Don Torta e Arman scaricano su governo e burocrazia (sic!) le loro colpe. Non basta che si scusino per l’idolatria e per il tempo fatto perdere a vittime di BPVi, Veneto Banca e di… loro stessi: ora si facciano da parte!

408

Don Enrico Torta e Andrea Arman, un prete malato di protagonismo e un avvocato con una storia condita da discutibili affari, anche con le proprie azioni della Banca Popolare di Vicenza vendute per 500.000 euro al prezzo massimo, e da una sospensione dall’ordine degli avvocati per usura (ci fermiamo come è giusto ad alcuni fatti certi), hanno fatto fuoco e fiamme, prima e dopo il 27 dicembre 2017, giorno della sua approvazione, contro la legge 205, solo perché promossa non dalla loro congrega, sorretta anche da costosi avvocati “consigliati” e forte di ambizioni elettorali, che fissava “l’erogazione di misure di ristoro in favore di risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia degli arbitri in ragione della violazione degli obblighi di – informazione, – diligenza, – correttezza e trasparenza…)”


Con le sue limitazioni, iniziali ma superabili, di risorse la 205, votata all’unanimità in Parlamento, apriva un’autostrada, se solo fosse stata percorsa insieme dalle associazioni e dai soci vittime delle due banche venete e delle 4 banche risolte, oltre ad altre banche da noi individuate poste in Lca come la BPVi e Veneto Banca.

Ma loro no, il prete di Dese e l’avvocato di Vidor, hanno opposto i loro dèi, le loro ambizioni e i loro interessi personali, a una legge a favore delle vittime delle banche.

Don Torta e Arman, con a fianco, ma da un po’ più furbescamente, al solito, defilato, Luigi Ugone, hanno urlato al tradimento dei risparmiatori soci da parte di altre associazioni e di avvocati, non iene sui corpi già dilaniati dei risparmiatori azzerati ma veri esperti oltre che docenti di diritto, uno su tutti il prof. Rodolfo Bettiol, che quella legge avevano tecnicamente ispirato e politicamente promosso col sostegno di tutti, ripetiamo, tutti i parlamentari di fine 2017; si sono candidati, Arman, col M5S o hanno eretto, don Torta, a proprio idolo l’ex movimento di Grillo, ex perché  sempre più numerosi suoi leali esponenti non ne riconoscono più la coerenza ideale; quando ho osato presentare pubblicamente la bozza di decreto attuativo ancora non emanato per loro pressioni della 205, per farla conoscere a tutti anche se loro la criticavano senza conoscerla o, peggio, senza volerla rendere nota, hanno minacciato anche chi vi scrive; insomma il Coordinamento Banche di don Enrico Torta ha fatto di tutto per… coordinare gli sforzi e gli interessi di chi prometteva mari e monti, tutto a tutti o giù di lì, sulla base delle promesse di M5S e Lega, promesse su cui da tempo abbiamo messo in guardia i nostri lettori invitando gli Alessio Villarosa e i Massimo Bitonci di turno, abile anche quest’ultimo a minacciarmi, a smettere di parlare e insultare chi non accondiscende alla loro adulazione e di far mettere nero su bianco quanto dicevano che sarebbe stato fatto, cioè quelle promesse che il 4 ottobre lo stesso Andrea Arman e i suoi seguaci  esaltavano tali da far festa.

Ebbene siamo stati, anche questa volta, i primi a rendere note le carte pubblicando, tra lunedì 30 e martedì 31 ottobre, in rapida sequenza prima le due bozze e poi la versione definitiva, firmata da Mattarella e da discutere in Parlamento, dopo le Commissioni, del capo III art. 38 della legge di bilancio che sostanziava le promesse, ma che subito ci faceva pensare che la 205 rischiava di essere stata messa da parte perdendo tanto, troppo tempo, per essere subito rimpianta, perchè era molto più aperta del nuovo testo e non conteneva le limitazioni e i trucchi che impone la formulazione attuale dell’articolo 38 del capo III della legge di bilancio.

Ora, 2  novembre, il prete, l’avvocato e loro truppe fanatiche e mantenute nell’ignoranza si accorgono che avevamo ragione noi e chi ha sostenuto una battaglia trasparente, senza schieramenti di parte come i loro, che delle loro magagna accusavano gli altri, e, soprattutto, senza interessi reconditi.

