Petrolio, prezzo WTI in ribasso: occhio a questi 3 rapporti

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La quotazione del petrolio è spinta in alto dalla domanda che resta sempre su livelli molto alti. Per quanto riguarda i prezzi, se il Brent si è assestato da giorni intorno ai 69 dollari, il Wti si è assestato sui 63 dollari al barile. Ad incidere sul trend è la generalizzata ripresa economica, con uno scenario economico globale molto migliorato tanto negli Usa quanto nei Paesi Ue. Come sottolinea il sito comefaretradingonline i mercati emergenti, rimasti a lungo tempo sotto pressione sono ormai anch’essi in evidente ripresa.

Importante poi lo stato delle quotazioni del greggio stesso, tenute in alto anche dal deprezzamento del Dollaro, che tende al ribasso rispetto a tutte le principali valute: il cambio con lo Yen lo dà a 110,98 dollari, quello con l’Euro a 1,2238 dollari, mentre la sterlina sta sfiorando 1,40 Dollari. Il che incide anche su tutte le materie prime denominate in Dollari, per effetto di operazioni di arbitraggio.

In virtù di questi fattori, si potrebbe essere tentati di impostare una strategia di trading di taglio long sulla quotazione del petrolio. Del resto, è la previsione stessa del prezzo del petrolio sul medio termine che parla di un trend rialzista sul prezzo. Ma la banca d’affari americana Goldman Sachs ha lanciato un allarme da tenere in considerazione.

Prezzo Wti Petrolio rialzista, ma occhio ad allerta Goldman Sachs

Gli analisti di Goldman Sachs intradevono rischi sull’outlook relativo alle quotazioni del greggio. Nel mese di dicembre 2017, l’istituto finanziario aveva diramato le sue previsioni sull’andamento di Brent e WTI per l’anno in corso. Ha infatti dichiarato di prevedere per il Brent una quotazione a 62 dollari e per il contratto WTI invece una quotazione a 57,50 dollari. Tuttavia, a un mese da questa previsione, Goldman Sachs ritiene che il rally dei prezzi del greggio determinerà in modo inevitabile una reazione da parte dei produttori con un incremento dell’offerta sempre più probabile.

Una decisione del genere potrebbe riportare sotto pressione la quotazione del petrolio, anche per il fatto che da inizio 2018 il prezzo del greggio è salito del 4,7% (Brent) e del 6,75% (WTI). Questi dati, se si realizzeranno, potrebbero facilitare il ritorno delle prese di profitto.

Quindi, il report di Goldman Sachs può rappresentare un campanello d’allarme che andrebbe tenuto in considerazione, al fine di una definizione di una strategia trading sul prezzo del petrolio. Tuttavia, a quanto pare, tale alert non ha trovato grossi riscontri, e ciò è dovuto a quello che è l’andamento attuale della quotazione del petrolio in tempo reale. Ma un trend ribassista sembra essere iniziato.

Prezzo Petrolio: due report di parere contrastante

Ma a parte quanto detto da Goldman Sachs, occorre tener presenti altri due report che vanno in senso opposto. Trattasi dei rapporti rispettivamente di EIA (acronimo di Energy Information Administration) e API (American Petroleum Institute). Vediamoli di seguito.

Report EIA

Partiamo dal report di matrice negativa. Quello redatto dall’Energy Information Administration, che è tornata nuovamente a parlare di shale statunitense. Gli sforzi di riequilibrio del mercato, perseguiti dall’OPEC tramite lo storico accordo di Vienna, sono stati ripetutamente messi in discussione proprio dalla produzione di shale USA. Che ha tentato di sfruttare l’onda lunga dei tagli all’output e, di conseguenza, i rialzi del prezzo del petrolio.

Ora, stando a quanto riportato dall’EIA, la produzione di shale potrebbe tornare a salire il prossimo anno di 1,8 milioni di barili giornalieri. Nel solo mese di gennaio l’output potrebbe addirittura passare dai 24.000 bpd di dicembre a quota 6,438 milioni. Perché questo? In quanto gli Stati Uniti 

potrebbero pompare così tanto petrolio da compensare le quote invece tagliate da altri principali produttori: OPEC, Russia e paesi mediorientali. Il che avrebbe ovviamente pesanti ripercussioni sul prezzo dell’oro nero, che attualmente sembra essersi lasciato alle spalle il mercato ribassista degli ultimi anni alquanto pesanti.

Report API

Contrariamente al precedente che paventa un indebolimento delle quotazioni, il prezzo di Wti e di Brent hanno trovato un controbilanciamento dal report dell’API, che ha mostrato un nuovo crollo delle scorte di greggio USA, scese di 5,1 milioni di barili su quota 411,5 milioni totali nella seconda settimana del mese di gennaio.

Sia il prezzo del petrolio Brent che Wti sono leggermente in ribasso da metà gennaio, e al momento della scrittura il Brent sta viaggiando in ribasso di 1,14% su quota 68,5 dollari. Mentre il Wti di 1,63% su quota 63,97 dollari.