Arriva in senato l’art. 38 capo III della legge di bilancio per le vittime di BPVi, Veneto Banca e quattro risolte…: passi avanti di don Torta, Arman e Ugone per gli “indori”?

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Dopo anni dall’impossibilità di monetizzare le proprie azioni, da domani al senato si entra nel merito della formulazione reale e tuttora ignota dell’articolo 38 del capo III della Legge di Bilancio (nella nostra foto esclusiva l’ultima riunione al Mef con Villarosa e un saluto di Salvini) scritto per il ristoro delle vittime di Banca Popolare di Vicenza, di Veneto Banca, delle quattro banche risolte e di chi altro vi fosse ricompreso. Questo avviene dopo l’approvazione il 27 dicembre 2017 da parte di tutti i parlamentari della legge 205, dopo la mancata unione totale delle associazioni che avevano contribuito ad idearla e l’avevano spinta non limitandosi a protestare e dopo il conseguente spazio di contestazione lasciato al Coordinamento Banche di don Enrico Torta e a Noi che credevamo nella BPVi

Fondamentale in quella legge era, ed è visto che è in vigore anche se le manca il fondamentale decreto attuativo, l’individuazione delle risorse fuori deficit e disponibili dei fondi dormienti senza i quali oggi nessuno potrebbe solo immaginare la possibilità di un qualunque riconoscimento ai risparmiatori azzerati.

Da quel fondamento parte, infatti, proprio l’articolo 38, che, fissando il termine del decreto attuativo al 31 gennaio 2019, prova a semplificare le procedure di accesso al fondo di ristoro e promette anche l’aumento immediato della dotazione iniziale di 100 milioni fino a 1.5 miliardi, se non più, prelevati dai conti dormienti (in attesa che arrivino anche gli importi delle polizze dormienti ancora colpevolmente trattenute nelle proprie casse dalle compagnie di assicurazione).

Le iniziali formulazioni dell’articolo 38 con le sue evoluzioni sono state sottoposte da tempo e più volte alla cabina di regia, voluta del Mef ma snobbata quando non contrastata da don Torta, Arman e Ugone, che mai hanno contribuito fattivamente a migliorarle a differenza delle altre associazioni. Questo lavoro lo ha fatto certosinamente e mantenendo la calma, bisogna dargliene atto anche di fronte alle… Iene, “ispirate” da chi contesta, soprattutto il sottosegretario al Mef Alessio Villarosa (M5S) con una posizione ufficialmente favorevole del suo collega Massimo Bitonci (Lega), che l’ha supportata anche con un mega emendamento, però mai formalizzato, ma che è stato più ondivago per comodità dialettico-elettorali alla Salvini.

Ebbene se ormai solo fra poche ore si capirà come prenderà forma concreta quell’articolo 38 per valutarlo compiutamente ma ben sapendo che quello è il treno che sta passando, proviamo a leggere fra le righe delle due note, finalmente con delle posizioni e non solo dei niet, che comunque continuano ad allignarvi, di Andrea Arman, il presidente non di un’associazione specifica con degli associati ma, come lui stesso precisa da tempo, del Coordinamento Banche di don Enrico Torta, sempre molto rumoroso mediaticamente ma portavoce di un gruppo di associazioni tutte da “rispettare”, per carità, ma che oggi si riducono a Noi che credevamo nella BPVi (il cui presidente Luigi Ugone, però, non sappiamo quanto ami realmente avere dei portavoce) e a Vittime del Salvabanche (presidente Letizia Giorgianni), Amici di CARIFE (presidente Marco Cappellari), Azionisti Associati Banche Popolare di Vicenza (vicepresidente Caterina Baratto visto che a capeggiarla c’è Arman…) e Centro Primo Soccorso Risparmiatori (presidente Aldo Walter Baseggio).

La prima nota, quella del 7 dicembre qui da noi ripresa, scrive: “proprio perché ancora non vi è sicurezza su come si dovrà procedere per ottenere l?indennizzo che il Governo ha promesso, vi invitiamo alla massima attenzione ed anche cautela prima di firmare documenti che vi impegnino con associazioni o professionisti“. Ottima, finalmente, la prudenza dopo mille proclami contrastanti, ma anche segno dello scollamento tra chi comincia a non credere più al verbo di don Torta & c., che finora avevano sempre ostentato la “impenetrabilità” del loro corpus di “fedeli” che oggi, però, sono anche stanchi di sentir parlare di niet e di “indennizzi”, parola mai pronunciata al posto dei “ristori” e non solo per questioni lessicali… Ci torneremo.

La seconda nota ci è arrivata ieri e la commentiamo punto punto cercando di coglierne, dove ci sono, gli aspetti positivi ma sostanziandola con numeri e dati dopo il nostro ultimo esercizio al riguardo (“Ristori a vittime BPVi e Veneto Banca: ecco quanto occorre per acconto del 30% e la (mezza) bufala delle vie legali che in 121.000 non potranno adire per importi non ristorati“) che non capiamo perché anche altri non abbiano fatto e non sviluppino perché se si parla di un miliardo e  mezzo, o anche più, da distribuire i numeri dei richiedenti e degli importi ipotizzabili per ognuno dovrebbero essere alla base di ogni ragionamento. 

