Se metti un like “nostalgico” su FB sei un fascista di cui vergognarsi, se però compri pubblicità sul GdV i tuoi euro profumano

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Il 19 maggio scorso si è toccato uno dei momenti peggiori della campagna elettorale, di per se stessa sciatta e vuota di contenuti reali, di Otello Dalla Rosa che in prima persona e con le truppe di sostenitori si scagliava da quel giorno contro Francesco Rucco reo di aver accolto nelle liste di sostegno una decina di candidati individuati come “fascisti di cui vergognarrsi” grazia allo “scoop” di un dossier, anonimo e di cui mai è stata rivelata l’area di provenienza, pubblicato trionfalmente sul quotidiano locale.

Il lancio del dossier anonimo sul GdVLo stesso Giornale di Vicenza, una volta potente, che mai fece uno scoop sule malefatte della Banca Popolare di Vicenza e dei suoi amici altolocati, alcuni in poliltica, altri ai vertici della proprietà del giornale, che fa capo a Confindustria Vicenza

Pessimi secondo noi i like fascisti (e non entriamo più nel merito se a postarli fossero stati spesso più di qualche anno fa giovani imberbi ), ma non qualificabile è anche l’uso del dossieraggio anonimo a scopo politico.

Come inqualificabile fu, e quella fu la caduta di stile peggiore del candidato poi sconfitto insieme ai media mainstream che per lui e per il sistema che rappresentava si sono spesi, il sondaggio pubblicato il 25 maggio, l’ultimo giorno utile prima del loro oscuramento, sempre dal GdV che specificò solo in una “farmaceutica”, invisibile riga il nome di chi aveva commissionato quei dati, positivi per il centrosinistra, che il voto ha dimostrato per giunta come farlocchi: Dalla Rosa.

Pagina pubblicitaria a pagamento di Claudio Cicero sul GdV dell'8 giugnoNon sappiamo se Rucco sarà migliore di Dalla Rosa (lo speriamo per la città negli ultimi dieci impoverita  anni patrimonialmente e privata della sua dignità) o peggiore (allora lo denunceremo immancabilmente su questo mezzo), di certo speriamo che i lettori sappiano distinguere, come hanno fatto il 10 giugno, tra l’informazione e la propaganda degna del peggiore MinCulPop, quello sì veramente fascista.

Tanto più che, se i dossier anonimi antifascisti e i sondaggi di parte si pubblicano (gratuitamente?) per farne l’uso che i lettori/elettori hanno visto e bocciato, la pubblicità a pagamento a piena pagina di Claudio Cicero, un politico che mai, lealmente, ha nascosto il suo credo, è stata cercata e pubblicata a piena pagina.

Pagando quattromila euro, certe coscienze si tacitano.