Via Almirante o “via Almirante!”: la distorsione della storia e il nostro conto aperto con il fascismo

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Le indicazioni stradali in Italia non sempre sono precise e la provincia di Viterbo non fa eccezione. Trovandomi a dover raggiungere un paesotto, devo affidarmi alle indicazioni del navigatore. “Percorrere la circonvallazione Gi Almirante” dice perentoria e atona la voce femminile. Come? Al boia Giorgio Almirante, al rastrellatore capo di bambini ebrei e ragazzi partigiani è dedicata una strada? Al capo di quel partito fascista che ha votato contro la Costituzione democratica e che ha fornito tanti adepti al terrorismo stragista più sanguinario d’Europa? È mai possibile? (nella foto il convegno su Almirante patrocinato dall’amminustrazione Variati del Comune di Vicenza, ndr)

Lo è, in questa Italietta affetta da Alzheimer progressivo. Nel 2014 la Provincia di Latina (città fondata col nome di Littoria durante il fascismo) decise di dedicargli una rotonda a Borgo Sabotino; su casa.it si trova un’offerta di vendita di villetta a schiera in via Giorgio Almirante a Frignano (Caserta). Ma digitando su Google “Via Giorgio Almirante” si apre una tendina che indica che ce ne sono parecchie: a Lecce, Trani, Civitanova Marche, Montesilvano (Pescara), Foggia, Trieste, Pescantina (Verona), Sestu (Cagliari), Ragusa. E chissà quante altre… Il sindaco di Affile (Roma) è stato condannato per apologia di fascismo, ma il mausoleo dedicato al criminale di guerra Graziani è ancora lì. Ormai siamo tutti né di destra né di sinistra.

Sergio Torcinovich

 

Caro Sergio, noi italiani abbiamo sempre un conto aperto con la memoria, con le nostre responsabilità, con gli atti che compiamo e con quelli che omettiamo. Il giudizio, negli anni, viene corroso dalla pietà, dalla misericordia, da quel perdono che da virtù cristiana si trasforma in vizio endemico. La figura di Giorgio Almirante è indiscutibilmente legata al suo sostegno alle idee razziali, e poi ai provvedimenti e poi ai rastrellamenti che sono macchia indelebile della nostra coscienza civile. E anche se nel prosieguo della propria vita, nel periodo più avanzato della maturità, fu ritenuto – anche da parte di alcuni dirigenti del Pci – avversario leale, le sue responsabilità non sono sottoponibili a revisione. Invece si procede, oramai abbastanza consapevolmente, nel dare equivalenza a chi combatté il fascismo per dare la democrazia all’Italia e a chi invece vi resistette con le armi per negarla. Gli uni pari agli altri, nel deserto di una valutazione storica indiscutibile. Cosicché singoli paesi e città, a seconda degli orientamenti politici delle singole amministrazioni, tributano o anche revocano onori come se fosse nella disponibilità di ciascuno torcere la storia a proprio piacimento.

Antonello Caporale, Il Fatto Quotidiano