Ecco la nota di 13 punti ad ognuno dei quali affianchiamo il nostro contributo che diversifichiamo da quello della nota scrivendo in corsivo

“Le sottoscritte associazioni di risparmiatori (quelle di cui all’elenco precedente, ndr), preso atto delle dichiarazioni pubbliche degli onorevoli Villarosa, Fracarro (in effetti Fraccaro, ma il bon Arman con le doppie ha problemi visto che Baretta lo chiama sempre Barretta…, ndr) e Paragone di riformulazione dell’art. 38 della legge di bilancio (fondo a favore dei risparmiatori) concordano che i principi di riformulazione si debbano coerentemente concretizzare chiaramente nel testo di emendamento che il Governo si accinge a presentare al Senato, e dunque che:

1- sia presente un richiamo all’art. 47 cost. che tutela il risparmio e che, dunque, si preveda un indennizzo a favore di tutti i risparmiatori;

Ottimo il richiamo all’art. 47 che tutti, finalmente, evocano concordemente mentre la parola “indennizzo”, che farebbe ritardare se non bocciare, anche dall’Europa, la legge in via di esame, appare impropria o, almeno, non fondamentale per i motivi a cui accenneremo al punto 2

2- il testo di legge sia impostato sul concetto di indennizzo e non sul concetto di “ristoro/rimborso di un danno” che deve essere provato ; conseguentemente si seppellisca finalmente la legge 205/17 (legge Baretta-Puppato-Santini) altrimenti impostata;

Non sono un legale, ma, premesso che in italiano “indennizzo” vuol dire anche “somma versata o riscossa a titolo di risarcimento”, cioè quanto Arman dice di voler evitare, oppure anche “il pagamento dovuto a un soggetto per un pregiudizio da lui subìto che, però, non consegue a un atto illecito…” , come se atti illeciti non siano stati quelli che hanno azzerato i soci, caro avvocato, di nuovo in attività dopo qualche problema, interpretativo?, con l’Ordine di Treviso, è così fondamentale per i soci, che rivogliono i propri soldi, averli per un puntiglio lessicale come indennizzo e non come ristoro che, in italiano, oltre a “risarcimento”, così come indennizzo, vuol dire anche “compenso” e “ciò che vale a ristorare fisicamente o spiritualmente” . Insomma ristoro, termine compreso nell’articolo 38 e accettato anche dall’Europa da quando fu formulato della legge 205, è sgradito per sostanza o per ripicca visto che l’obiettivo non parrebbe soddisfare i soci ma il proprio ego cancellando la Baretta  (finalmente con una sola R) e tutti quelli che l’approvarono? Cioè, Arman se lo ricordi, tutti i partiti e tutti, ma proprio tutti i gruppi! (D’ora in poi non confuteremo più l’ossessione patologica sulla parola indennizzo piuttosto che ristoro… e lo chiameremo ecumenicamente indoro, l’indennizzo-ristoro, che è più “parlante”, tipo indorare la pillola, e preferibile a ristorizzo…)

3- l’indennizzo venga liquidato per sola dimostrazione della proprietà del titolo e l’ente liquidatore sia una Commissione Tecnica Ministeriale presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze che verifichi le domande e trovi conferma della proprietà dei titoli in capo al risparmiatore tramite libro soci o altro documento, esclusione dell’arbitro ACF da ogni procedura relativa al fondo a favore dei risparmiatori;

Condivisibile, fatte salve le categorie che non meritano, se non dopo opportuno singolo provvedimento giuridico, l’indoro dei propri soldi: cioè speculatori, che ci sono stati (tra baciati-bacianti etc.), amici degli amici e detentori di grandi capitali, i cui singoli casi, sopra un tetto non elevato, vanno soppesati per non svantaggiare decine di migliaia di povera gente a cui grandi indori toglierebbero risorse per quelli per loro più piccoli ma vitali

4- gli obbligazionisti subordinati siano compresi tra i beneficiari dell’indennizzo e liquidati in percentuale del patrimonio investito;

Ci sono leggi e fondi specifici al riguardo, in cui è coobbligata anche Intesa in base al dl 99 di messa in Lca delle venete… ma, se fattibile l’indoro agli obbligazionisti, che, tra l’altro, avrebbero un titolo di credito più forte delle azioni in punta di diritto, lo dia lo Stato e recuperi dal fondo Interbancario e da Intesa

5- a ragione dell’impianto della norma sul concetto di “indennizzo” (e non più quello di rimborso di un danno da provare), tutti i proprietari dei titoli – anche tramite acquisto sul mercato secondario – siano compresi tra i beneficiari dell’indennizzo;

Se il Mef trova il tecnicismo per farlo, bene, altrimenti ne rispondano le banche e gli operatori autorizzati che hanno piazzato i titoli ai loro clienti e su cui, in primis Intesa, il Governo e Bankitalia hanno strumenti di efficace moral suasion… magari da fissare in termini di legge, perché no? Una strada potrebbe essere che lo stato indori quando ce ne fossero le condizioni e poi si rifaccia sui gestori del mercato secondario, banche o operatori che siano stati

