Un padre conosciuto mentre lotta per i soci BPVi racconta le vessazioni di un magistrato che non gli fa vedere i figli

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Gentile Direttore, la storia che ti sto per raccontare riguarda una persona che conosco benissimo, me stesso, e dunque dispongo di tutta la documentazione probatoria“: così inizia la lettera di una persona che anche noi conosciamo per la sua attività e per l’impegno professional e pubblico che sta profondendo per i soci truffati della Banca Popolare di Vicenza. Lo conosciamo, abbiamo visto la documentazione, più che credibile, su un dramma da genitore separato che sta vivendo e pensiamo sia giusto pubblicare la lettera testimonianza.

Eliminiamo, almeno per ora, i nomi esatti di chi scrive (diciamo entrambi in Veneto e molto vicini a Vicenza….) e di chi è accusato e li sostituiamo con iniziali di comodo perchè pensiamo che la vicenda faccia, comunque, pensare a tanti casi analoghi e perché, volendo evitare con l’esplicitazione dei nomi il coinvolgimento dei figli del lettore che ci ha scritto e di cui saprete a breve, coltiviamo la speranza che, così facendo, chi si sentisse chiamato in causa dalle gravi accuse, con documentazione non banale, non si copra dietro un attacco che non gli rivolgiamo con nome, cognome e residenza, ma metta riparo, se e e come può, a quanto successo. Di seguito la testimonianza umana.

Il direttore

 

Si inizia dal processo di separazione giudiziale.
Come in tanti casi la mia ex moglie subordina la frequentazione tra i miei figli e me a delle condizioni economiche spaventose.
Inizialmente accetto, pur di vedere i miei figli.
Dopo aver dato euro 5.000,00 euro (assegni) a mia ex-moglie per riuscire a vedere per 2 volte e solo per qualche ora i ragazzi, decido di sottrarmi a tali ricatti, confidando nella giustizia.
Il Tribunale si esprime e respinge tutte le richieste della mia ex moglie alla quale non viene assegnata nemmeno la casa coniugale.
La stessa dunque gioca l’arma della tremenda accusa di pedofilia.
Viene tutto archiviato e la mia posizione stralciata.
Allora gioca la carta della mia presunta pericolosità per l’incolumità fisica dei miei tre ragazzi.
A suo dire sono affetto da gravi disturbi psichiatrici.
Nel frattempo il provvedimento del tribunale che mi riconosce un ampio diritto di visita è totalmente disatteso da parte della mia ex moglie che via via inventa delle scuse sempre nuove per non farmi vedere i ragazzi. Contemporaneamente attua una forte campagna di lavaggio del cervello ai ragazzi dipingendomi come il padre orco. E’ chiaro che lei confida, consigliata dal suo staff legale, nel non funzionamento del sistema e dei tempi biblici dello stesso.
Faccio le dovute querele ai sensi dell’art.388 c.p..
Tutti se ne strafregano.
Ed io non riesco più a vedere i miei ragazzi per quasi 4 anni.
Dopo un vortice di perizie e contro perizie e di assistenti sociali che non fanno nulla, se non sostenere le ragioni totalmente mancanti di alcun supporto probatorio della mia ex moglie, mi imbatto nel dr. F. B., nominato dalla Giudice di…  per stabilire se soffro di qualche disturbo psichiatrico. Il Ctu F.B. certifica che non soffro di nulla.
Siamo giunti al 2017.
Speranzoso che ora tutto possa finire e che possano riprendere i rapporti con i miei ragazzi previo un adeguato percorso, perché nel frattempo, a causa del condizionamento materno, sono ora gli stessi che si rifiutano di vedermi, mi reco in udienza, ma la Giudicedi… fissa una nuova perizia sempre con F.B., medico ospedaliero che tenta di arrotondare il proprio stipendio facendo il CTU.
La cosa non mi torna ed allora inizio ad informarmi.
Che cosa scopro e documento?
F.B. non è iscritto all’albo dei CTU del Tribunale (lo abbiamo verificato; ndr).

Non ritenendo sufficiente verificare in internet anche se è quella la procedura legale, scrivo al Tribunale perché lo stesso faccia le opportune verifiche ed il Tribunale mi conferma che F.B. non è iscritto all’Albo dei CTU del tribunale.
Tale circostanza, cioè la nomina di un non iscritto all’albo dei Ctu, non è illegale. Il giudice può pescare tra i non iscritti all’albo a condizione che ci sia l’autorizzazione del Presidente del Tribunale. Autorizzazione che nel caso specifico non c’è. Procedo controllando i compensi che F.B. mi chiede per la CTU. I compensi dei CTU sono determinati da tabelle di legge.
Che cosa salta fuori?? I compensi sono superiori di circa 5 volte quelli previsti da legge. Dai conteggi di legge, il costo dell’intervento del CTU non avrebbe dovuto superare il 550,00 euro. Lui me ne chiede 3800,00. E come li certifica? Con una ricevuta di prestazione occasionale!

Attenzione, questa è la prova provata di tutto il sistema.
Se mettiamo insieme tutto deriva che: il giudice, in casi speciali e di particolare complessità, può pescare tra CTU non iscritti all’albo a patto che ottenga l’autorizzazione del presidente del Tribunale. In tali casi vengono richieste competenze altamente specialistiche. Le ricevute per prestazioni occasionali rilasciate dal CTU attestano graniticamente che egli non possiede alcuna competenza specifica. Svolge infatti questa attività solo occasionalmente e per un totale annuo di compensi non superiore ai 5.000,00, soglia al di sopra della quale scatterebbe l’obbligo di dotarsi di partita Iva e quanto ne consegue. Quindi viene meno, oltre che il discorso dell’autorizzazione del Presidente del Tribunale, anche la prassi che consente di pescare tra i Ctu non iscritti nel caso in cui siano necessarie competenze altamente specialistiche che F.B. non può possedere su sua stessa amissione dal momento in cui esegue questa attività in via del tutto occasionale.
Procedo a denunciare tutto e tutti in Procura.
Pagando ancora una volta lo scotto di un sistema che non funziona foss’anche solo per i tempi.
La mia querela dorme in procura. Nel frattempo però il CTU informato sul tutto mi fa una diagnosi di querolomania e scrive che mi devo recare al centro pubblico di salute mentale per fare un percorso di recupero.
Ok, mi reco al centro di salute mentale indicatomi dal CTU.
Che cosa succede?

Il Centro di salute mentale certifica che non solo non ho ma anche non ho mai avuto alcun disturbo psichiatrico né tanto meno psicologico. Il centro di salute mentale si rifiuta di fare altre visite perchè è uno spreco di denaro e di risorse pubbliche…

Forte della certificazione corro a consegnarla alla Giudice “amica” del CTU, la quale guarda la certificazione e mi risponde che dal momento in cui non è telematica ma cartacea la stessa non ha valore!

Così mi condanna al pagamento di tutte le spese e affida in via esclusiva i ragazzi alla mia ex moglie.
Che dire?

L’unica via di uscita è far scoppiare il caso dal punto di vista mediatico.
Se riesce le chiedo di aiutarmi. Dispongo di tutta la documentazione…

Lettera firmata M.L.

 

Vista la documentazione, pensiamo che qualcosa la giudice, il CTU e il sistema debbano fare per cui, essendo in ballo dei ragazzi, che abbaimo letto come siano anche loro in grande difficoltà, ci auguriamo che il nostro lettore, grazie a questa prima pubblicazione del suo caso, sappia fare i dovuti e delicati passi di sensibilizzazione di chi di dovere.