Minimizzare il fascismo: un impoverimento storico e un non corretto uso delle parole

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Dare il giusto senso alle parole è dare il corretto valore alla storia, è riprendersi il valore dei fatti accaduti, è dare la peso e sostanza alla memoria, è dare fiato e voce a chi quei fatti li ha vissuti: a chi li ha raccontati e a chi li ha subìti. Ma è dal senso della parola, delle parole che tutto deve ripartire! Si dice che “Chi dimentica la storia è destinato a riviverla” ma credo che anche chi dimentica o pronuncia con leggerezza certe parole è condannato a riviverla e a farla rivivere al proprio Paese e ai propri concittadini.

Un Berlusconi che afferma che “Mussolini non era proprio un dittatore“, un Salvini che dice “Il fascismo ha fatto anche cose buone”, un giornalista che liquida Mussolini come “Un megalomane“, ci dovrebbero far riflettere sul grado di impoverimento storico di molte persone, e anche la non corretta considerazione semantica di alcune parole.
Le Giornate della Memoria, pur importanti, si stanno rivelando poca cosa rispetto a quanto, anche nell’ ultimo periodo si è sentito dire a riguardo del ventennio fascista. E il cogliere una carenza a poco serve se non si propone una strategia volta a rimediarla, ad arginarla.
Stiamo scendendo una china pericola, quella della non conoscenza e della superficialità e mi appare urgente che nel nostro Paese vengano istituiti corsi, per cittadini e politici, su termini che vengono utilizzati anche con una certa nonchalance: vedi “fascismo“, “nazismo“, “nazifascismo“, “campi di concentramento“, “deportazioni“, “dittatore“.
Più la storia si allontana e più la si dimentica, ma a tale e forse umana debolezza vengono i soccorso i libri di chi quella storia l’ha vissuta e l’ha per noi scritta affinchè non venga dimenticata, uno per tutti Mario Rigoni Stern. Vorrei tanto che lo persone che ho citato sopra ma anche molti cittadini riprendessero in mano il suo “Il sergente nella neve” e magari poi provassero a ripetere pubblicamente, se mai ne trovassero il coraggio intellettivo e umano, certe dichiarazioni!
Nessun fine giustifica un mezzo, soprattutto se quel mezzo è stato motivo di torture, di sofferenza e di morte per milioni di persone, pertanto vorrei dire a Salvini che né il sistema pensionistico né le bonifiche Pontine possono mai giustificare quanto ha fatto un dittatore sanguinario e privo di umanità quale è stato Mussolini.
Preferirei vivere in un Paese privo di tutela pensionistica e con minori terreni coltivabile piuttosto che in un Paese che sta dimenticando tutto il corollario di quel violento e tremendo periodo storico che è stato il ventennio fascista.
E non mi basta, non mi può bastare il monito del capo dello Stato Mattarella che dice “Il fascismo non ebbe meriti“, queste parole le vorrei sentir dire dai cittadini e dai rappresentanti politici: altrimenti ci ritroveremo nostro malgrado a ripercorrere quei passi e a rivivere certe parole!

Irma Lovato