25 aprile, onore alla brigata ebraica e a Giovanni Maule di Gambellara. Ma è polemica con Anpi per partecipazione allargata a Roma

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Era nei miei pensieri chiamarlo per invitarlo a una commemorazione a Piangipane, ho saputo della sua dipartita e non ho nemmeno potuto salutarlo. L’ing. Giovanni Maule di Gambellara, se n’è andato poco prima prima del 25 aprile. Riporto le parole di una sua lettera pubblicata da un quotidiano nell’aprile del 2015: “Avrei sfilato con la Brigata Ebraica. Festa della liberazione; io, che ho quasi novant’anni, ho vissuto quel tempo, è stata veramente una liberazione, ma il 25 aprile l’ho sempre vissuto con grande tristezza, mi sono chiesto il perché

Brigata Ebraica, soldati che portano in Italia sopravvissuti dai campi di concentramento Germania… Perché subito dopo il 25 Aprile si è conosciuto Piazza Loreto, l’eccidio di Schio e si è venuti a conoscenza dei lager di morte tedeschi. Mi ricordo di quando mi svegliavo di notte e vedevo mia madre seduta vicino alla finestra socchiusa per costatare l’eventuale “visita” dei partigiani comunisti. Era terrificante anche il giorno, pure se all’epoca dei rastrellamenti dei nazi-fascisti ci sia stato qualche fascista locale, che ci avvisava in anticipo dei rastrellamenti. Per questo ho sempre abbinato “Bella Ciao” a piazzale Loreto e a Schio e quando la sento, mi vengono ancora i brividi (anche se, purtroppo, la canta pure il Presidente della Repubblica). Non ho mai partecipato, ovviamente, al 25 Aprile, ma, se fossi giovane, avrei partecipato, quest’anno, con la “Brigata Ebraica“. Siamo stati liberati il 25 Aprile, ma siamo veramente liberi?“.

Brigata ebraica a Venezia fuori dal tempio sefarditaPubblicai la lettera on line con il suo consento su un piccolo Media ebraico, volevo 200 firme a suo sostegno, non le raggiunsi, ma mi fermai intorno alle 130 (grazie ai 130 amici che mi hanno supportato…). Raccolsi anche qualche polemica, il senso dell’umore yiddish è diverso da quello sefardita e dovetti intervenire perché qualcuno non aveva capito il cuore della lettera di Giovanni Maule ed insisteva sul fatto che l’età non consentiva la marcia…

A lui regalai due cose: tutte le mail ricevute in suo sostegno e non assieme alla gioia che un suo compagno di università era (ed è) mio amico. Quando gli portai le lettere, si commosse e colse il messaggio di quanto mi aveva e ci aveva dato, ma mi disse che io gli avevo dato molto di più. Mi raccontò la sua storia di famiglia, gli promisi di non renderla nota e così ho fatto, perché è così che si fa.
Angelo di Veroli, per gentile concessione di Carla di VeroliDomani 25 aprile dice Carla di Veroli (che si definisce italiana di fede ebraica) di Roma, anni 56, non sfilerò: “Anche quest’anno, come gli ultimi due, io, nipote di Angelo di Veroli, Maresciallo Partigiano, Partito d’Azione, Gruppo Ferruccio Parri, NON parteciperò al corteo del 25 aprile. Fabrizio De Santis, Presidente dell’Anpi Roma, assuma su di se tutte le responsabilità: pur avendo sottoscritto un accordo in Comune dove aveva assicurato che al corteo sarebbero stati presenti solo bandiere, stendardi e gonfaloni dei gruppi che avevano partecipato alla Guerra di Liberazione, è venuto meno al suo impegno. Io non sfilerò con gli eredi del Gran Muftì di Gerusalemme, Amin al-Husseini, alleato della Germania nazista e dell’Italia fascista. L’Anpi deve vergognarsi“.
Amin al Husseini ispeziona una divisione di SS musulmaneBreve profilo dello zio di Arafat, Amin al Husseini: nato a Gerusalemme nel 1897, noto per la sua avversione all’ebraismo, combatté contro l’instaurazione di uno Stato Ebraico in Palestina nel territorio mandatario britannico, voleva la creazione di uno stato islamico… ha dato sostegno alla Germania nazista e all’Italia fascista, ha facilitato il reclutamento di musulmani nelle formazioni internazionali delle Waffen-SS ed in quelle del Regio Esercito italiano. Contrariamente a quanto spesso sostenuto, l’ascesa religiosa e politica di al-_usseini fu contrastata già a partire dall’inizio degli anni venti da una parte consistente della società arabo-palestinese. Secondo i nazisti la razza ariana non doveva mescolarsi con altre, ma per la divisione musulmana fecero una eccezione: nel 1943 al-_usayn_ (o Husseini) fu inviato in Jugoslavia, dove reclutò militanti musulmani bosniaci, che incorporò nella 13ª Divisione Handschar, costituita da 21.065 uomini, addestrati in Germania e posti sotto il comando di ufficiali tedeschi. La divisione, soprannominata, Hanjar (parola che in turco significa scimitarra, mentre in arabo si dice Khanjar), venne costituita ufficialmente per combattere i partigiani dei Balcani a partire dal febbraio del 1944. In realtà fu responsabile dell’assassinio di circa il 90 % degli ebrei di Bosnia e della distruzione di numerose chiese e villaggi serbi. A favore dei soldati musulmani, il capo delle SS, Heinrich Himmler, fondò una scuola militare per mullah a Dresda.

Brigata Ebraica tombe cimitero PiangipaneE questa è solo una piccola parte della storia: ecco come ci si garantisce un posto alla parade del 25 aprile! Rimane la consolazione che domani il Partito Repubblicano Italiano ricorderà la Brigata Ebraica al Cimitero di Piangipane – Ravenna, dove sono sepolti 33 caduti della Brigata Ebraica, che hanno pagato con la loro vita il riscatto della libertà di un popolo che, dopo 73 anni, non ha ancora capito chi deve e chi non deve partecipare alla sfilata del 25 aprile!