“L’incertezza rovina Bpvi”, NordEst Economia: il carteggio segreto tra Viola e Padoan. E lo Stato darà un mld in più a Intesa Sanpaolo!

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L’aumento del costo di salvataggio delle ex Popolari per un miliardo, ma anche la grave situazione di dissesto a fine 2016 e i drammatici – e riservati – carteggi con il governo e con la Banca Centrale Europea nella convulsa primavera del 2017, a ridosso della liquidazione di Veneto Banca e di Banca Popolare di Vicenza. Sono gli argomenti sui quali si è soffermato Fabrizio Viola, commissario liquidatore dei due istituti veneti, sentito a fine dicembre dalla Procura di Vicenza nel corso delle indagini che hanno portato alla richiesta dello stato di insolvenza per Bpvi.
Una ricostruzione che permette di ripercorrere la storia più recente delle due banche, dopo le gestioni di Gianni ZoninVincenzo Consoli.

Il costo del salvataggio. La notizia è di questi giorni: per la cessione a Intesa SanPaolo la compensazione non è di 5,4 miliardi come ipotizzato al momento del contratto di trasferimento della good bank, ma di 1 miliardo in più che dovrà essere messo dallo Stato. Lo spiega anche Viola, convocato negli uffici della Procura berica il 20 dicembre scorso dicendo che la “due diligence” per la valutazione dei beni della cessione a Intesa è ancora in fase di ultimazione e producendo l’ “executive summary”. Da esso, rileva il manager «emerge uno sbilancio di cessione superiore a 5,4 miliardi di euro. Tale maggiore importo ammonta, considerando anche l’operazione di Veneto Banca, a circa 1 miliardo». La differenza, prosegue, è dovuta alle uscite di cassa legate alla transazione con i soci e ai maggiori crediti deteriorati.

La situazione nel 2016. Nella sua ricostruzione Viola torna al dicembre 2016, quando arriva nelle ex Popolari con la qualifica di amministratore delegato (in effetti Ad a Vicenza e Presidente del comitato strategico a Montebelluna, ndr) e la mission di lavorare al progetto di fusione tra le due banche. «Bpvi al 31 dicembre», racconta il manager agli inquirenti, «versava in condizioni peggiori rispetto alle mie (peraltro pessimistiche) aspettative, sia sotto il profilo patrimoniale che sotto il profilo di liquidità». La banca, precisa, non rispettava i requisiti patrimoniali di secondo pilastro e anche la situazione di liquidità era tirata per effetto dei consistenti ritiri di depositi.

I carteggi pre-liquidazione. Fin da gennaio Viola inizia un’interlocuzione serrata con il Fondo Atlante per il rafforzamento patrimoniale. Il piano industriale definitivo evidenziava un fabbisogno di 4,7 miliardi. Ma la situazione è complessa e confusa, e l’incertezza emerge in tutta la sua gravità nelle lettere inviate da Vicenza al ministro dell’Economia e Finanze Pier Carlo Padoan e alla Bce. Il 23 marzo Viola e il presidente Gianni Mion spiegano che «la sopravvivenza della banca è subordinata a un urgente e pubblico chiarimento sul possesso, da parte della stessa, dei requisiti per accedere alla ricapitalizzazione precauzionale». Solo un tale chiarimento, precisano, potrà arrestare l’emorragia finanziaria inflitta dagli investitori istituzionali a Bpvi. Quindi: «Non riteniamo con questa richiesta di mancare di riguardo alle istituzioni del Paese cui spettano, insieme a superiori responsabilità, decisioni alle quali ovviamente ci atterremo», ma il ruolo non consente «di assistere inerti alla consunzione prima lenta ma poi verosimilmente sempre più veloce di Bpvi e dei suoi 150 anni di storia». Il 26 maggio nuova lettera a Padoan informandolo che il Cda al termine di una lunga discussione ha espresso preoccupazione «per lo stato di perdurante incertezza che dopo tutti questi mesi di duro lavoro e nonostante tutte le informazioni e risposte puntualmente fornite alle Autorità competenti, ancora oggi caratterizza un processo di così vitale importanza per il futuro della Banca». Viola precisa la necessità di avere in tempi strettissimi «risposte univoche e definitive» sui temi che rendono incerto l’accesso alla ricapitalizzazione precauzionale. Il 14 giugno Viola scrive alla Bce chiedendo un incontro urgente, ma la missiva resta senza risposta. Nel pomeriggio del 23 giugno il Cda chiede a Bce se si sono le condizioni per la procedura di risoluzione Bpvi e «nello stesso giorno è intervenuta, com’è noto, la decisione che essa era a rischio di dissesto», ricorda il manager.

di Sabrina Tomè, da NordEst Economia