La Fondazione Roi dei presidenti Gianni Zonin e Ilvo Diamanti: la costante è il mutismo dei due “smemorati”

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Chi ci legge e chi legge i giornali nazionali (dal CorSera a Il Fatto) sa quanto è accuratamente nascosto da quelli locali: la causa milionaria e intimidatoria intentataci da Gianni Zonin, in qualità di presidente e con i soldi della Fondazione Roi, e che ha precorso quella per soli… 410.000 euro di Luca Zaia per i fondi europei e regionali della formazione. La motivazione della richiesta temeraria di quel sant’uomo di Zonin? Solo l’aver raccontato e documentato fino al cessare delle sua carica, cosa che abiamo continuato anche dopo, la verità sulla sua mala gestio dell’ente voluto dal marchese Giuseppe Roi.

Lui, con un lascito di circa 100 milioni di euro tra cash, patrimonio artistico e valori mobiliari e immobilari, voleva statutuariamente che fosse supportata esclusivamente l’attività del museo civico di Vicenza, alias Palazzo Chiericati; Zonin, il suo “amico” diventatone presidente alla sua morte, aveva tasformato la Roi in “un’emanazione della BPVi” e in un bancomat per la banca stessa stessa e il sottobosco del potere vicentino.

Ebbene sulla vicenda e sui dati richiesti sulla vecchia gestione ci hanno risposto con accurate informazioni, a volte con qualche ritrosia para-burocratica ma altre con maggior solerzia, tutti gli enti interessanti e interpellati nell’ultimo anno: il Comune di Vicenza che gestisce i rapporti tra Roi e Chiericati, la Regione Veneto che ha funzioni di controllo sulle Fondazioni, l’Università di Bergamo, preso la quale insegna a tempo pieno, salvo specifiche autorizzazioni, Giovanni Carlo Federico Villa, il discusso e a volte smemorato sui suoi ruoli “direttitivi” presso i muesi come il suo “maestro” Zonin lo è stato in Commissione banche sull’esercizio dei suoi poteri nei cda della Banca Popoalre di Vicenza che pure ha presieduto per circa 20 anni..

Ebbene tutti gli enti hanno risposto ma uno no, cioè quello più coinvolto anzi quello alla base di tutto, la Fondazione Roi.

Ma quello che è più triste è che non solo la Roi mai ha risposto alle nostre domande neanhe con un “vaffa”, ma che, se muta è stata la Fondazione presieduta da Zonin, più muta ancora, perchè più volte interpellata invano, è quella presieduta da un anno e passa da Ilvo Diamanti che aveva sventolato all’assunzione dell’incarico la bandiera della parola “trasparenza“.

Per non aggiungere allo smemorato di Collegno e a quello di Vicenza, lo Zonin della Commissione banche, anche lo smemorato di Caldogno, Ilvo Diamanti, ripetiamo, caso mai avesse solo diemnticato di rispondere alel nostte aleno 3 PEC, quanto più volte e con un numero crescente di domande gli abbimo chiesto: “Fondazione Roi: dopo atti ricevuti da Regione Veneto e interrogatori di Gianni Zonin la nuova richiesta di VicenzaPiù a Ilvo Diamanti e al cda Roi: non nascondete i documenti!“.