, accreditata nel settore del benessere , con più di 1000 allievi dislocati in quattro province del Veneto, allargando la sua esperienza nel settore della formazione professionale riconosciuta e finanziata avviata nel 1992. Quest’ultima esperienza gli ha permesso di erogare attività di servizio pubblico per la Pubblica amministrazione (Regione Veneto formazione ) con la conseguente acquisizione di conoscenze e competenze nei sistemi di processo della progettazione,controllo e rendicontazione delle risorse pubbliche nazionali ed europee . Dal 2012 al 2014 è stato professore incaricato dell'Università di Stato “I. Creanga” a chisinau (repubblica di moldavia) nel Master “protecţia juridică a patrimoniului arheologic”. Dal 2016 è rientrato a tempo pieno ad insegnare laboratorio e cultura enogastronomica presso l’Istituto Alberghiero “Pietro d'Abano di Abano Terme. Dal 2017 diverse collaborazioni pubblicistiche in particolare con il giornale on line ViPiù, oltre ad essere consulente esperto per diversi enti di formazione professionale accreditati nelle regioni Emilia Romagna,Veneto,Lombardia,Lazio e Puglia. Sta completando il proprio curriculum studiorum con ulteriore percorso di formazione umanisticapresso l'Università di Padova ( corso di laurea in Progettazione e gestione del Turismo Culturale),dopo aver partecipato con una borsa di studio Erasmus ad un itinerario di studio internazionale presso l'Università Montaigne di Bordeaux, nell'anno accademico 2020-2021.