6- il calcolo dell’indennizzo sia semplice e già specificato in legge, e consideri quale riferimento il valore massimo delle azioni;

Che debba essere semplice sono tutti ad averlo sempre chiesto ma il calcolo e la procedura non devono essere così semplici da comprendere i furbetti…. Ecco, poi, i nostri dati (non parole generiche) a supporto del conteggio degli indori, controllino Arman e soci oltre ai tecnici e ai politici, del Mef e del Governo i numeri che diamo con un’approssimazione che si avvicina allo zero: le azioni appartenenti ai soci prima dell’ingresso di Atlante e in mano a chi avrà l’indoro sono per la Banca Popolare di Vicenza 105.740.181 (se le conteggiamo al valore massimo di 62,50 euro il sub totale fa 6.608.761.312, cioè sei miliardi seicento otto milioni circa) e per Veneto Banca 124.486.701 (se le conteggiamo al valore massimo di 40.75 euro il sub totale fa 5.072.833.065, cioè cinque miliardi settantadue milioni circa). Il totale di riferimento per gli indori, da cui sempre andrebbero esclusi i non aventi diritto… diretto, ci si scusi il bisticcio di parole che non sono tantissimi, sarebbe di undici miliardi seicento ottanta milioni, tantissimi questi sì e molti di più degli importi versati da chi oggi si vuole “indorare”: l’importo pare giusto e, nel caso, lo Stato ce la farà o scapperà del tutto?

 

7- che sia specificato in norma lo strumento equitativo di un piano di riparto semestrale degli indennizzi, per i tre anni di liquidazione degli stessi a fronte della dotazione finanziaria di legge, così da rendere pubblico periodicamente il riparto e dare effettiva trasparenza alla procedura;

Tecnicismi corretti e fattibili 

8- l’importo erogato a titolo di indennizzo sia comunque un acconto, con conseguente possibilità di aumento degli indennizzi sia in percentuale che nel tetto massimo;

Concordano tutti su questa formulazione degli indori, finalmente anche Arman & c. che, gliene si dia atto, neanche fissano stavolta il tetto, dopo averne proposto uno “ad personas” di 750.000 euro…

9- il superamento del 100% dell’importo investito o valorizzato come da legge comporti una restituzione al fondo dell’eccedenza rispetto al 100%, in maniera da rendere il più possibile equitativa la redistribuzione delle disponibilità del fondo;

Rivedere le considerazioni al punto 6 ma con una domanda in più: chi e come, avendo ricevuto di più del 100%, lo restituirà? In Italia, poi? 

10 – si preveda espressamente che sulle liquidazioni effettuate dal fondo non maturino diritti proporzionali a favore di professionisti o associazioni a titolo di parcella o altra forma di remunerazione ivi compresi “patti di quota lite” o compensi di risultato trattandosi di un indennizzo pubblico; stabilendo comunque un tetto massimo onnicomprensivo (200,00 euro) per l’eventuale aiuto compilativo della domanda di indennizzo;

Ottimo, lo abbiamo proposto per primi noi di VicenzaPiu.com (bravo Arman che ci continua a leggere, come ha dichiarato anche al Mef il 23 novembre, gli fa solo bene) ma il governo ha cassata questo possibilità non solo invitando l’on. Pierantonio Zanettin a non presentare l’emendamento da noi chiamato “taglia costi legali” e da lui abbracciato ma gli ha bocciato anche il più modesto ordine del giorno. Se si riapre la possibilità ottima cosa, ma se la procedura sarà semplicissima perché non farla seguire da un ente pubblico visto che duecento euro a pratica per trecentomila interessati tra venete e banche risolte potrebbero significare un “bottino” di sessanta milioni di euro?

11- ci sia un privilegio nell’erogazione dell’indennizzo a favore di risparmiatori in stato di disagio economico;

Punto comune a tutti, anche se le vie preferenziali per gli indori andrebbero posticipate alle vie rapide per tutti per non burocatizzare lo stato di necessità 

12- la surroga dei titoli al Fondo di Indennizzo avvenga corrispondentemente per quanto effettivamente erogato ai risparmiatori;

Se ho ben capito, il punto sembra condivisibile 

13- L’accettazione del pagamento a carico del Fondo di indennizzo non pregiudichi nessuna azione esperibile in qualsiasi sede e contro qualsiasi soggetto che il risparmiatore ritenga responsabile del danno subito.

Nei limiti del danno non indorato, ovvio che sì… 

E se da oggi si ragionasse confrontandosi…. 

Noi ci abbiamo provato. Aspettiamo osservazioni, costruttive, anche perché i nostri avvocati non li abbiamo consultati visto che sono impegnati, a insoppportabili spese esclusivamente nostre, a difenderci in sette cause, sì sette cause, proditorie di cui due attivate da certi soggetti come Gianni Zonin e Giuseppe Zigliotto, che speriamo Andrea Arman non ami solo perché veneti…