Erbacce, buchi di bilancio e impotenza della ex Fiera di Vicenza: le prime eredità di Achille Variati

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La stampa locale da un paio di giorni sottolinea lo stato a dir poco penoso dei bordi di un gran numero di strade della città, delle sponde dei corsi d’acqua, di ogni angolo di terra, tutto sepolto da erbacce e da ogni genere di vegetazione tanto da dichiarare che “la città è una giungla” (Il Giornale di Vicenza). Pare che chi avrebbe, almeno in parte. dovuto occuparsene per il passato ora cerchi di rimediare, e questa è una buona cosa, ma mi sia permesso dire, da pedone costante, che i tanto decantati bellissimi percorsi pedonali in riva ai fiumi vicentini, promessi per il passato, non mi è mai riuscito di vederli.

Le vaschette posizionate sulle balaustre del Ponte degli angeli, solitamente rifugio di tutto e di più, del peggio, le ho viste improvvisamente fiorire tra il venerdì e il sabato precedenti il 10 di giugno. Ammetto che le piogge recenti hanno contribuito a far crescere le erbacce ma questo mi ricorda ancora una volta le buche sulle nostre strade, a bizzeffe, eppure l’autostrada era del tutto normale. Stranezza della pioggia o altro?

Questa è una delle eredità dell’epoca che ci siamo lasciati alle spalle e il fatto che, con tutte le scusanti del caso, la notizia odierna che “Sociale, cultura e Imu – Mancano due milioni. Il Comune pesca da Aim” non è certo una notizia che rallegri. Se il buon giorno (è solo un modo di dire) si vede dal mattino chissà cosa capiterà di sera. Ricordiamoci che l’ex sindaco Achille Variati aveva rilasciato ampie rassicurazioni alla stampa dichiarando che la città, con le sue gestioni, era diventata più ricca e che i bilanci erano in attivo.

Traggo dall’articolo di Nicola Negrin su Il Giornale di Vicenza, un brandello di frase “Poco più di duecentomila euro erano i soldi provenienti da Vicenza Holding (ex Fiera)” per rammentare a me stesso che sempre la passata amministrazione aveva parlato di dividendi importanti, migliori rispetto a quando la Fiera di Vicenza era proprietà del territorio vicentino. Fin dal primo bilancio (2017) di IEG, pareva che la Holding vicentina incamerasse qualcosa più di un milione di euro tanto che avevo calcolato che al comune di Vicenza, titolare di un terzo della scatola societaria, spettassero circa 350.000 ? ma in verità ora appare che l’entrata sia molto minore magari per i costi di gestione della scatola di controllo. Questo mi porta ad un’altra questione, delicata e importantissima, quella di “VicenzaOro“. Marino Smiderle ci informava ieri della preoccupazione del sindaco Francesco Rucco circa il futuro delle manifestazioni dedicate all’oro. A dire il vero una preoccupazione che ho sentito esprimere da tanti vicentini. Ma l’AD di IEG Ugo Ravanelli ci fa sapere oggi che solo la tensostruttura, che sostituirà temporaneamente l’attuale edificio destinato ad essere abbattuto e sostituito con un padiglione modernissimo, costerà quattro milioni di euro, quindi non si può pensare che si butti tanto denaro per una strategia perdente. Cioè portare altrove le manifestazioni orafe. Penso che l’AD Ravanelli sia del tutto sincero. Vicenza è la città della fiera dell’oro e non avrebbe senso aver acquisito tutto il sistema vicentino e investirvi svariati milioni per poi praticamente distruggerne le potenzialità.

Ma il punto non è questo. La preoccupazione di tanti vicentini è quella che un poco alla volta la città sarà praticamente privata del peso residuo, ne ha già assai poco ora, nella gestione della IEG. Si dice che l’assicurazione per Vicenza viene dal fatto che nello statuto in via di rinnovo saranno introdotte, su richiesta nata da Rucco (che prova a salvare, la faccia e la carega di, Matteo Marzotto con l’accoglimento di richieste minimali?, ndr), due regole in caso di decisioni su eventuali trasferimenti di manifestazioni (la prima è l’unanimità del Consiglio, la seconda è la successiva maggioranza qualificata dei due terzi, 66 e rotti%, dell’assemblea) che garantiranno la presenza di Vicenza nel CdA della IEG. Ma Smiderle, che pure dimentica che la maggioranza qualificata già oggi esclude Vicenza che in tutto ha il 19%, ci fa osservare “Già, ma fino a quando Vicenza sarà rappresentata in consiglio? In caso di fusione con qualche altra realtà, per esempio, la partecipazione berica potrebbe essere diluita al punto da rischiare di oltrepassare la soglia dell’irrilevanza. Le parti hanno fissato una soglia: fino a quando Vicenza resterà sopra il 5 per cento le condizioni di cui sopra saranno mantenute.“.

L’ingresso in Borsa, l’acquisizione di altre strutture fieristiche, eventuali nuovi apporti di capitale sono tutte situazioni che Vicenza Holding non è in grado di controllare, semplicemente perché non ha i mezzi, economici e, soprattutto, poteri reali in assemblea, ma solo di subire. E questa è un’altra eredità lasciataci dalla passata amministrazione.