E cosa fanno ora quelli che hanno in-Torta-to i soci facendo passare tanto, troppo tempo dal 30 marzo 2018, giorno in cui si poteva e doveva emanare il decreto attuativo della legge 205, per partire ad applicarla senza i limiti (fra cui la rinuncia ad azioni legali dopo aver incassato, forse, il 30% con un tetto a 100.000 euro) dell’articolo 38 attuale e, quindi, dotarla, come previsto dalla legge,  delle risorse che già aveva indicato dove andarle a prendere, i fondi dormienti?

Cosa fa il Coordinamento di don Torta: se la prende col governo, anzi non con la burocrazia e spera in emendamenti e in nuovi incontri!

Una cosa in più, dovuta, in effeti la fa per bocca di Arman: chiede scusa.

Peccato che quella truppa faziosa e dannosa non ne tragga l’unica, dignitosa conseguenza: farsi da parte e… pregare.

Che le vittime di BPVi, di Veneto Banca, delle 4 banche risolte e della altre in Lca da noi indicate (come Banca Crediveteto, Banca Padovana di Credito Cooperativo, Popolare Province Calabre e BCC Paceco) li dimentichino e non chiedano loro conto di tutto il tempo perso dal 30 marzo in poi.

Non che tutte le vittime li dimentichino, perché alcune nel frattempo sono passate a miglior vita, vero don Enrico? 

 

Ecco la nota del coordinamento arrivata poco fa e su cui abbiamo basato le nostre, queste sì, tristi considerazioni.


TRISTE COMUNICAZIONE AI RISPARMIATORI 

E’ con la morte nel cuore che scrivo queste righe, ma anche con la speranza che si possa ancora fare qualcosa.

La proposta di legge presentata dal Governo e che molto teoricamente sarebbe a favore dei risparmiatori, non è per niente positiva ed è molto distante, se non opposta alle promesse fatte in campagna elettorale e a quelle fatte dal nuovo Governo, l’ultima il 4 ottobre 2018.

Non mi dilungo nell’evidenziare le criticità dicendo solo che per farne una buona legge bisognerebbe riscriverla. Ciò non di meno, volendo credere, ancora, che quelli che sono stati i nostri interlocutori di questi ultimi mesi siano persone leali e probe (vittime di pressioni fortissime da parte del mondo finanziario -ideologicamente ostile all’idea di risarcire le vittime degli imbrogli nel settore del risparmio – ed in balia di una burocrazia impaurita dal possibile contagio di un provvedimento di giustizia nella diffusa amoralità dello Stato) percorriamo, ancora una volta, la strada di dialogo. La proposta di legge è modificabile, attraverso emendamenti, nella fase di discussione parlamentare, cercheremo, quindi, di intervenire su quella legge sottoponendo i nostri emendamenti e sperando di trovare fra le forze di maggioranza M5S e Lega chi voglia presentarli e sostenerli. Non nego che sono, siamo, traumatizzati e che la febbrile attività che abbiamo fatto da martedì mattina (momento in cui siamo venuti con sorpresa a conoscenza della proposta di legge) non ha portato ad alcun dialogo con il Governo, è invece rimasta aperta una finestra di confronto con un alto funzionario che però non ha potere decisionale. Purtroppo l’impostazione della legge è tale che sarà impossibile evitare che la scure del misselling escluda migliaia di risparmiatori dal legittimo diritto al “ristoro”, e su questo punto molto avevamo detto e scritto con riferimento alla legge Baretta che aveva introdotto tale figura. Ci ostiniamo però a sperare che il Governo avrà il coraggio di fare ciò che aveva direttamente ed indirettamente promesso ai risparmiatori “maltrattati e truffati dalle banche e poi dallo stato”. Ed allora è nostro dovere provare! E ci stiamo provando. Stiamo predisponendo una serie di emendamenti da consegnare agli esponenti di Governo ed a tutti i parlamentari, con la finalità di migliorare, per quanto migliorabile, quella proposta di legge.

Le associazioni sono state invitate a Roma per il giorno 8 novembre ed in quella sede avremo il “polso” della volontà politica sul problema risparmiatori. Prima di allora avremo fatto le nostre osservazioni, che mi auguro si possano discutere e condividere con tutte le associazioni, e dopo l’otto novembre decideremo ulteriormente.

Per il momento mi scuso con tutti per l’illusione di una politica diversa che in assoluta buona fede abbiamo contribuito a costruire, ma non sentiamoci ancora sconfitti! Lo ripeto, vogliamo continuare a credere che quelli che ci hanno fatto le promesse siano Uomini. Li peseremo definitivamente dopo l’otto novembre.

DURI I BANCHI

IL VENETO RESISTE

Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete “don Enrico TORTA”

Il presidente avv. Andrea Arman